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Cosa pensano le donne manager che lavorano in Italia? E del lavoro all’estero? Il lavoro visto dal punto di vista femminile è al centro di una ricerca internazionale dal titolo ‘L’altra dimensione del management. Il valore aggiunto delle donne tra impresa, famiglia e società’ realizzata dall’istituto di ricerca G&G Associated su iniziativa di Federmanager in un arco temporale che va da gennaio a marzo 2018.
Per il 75% delle manager italiane lavorare significa realizzarsi personalmente, oltre che permettere di far fronte alle necessità economiche quotidiane.
Le donne considerano il lavoro come un ‘banco di prova’ delle capacità personali ma esiste un problema, quello della disparità dei sessi: il 57% delle intervistate ritiene sia un fattore culturale che però va anche a incidere sul tasso di natalità, ai minimi storici.
Va sottolineato che in media solo il 63% delle donne manager italiane riesce a bilanciare famiglia e lavoro, un dato di gran lunga inferiore a quello registrato in altri Paesi: negli Stati Uniti è l’87%, in Germania il 75.
Il problema della disparità tra i due sessi in ambito lavorativo è considerato in maniera diversa dalle donne di altri paesi, negli Usa (per il 28%) e in Germania (per il 27%) è considerato un problema sociale e, limitatamente a quest’ultimo Paese si aggiunge una componente economica (21%).
Le donne manager italiane dedicano 9 ore al giorno al lavoro, mentre negli Usa 8,2 ore e in Germania 7,1 ore. Il tempo dedicato alla famiglia in Italia è di 3,7 ore in media al giorno, negli Usa è di circa 4 ore, in Germania invece circa 3,2 ore dato che altro tempo è riservato ad attività diverse, a carattere sociale e di svago. Va sottolineato che il 75% delle intervistate negli Stati Uniti considerano il lavoro come una necessità, mentre per il 65% dei tedeschi è una sicurezza economica.
Ma quali sono le capacità eccellenti delle manager italiane? Per il 98% delle nostre connazionali sono la determinazione e la tenacia, a seguire intuito, laboriosità e precisione.
Il 94% delle manager statunitensi cita le capacità multitasking, mentre l’80% delle tedesche sceglie creatività e innovazione.
Gli effetti della presenza delle donne nelle aziende per cui lavorano sono molteplici: l’85% dei manager italiani ritiene che a beneficiarne sia l’immagine aziendale, il 77% il clima aziendale e l’organizzazione. Negli Usa, gli effetti positivi riguardano il clima aziendale (93%) e il raggiungimento degli obiettivi (91%), mentre in Germania il clima (82%) e l’immagine aziendale (77%).
Si nota anche come gli uomini non diano la stessa importanza delle donne nella valutazione degli effetti positivi della presenza femminile in azienda: ad esempio, la valorizzazione delle risorse umane è importante per il 95% delle manager italiane ma solo per il 68% dei manager uomini.
Anche l’aumento di produttività, che per le donne italiane è un effetto legato alle leadership femminili nel 94% dei casi, per gli uomini lo è solo nel 65%. Infine, le donne manager dicono di contribuire ai processi di innovazione in azienda per l’84%, percentuale che scende al 52% tra i colleghi uomini.
In materia di armonizzazione famiglia-lavoro l’indagine mette in risalto il ruolo svolto sia dalle istituzioni, sia dalle aziende, come soggetti responsabili del processo. Per i manager intervistati la famiglia assume un’importanza più rilevante rispetto al lavoro (punteggio di 9.4 contro 8.1 su una scala da 1 a 10).
Per quanto riguarda il welfare aziendale, per il 96% degli intervistati italiani è una risposta efficace. In Germania e Usa lo stesso dato risulta ugualmente elevato, anche se in maniera diversa rispetto all’Italia: 76% nel primo caso, mentre in Germania è del 74%.
Su una scala da 1 a 10 le donne manager italiane hanno valutato positivamente: gli orari di lavoro flessibili (9.2 punti), lo smart working (8,9 punti), l’assistenza parentale (8,8 punti), il supporto della genitorialità (8,7 punti). Le donne lavoratrici all’estero hanno infine valutato positivamente tutte le possibili iniziative di welfare sottoposte, con al primo posto “la flessibilità degli orari lavorativi”.
In collaborazione con AdnKronos