Dop e Igp made in Italy: ‘Sistema vincente ma serve un mercato libero’

Facciamo il punto della situazione del comparto ricco di eccellenze per quanto riguarda l’agroalimentare made in Italy a distanza di 16 anni dalla prima presentazione del rapporto Ismea – Qualivita sulle Dop e Igp.

Quello delle Ig (indicazioni geografiche) è solo uno dei primati italiani. “La nostra agricoltura è prima in Europa per valore aggiunto, per numero di aziende biologiche, e ai primissimi posti per l’export mondiale di prodotti come il vino, la pasta e l’olio”, ha sottolineato il direttore generale di Ismea Raffaele Borriello alla presentazione del rapporto Qualivita 2018.

“A distanza di 16 anni dalla prima presentazione del rapporto sulle Dop e Igp, abbiamo assistito alla crescita esponenziale di un sistema, oggi vero e proprio traino della crescita dell’agroalimentare italiano e fiore all’occhiello del made in Italy nel mondo”, ha evidenziato.

La valorizzazione dei prodotti italiani

“Il comparto delle Ig è vincente e valorizza il nostro modello di agricoltura puntando sulla distintività produttiva e territoriale, – ha proseguito Borriello – sull’origine della materia prima e la qualità dei prodotti, elementi fondanti della forza del Made in Italy. Sul sistema tuttavia incombono le minacce di quanto sta accadendo sul fronte geopolitico internazionale. In particolare la Brexit e le politiche neoprotezionistiche di Trump, oltre alla risoluzione sui cibi insalubri che sarà approvata in sede Onu”.

La necessità del mercato libero

“Per un Paese come l’Italia a forte vocazione esportatrice, le politiche protezionistiche sono dannose” ha spiegato Borriell. “Un sistema dove si esporta con più difficoltà e si importa a costi maggiori è un gioco a somma negativa. Per le indicazioni geografiche ci vuole un mercato che sia libero, ma anche improntato all’equità e alla correttezza dei rapporti, dove le nostre eccellenze possano essere esportate ma anche tutelate”.

Tra i punti di debolezza del comparto delle Ig italiane si rileva l’estrema polarizzazione del segmento food, dove alcuni grandi marchi come parmigiano Reggiano, Grana Padano e Prosciutto di Parma da soli concentrano il 50% del valore alla produzione, a fronte di tante piccole realtà poco strutturate e incapaci di affacciarsi sui mercati esteri.

Al Sud solo la mozzarella di Bufala campana compare nella top ten delle Ig a maggior valore economico, a dimostrazione di una disparità territoriale tra il Settentrione e il Meridione in termini di impatto economico delle Indicazioni geografiche.

In collaborazione con AdnKronos

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