Danilo Di Luca, alla presentazione del suo libro autobiografico intitolato “Bestie da vittoria”, ha dichiarato di aver fatto uso di sostanze dopanti e che tutti nel mondo del ciclismo abbiano utilizzato il doping per vincere. “Tutti lo sanno ma nessuno parla”, questo ha affermato Di Luca alla sua conferenza per la presentazione del nuovo libro. Dichiarazioni forti che riaprono ancora le polemiche sullo sport e sui controlli.
L’ex ciclista in forza a diversi team come Saeco, Liquigas e Katusha è tornato alla carica sull’argomento doping e lo ha fatto alla presentazione della sua biografia su carta che, a questo punto, sarà molto interessante leggere tutte le situazione, più o meno legali, che lo hanno portato alle vittorie ma anche alle sconfitte.
Durante la conferenza stampa ha dichiarato: “Tutti si dopano e tutti lo rifarebbero, ma per la società civile è una verità inaccettabile” e se fosse davvero cosi, per noi che guardiamo lo sport da fuori, che lo amiamo e che lo poniamo al primo posto tra le nostre priorità ci sentiremmo davvero offesi e presi in giro. Sicuramente il doping, in molti sport, è diventato frequente ma che sia diventata un’abitudine è una frase vergognosa che sembra detta più per “lavarsi” l’anima che per dire qualcosa di veritiero.
L’atleta abruzzese, ritirato nel 2013 dopo 14 anni da professionista, ha vinto 54 medaglie in diversi giri nella sua carriera, aveva parlato, tempo fa, anche a “Le Iene”, il programma di Mediaset, sottolineando molti aspetti del doping e dei ciclisti che ne fanno uso.
“Tutti i corridori sanno che tutti si dopano e che nessuno parla. Il campione crea un indotto che fa lavorare tante famiglie”. Una frase da businessman. Il mondo dello sport è diventato, da tempo, solo soldi e guadagni, non importa come ci arrivi ma l’importante è che vinci. Un’altra frase forte detta da un ex sportivo disilluso dal mondo del ciclismo e dello sport che lui stesso ha alimentato.
La verità è che bisogna migliorare l’educazione sportiva, in primis, migliorare i controlli e aumentare le pene per l’atleta ma anche allo staff, al direttore sportivo e al team che stanno dietro al ciclista o allo sportivo di turno perché quasi mai l’atleta fa tutto da solo: “Mi sono dopato anche io, ma senza un mondo di dopati avrei vinto”.
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