Siamo abituati a vederlo al cinema a Natale, mentre si destreggia tra una moglie e un’amante nel classico cinepanettone natalizio. Eppure, Christian De Sica non è solo questo e adesso ha voglia di dimostrarlo: così, a teatro ci racconta tutto ciò che conosce di quella Cinecittà che è stata un po’ la sua seconda casa, sin da quando insieme al padre Vittorio, ancora bambino, si divertiva nei set romani sotto l’occhio vigile di registi quali Rossellini, Fellini, Avati.
Il suo Cinecittà è un varietà d’altri tempi, come pochi ne restano al giorno d’oggi a teatro, e per questo emoziona il pubblico di ogni età, dai bambini che restano affascinati dalle paillettes e dal corpo di ballo, agli anziani che probabilmente ritrovano in esso tanti ricordi. Dentro, infatti, non ci sono soltanto il cinema e il palcoscenico vissuti da De Sica da una posizione privilegiata; c’è anche il profumo di quell’Italia di tempi ormai andati, quando ci si inventava di tutto pur di sfuggire al Fascismo e al Nazismo (Christian racconta in particolare l’episodio poi divenuto celebre di suo padre che protesse decine di persone portando avanti per mesi un film-salvataggio), quando per le strade si faceva spazio il Neorealismo e c’era voglia di verità.
Molti i ricordi dei genitori, da cui traspare un profondo affetto poi trasformatosi anche in amore per la professione; molte le occasioni per mettersi in gioco, cantando, ballando, cimentandosi in monologhi e sketch insieme agli attori che lo accompagnano sul palco. Eccolo, allora, interpretare prima i panni della comparsa impacciata, poi quelli dell’attore in crescita e infine quelli del regista ormai affermato, chiamato a fare i conti con i casting (e quindi a vederne di tutti i colori).
Nel Cinecittà di Christian De Sica c’è insomma tutto quel cinema che ha costituto gli anni scorsi di un Paese in tumulto, visto tuttavia da chi c’era dentro in ogni modo, sin dall’infanzia. In fondo, chi altri meglio di lui avrebbe potuto svelarci trucchi e segreti del dietro le quinte? Non per questo De Sica assume un tono pretenzioso nel portare avanti il suo racconto, tutt’altro: piace quel suo mettersi in gioco e non prendersi troppo sul serio, senza avere la pretesa di trasformare un cinepanettone in un’opera d’arte, scherzando sulla propria “volgarità” a volte criticata e facendo uso di tutta quell’autoironia necessaria per essere, in fondo, un artista vero. Così, l’umiltà che fuoriesce dalle righe di uno spettacolo piacevolmente chiassoso e colorato è quel tocco in più che lo rende maggiormente apprezzabile.
La tournée di Cinecittà ha visto una serie di tappe serrate nei primi mesi del 2014, con un particolare successo di pubblico e critica all’EuropAuditorium di Bologna, dove è stato dal 28 febbraio al 2 marzo, lasciando ora il posto a “The best of musical” in scena il 31 marzo, lo Spellbound Contemporary Ballet l’1 aprile con “Open” e un attesissimo Beppe Grillo il 10 aprile. Nel frattempo, Christian De Sica conclude la sua tournée nell’amata Roma: Cinecittà resterà infatti al Teatro Brancaccio fino al 13 aprile.
Informazioni utili: www.christiandesicaonline.com ; www.teatroeuropa.it .
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