Israele sta vivendo un momento complicato e si vede sempre più contrapposto alla Palestina e, a seguito egli eventi capitati a Huwara Dove si è verificato un botta e risposta tra gruppi palestinesi che è, poi, sfociato in una nuova operazione notturna israeliana della missione Break the Wave, dove sono stati arrestati diversi cittadini palestinesi ritenuti terroristi.
La Cisgiordania si trova in un momento delicato e la fragilità è chiaramente emersa dalla violenza scaturita ad Huwara vicino a Nablus dove, a causa di un attentato effettuato da palestinesi nei confronti di israeliani, si è scatenata, poi, una rappresaglia, che sembra essere stata appoggiata dalle forze di sicurezza israeliane o anche chiamate IDF, dove sono state date alle fiamme numerose auto e abitazioni.
Ma al malcontento generale e alla tensione palpabile, che preoccupano in maniera profonda le autorità internazionali che temono possa scaturire un reale conflitto armato, si aggiungono nuove problematiche ogni giorno.
Nonostante ieri si siano tenuti i colloqui in Giordania tra forze palestinesi e israeliane, che sembravano aver decretato un punto d’inizio molto importante per avviare un piano di pace, con lo scopo di apportare equilibrio, la realtà mostra un quadro differente. La quotidianità ha rivelato che ciò che è stato firmato sulla carta non rispecchia la realtà dei fatti e anche questa notte, nonostante i funzionari israeliani ieri avessero chiaramente comunicato di non utilizzare più violenza come mezzo principale, hanno effettuato una nuova operazione facente parte della missione Break the Wave arrestando così otto presunti terroristi ma, successivamente, sei dei quali sono stati rilasciati dopo poche ore e in custodia sono rimasti soltanto due sospettati.
Il governo di Netanyahu deve affrontare oltre che alla crisi internazionale, evidente e molto preoccupante, anche una crisi interna che vede spaccature iniziali anche alla Knesset, ma si evince anche malcontento popolare nei confronti delle nuove riforme proposte dalla coalizione al potere e, soprattutto, contro la riforma giudiziaria che va a privare il cittadino dell’imparzialità della Corte Suprema israeliana e cede, così, il potere giudiziario nelle mani dell’ambito politico. Non si tratta però dell’unica questione che sta affrontando Israele.
Israele ha iniziato il 2023 con il nuovo governo di Netanyahu e dei suoi ministri di ultradestra, che hanno chiaramente fatto capire la loro posizione e attirato l’attenzione globale. La prima scelta del premier è stata quella di attuare un attacco, nei primi giorni di gennaio, verso la Siria nella zona limitrofa all’aeroporto di Damasco, ritenuto dall’IDF un luogo dove sono notoriamente presenti basi delle milizie della jihad islamica.
Ciò ha fatto comprendere chiaramente l’importanza che danno Israele e il suo governo alla lotta al terrorismo e al contrastarlo per primi. Poi è arrivato il momento del ministro della Sicurezza interna Ben Gvir che ha cominciato ad attuare provocazioni finalizzate ad alzare il nervosismo tra Israele e Palestina e ha compiuto una passeggiata alla Spianata della moschea che è notoriamente luogo sacro sia per ebrei che musulmani, ma nel quale agli israeliani è concesso soltanto il passaggio senza sostare in preghiera. Questo status quo non è stato messo in discussione per moltissimi anni fino all’arrivo del ministro israeliano che ha dichiarato, tirando il malcontento islamico, che sarebbe stato il momento di poter cambiare anche questa decisione del passato.
Non si tratta soltanto di questo ma il governo di Netanyahu ha, anche, in programma una riforma giudiziaria che cede l’imparzialità dell’Alta Corte nelle mani della politica e anche le nomine dei giudici avrebbero moto d’essere pilotate per i propri fini. Oltre a ciò basterebbe che un deputato chiedesse una votazione in merito a una decisione della Corte Suprema in modo che sia poi sottoposta ad una votazione sollevata, per l’appunto, dalla contestazione di un solo parlamentare. Nel caso in cui almeno 61 legislatori su 120 siano d’accordo nel contrastarla durante la votazione comune, la decisione, seppur proveniente dalla Corte Suprema, può essere annullata.
Una questione delicata che ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone a Tel Aviv, che vedono minati i diritti delle generazioni future e anche esperti, avvocati ed ex magistrati hanno chiesto insieme all’opposizione di Lapid di prendere posizione contro cambiamenti che segnerebbero per sempre in modo negativo Israele.
Oltre a questo emerge il chiaro intento razzista nei confronti delle fazioni opposte e, anche riguardo a questa questione la popolazione non ha apprezzato l’aver fomentato fortemente la reazione islamica che ha provocato, poi, la morte dei cittadini innocenti. Oltre alla violenza dimostrata, oltre alle affermazioni omofobe e razziste del ministro Smotrich e oltre alla riforma di Levin la questione internazionale ha preso una piega complicata che ha visto l’intervento di delegazioni esterne, dopo la violenza, a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane continua a peggiorare.
Il primo grande passo israeliano è stato il raid sulla città di Jenin che ha provocato la morte di nove palestinesi e distrutto il campo profughi che ho ospita numerose persone che si sono trovate private dei propri averi. A questo eseguito ovviamente la reazione delle fazioni islamiche e anche di Hamas, che ha compiuto la lanci di razzi dalla Striscia di Gaza verso il sud di Israele e si è innescato una pericolosa escalation di violenza reciproca che non accenna a diminuire.
L’IDF ha compiuto poi nei giorni scorsi un violento raid a Nablus per arrestare due terroristi ma, durante il quale, si è verificata una terribile guerriglia e sono morte undici persone e molte sono rimaste ferite gravemente.
Proprio dopo quest’ultimo attacco una delegazione statunitense ha deciso di effettuare un viaggio in Medio Oriente per cercare di frenare l’escalation e il nervosismo. Anche le Nazioni Unite hanno inviato l’alto funzionario Koopmans per cercare di avviare un piano di negoziati che riescono a trovare un equilibrio tra Israele e Palestina e a cominciare una de escalation, che permetta alla popolazione civile una vita quotidiana normale.
Si sono tenuti domenica in Giordania dei colloqui che hanno inizialmente fatto sperare nella fine di questa pericolosa tensione ma la realtà è stata chiarita subito dopo sia dal premier Netanyahu che dal ministro Smotrich. Lo stop per almeno quattro mesi nella discussione, già avanzata in precedenza, sui nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania concordato, dopo che sul territorio è avvenuto un pericolosissimo episodio che rischia di tramutarsi, se non sedato, nella scintilla che potrebbe appiccare il fuoco tra autorità israeliane e autorità palestinesi, è stato ritrattato da Israele.
Le ultime notizie che pervengono dal Medio oriente rivelano un attentato nel quale sono stati uccisi due fratelli, che si stavano recando in macchina ad Huwara, tra cui un cittadino israeliano americano di 27 anni, molto noto nella comunità ebraica statunitense della quale faceva parte, che si trovava sul territorio israeliano per partecipare ad un matrimonio, ha segnato l’inizio di una rappresaglia israeliana che ha praticamente devastato Huwara dando fuoco ad auto e ad abitazioni in risposta all’attacco subito.
Successivamente si è alzata una tensione pericolosa e anche i ministri e Netanyahu hanno chiesto ai cittadini israeliani di non attuare attacchi e di non vendicarsi da soli, ma hanno precisato che si sarebbero mossi per dare giustizia all’uccisione dei due giovani innocenti ma anche a tutte le altre morti precedenti.
Durante la notte difatti è stata effettuata un’operazione antiterrorismo che ha portato all’arresto da parte delle forze italiane di otto presunti terroristi ma sembra che, dalle notizie emerse dal The Time of Israel, soltanto due di loro sono rimasti in custodia delle autorità israeliane mentre gli altri sei sono stati rilasciati.
Ora la tensione è tutta sul fatto che le forze israeliane stiano cercando in maniera accurata i terroristi che hanno ucciso i cittadini ad Huwara. Gli Stati Uniti hanno preso nuovamente in mano la situazione, data la pericolosità degli eventi che possono far scoppiare una guerra imminente.
La tensione interna ed internazionale che preme su Israele, date le scelte e azioni intraprese dal governo, è davvero pressante e si comincia a vedere anche qualche crepa interna come ad esempio il voto bloccato alla Knesset riguardo alla riforma che è stato boicottato.
Il portavoce del dipartimento di Stato Usa ha condannato fermamente gli attacchi terroristici contro gli israeliani ed ha anche apprezzato chiaramente il comportamento di Netanyahu e del presidente Herzog che hanno invitato i civili a non prendere iniziative e a vendicarsi da soli.
L’amministrazione Biden ha dichiarato, lunedì 28 Febbraio, che la paura più grande era quella che gli israeliani venissero coinvolti in una furia mortale fatta di attacchi reciproci con le forze palestinesi e ritiene, inoltre, che ci siano azioni doverose da fare nei confronti dei palestinesi danneggiati e che sono rimasti senza auto e abitazioni, a seguito della rivolta israeliana avvenuta a Huwara.
Ned Price, portavoce del dipartimento di Stato Usa, ha riferito in un’intervista che: “Ci aspettiamo che il governo israeliano assicuri la piena responsabilità e il perseguimento legale dei responsabili di questi attacchi oltre al risarcimento per la perdita di case e proprietà.”
Ha inoltre sottolineato che l’attacco di domenica notte effettuato da centinaia di persone nella Cisgiordania del Nord è qualcosa di completamente inaccettabile. Commenti arrivano successivamente alla rivolta di massa in cui è stato ucciso un palestinese di 37 anni e circa 300 persone sono rimaste ferite e sono andati a fuoco dozzine di edifici e veicoli. Price ha sottolineato in precedenza quanto sia stato orribile l’attentato terroristico che ha portato alla morte dei due fratelli israeliani che si trovavano alla guida della loro auto per raggiungere la città di Huwara.
I commenti e le precisazioni si sono concentrate riguardo al comportamento israeliano ovvero quello di aver preso in mano la situazione e cercato di vendicare l’uccisione precedente e questo è qualcosa che va fermato in quanto rischia di scatenare una reale guerra.
Il funzionario Usa ha ribadito che: “Responsabilità e giustizia dovrebbero essere perseguite con uguale rigore in tutti i casi di violenza estremista e pari risorse dedicate per prevenire tali attacchi e consegnare i responsabili alla giustizia”.
Parole importanti che vengono da uno degli alleati principali e storici di Israele ovvero gli Stati Uniti, che si sono notoriamente schierati al fianco della potenza mediorientale nel combattere il terrorismo islamico. Ma ora la tensione il nervosismo rischiano di far esplodere una guerra in Medio Oriente, che può soltanto causare morte e sofferenza senza apportare beneficio alcuno.
Un funzionario statunitense ha rivelato al Times of Israel che la decisione degli Usa di sottolineare la responsabilità di Israele arriva dopo che svariate volte l’amministrazione ha mostrato azioni impunite riguardo a determinati comportamenti di Israele e così la frustrazione crescente ha portato alla condanna unanime delle azioni israeliane tanto quanto sono state condannate quelle palestinesi.
Price ha espresso pubblicamente apprezzamento nei confronti delle dichiarazioni rilasciate sia dal presidente di Israele Herzog che da parte del primo ministro Netanyahu i quali hanno chiesto ai cittadini israeliani di non farsi giustizia da soli e di astenersi dal compiere atti terroristici verso i palestinesi.
Il funzionario usa ha poi ricevuto diverse critiche per non aver preso posizione contro la rivolta vicino a Nablus e, soprattutto, per le parole dette da Netanyahu dopo la riunione in Giordania che smentivano la volontà di cessare l’attuazione dei nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania.
Price ha specificato successivamente che l’amministrazione Biden sta lavorando direttamente con il primo ministro e con il suo team e ha precisato che gli Stati Uniti giudicheranno i governi invase alle azioni intraprese e questo vale per tutti i governi del mondo.
Sempre dalle fonti lo emerge che un funzionario Usa ha spiegato che il fatto di non avere condannato i ministri israeliani che, successivamente alla conclusione del vertice di Aqaba, si sono schierati contro le decisioni concordate in precedenza ed emerse dal colloquio con la Palestina, alla presenza dei ministri giordani e statunitensi ha attirato malcontento.
Le autorità statunitensi hanno sottolineano quanto la fragilità dell’attuale situazione in Cisgiordania necessiti di cooperazione e collaborazione per uscire da questo momento ma soprattutto per prevenire ulteriori violenze.
Detto ciò gli Stati Uniti sostengono la dichiarazione emersa dal colloquio in Giordania che prevedeva la sospensione dell’avanzamento dei nuovi insediamenti in Cisgiordania, per quattro mesi ma che poi l’ufficio di Netanyahu ha poi smentito spiegando come falsa la scelta di aver deciso di congelare gli insediamenti, dato che l’organo del ministero della difesa che autorizza per l’appunto la costruzione in Cisgiordania, si riunisce soltanto su base trimestrale e quindi rimane in essere la decisione presa in precedenza.
Price ha sottolineato che l’incontro di domenica tra israeliani e palestinesi è stato molto importante e storico e ha precisato la necessità che Israele l’autorità palestinese rispettino gli impegni presi durante l’evento.
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