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Dopo Jenin, Israele ha attaccato in Libano mentre si accende la protesta per Eshed

Secondo una dichiarazione dei militari di Israele, le forze dell’ordine hanno colpito un’area del Libano da cui è stato effettuato un lancio di razzi oltre confine. La dichiarazione precisa che il lancio di un razzo dal territorio libanese è avvenuto giovedì e che il razzo è esploso all’interno del territorio israeliano. Oltre a ciò si è scatenata la protesta popolare a Israele dopo le dimissioni del capo della polizia di Tel Aviv.

Ex capo della polizia di Israele durante il discorso per le dimissioni – Nanopress.it

In precedenza, una dichiarazione dei militari israeliani aveva affermato che non vi erano segnalazioni di eventi insoliti sul lato israeliano del confine. Non è stata fornita alcuna informazione sulle eventuali vittime o danni causati dal lancio del razzo.

Al momento non vi è stata alcuna rivendicazione di responsabilità per il lancio di razzi in questione. Inoltre, non ci sono stati commenti immediati da parte dell’esercito libanese o dell’UNIFIL, la forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite nel sud del Libano.

Israele attacca Hezbollah in Libano dopo Jenin

Secondo fonti libanesi, il razzo sarebbe atterrato vicino al villaggio di confine di Wazzani, mentre un secondo razzo sarebbe caduto vicino al villaggio di Ghajar, che si trova a cavallo del confine tra Israele e Libano, ma i cittadini sono notoriamente fedeli alla Siria. Al momento non si hanno notizie di eventuali vittime o danni causati dal lancio dei razzi.

Secondo esperti e osservatori, l’assedio imposto da Israele sulla città di Jenin potrebbe incoraggiare la resistenza palestinese e la risposta islamica in generale dato che la posizione di Israele è quella di contrappesi ai gruppi ribelli arabi. La comunità palestinese di Jenin, come molte altre città della Cisgiordania, ha subito l’aggressione dei coloni israeliani e dei soldati dell’ IDF per molti anni.

L’operazione militare israeliana a Jenin ha l’obiettivo di evidenziare chi detiene il potere e scoraggiare la resistenza armata contro l’occupazione. Tuttavia, la storia dimostra che tali azioni spesso rafforzano la determinazione dei palestinesi a resistere.

Secondo Ines Abdel Razek, direttore esecutivo del Palestine Institute for Public Diplomacy, il dispiegamento di forza brutale è un tentativo a breve termine di mostrare il potere, ma alla fine potrebbe avere l’effetto contrario. La resistenza palestinese è alimentata dalla rabbia e dalla frustrazione nei confronti dell’occupazione israeliana e le azioni militari brutali israeliane non faranno che rafforzare queste emozioni.

Gli osservatori ritengono che Israele non sia riuscito a portare a termine la sua missione a Jenin, che era quella di sradicare completamente i combattenti. Nonostante l’operazione militare israeliana, i gruppi di resistenza palestinesi sono ancora presenti e sono stati rafforzati, con il sostegno della comunità di Jenin e dell’intero paese.

Secondo Salem Barahmeh, attivista palestinese, Israele non ha raggiunto gli obiettivi militari e politici che si era prefissato con l’invasione di Jenin. Al contrario, la mobilitazione della comunità palestinese di Jenin e di tutto il paese dietro i gruppi di resistenza ha rafforzato la loro determinazione a lottare contro l’occupazione israeliana.

In generale, l’uso della forza militare da parte di Israele nella Cisgiordania occupata ha generato una crescente ostilità tra i palestinesi e un aumento delle tensioni tra Israele e i paesi confinanti come il Libano. La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per la situazione e ha chiesto il rispetto del diritto internazionale e della dignità umana dei palestinesi.

Gli hanno sottolineato che le forze israeliane hanno raggiunto parte dell’obbiettivo distruggendo la maggior parte delle infrastrutture del campo profughi palestinese e impedendo la capacità dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) di ricostruire.

Secondo Diana Buttu, analista ed ex consulente legale del team negoziale palestinese, poiché Israele non è riuscito ad ottenere una chiara “vittoria” ha distrutto l’infrastruttura del campo e terrorizzato un’intera generazione di rifugiati già traumatizzati. Questo rende più difficile per l’UNRWA, che ha già problemi finanziari, ricostruire il campo.

Jenin è stata a lungo una zona di conflitto tra Israele e i palestinesi. Nel 2002, le forze israeliane uccisero 52 palestinesi e distrussero gran parte del campo in un’operazione di 11 giorni. Ventitré soldati israeliani furono anche uccisi durante l’operazione.

La ricostruzione delle infrastrutture distrutte a Jenin richiederà un impegno a lungo termine e finanziamenti significativi. L’UNRWA ha bisogno di risorse finanziarie per poter svolgere il suo lavoro e fornire assistenza umanitaria ai rifugiati palestinesi. La comunità internazionale può svolgere un ruolo importante nel sostenere gli sforzi dell’UNRWA attraverso contributi finanziari e pressioni politiche su Israele per rispettare il diritto internazionale e i diritti umani dei palestinesi.

Inoltre, la comunità internazionale può sostenere gli sforzi di pace e di dialogo tra Israele e i palestinesi, lavorando per una soluzione pacifica e duratura al conflitto. Questo potrebbe includere l’invio di osservatori internazionali per monitorare la situazione e impedire ulteriori violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale.

Oltre a dover gestire la crisi scaturita a livello internazionale, Israele deve gestire anche una profonda crisi sociale una spaccatura interna dettata dalla riforma legislativa, che da settimane ha portato per le strade israeliane centinaia di migliaia di cittadini in protesta per evitare che Israele si trasformi in una dittatura e venga privata la Corte Suprema del potere devi prendere una decisione incontestabile e inviolabile.

Proprio per le proteste è stato costretto a dimettersi il capo della polizia di Tel Aviv e questo ha suscitato indignazione malcontento tra la popolazione che scesa in piazza per contrapporsi alla decisione del governo Netanyahu.

Dopo le dimissioni di Ami Eshed si solleva malcontento tra la popolazione israeliana

Le dimissioni di Ami Eshed come capo della polizia di Tel Aviv sono state precedute da accuse di abuso di potere e di aver interferito in un’indagine criminale. Secondo i rapporti dei media israeliani, Eshed avrebbe cercato di influenzare un’indagine sulla moglie di un amico. Inoltre, ci sono stati anche rapporti di comportamenti inappropriati da parte di Eshed nei confronti di donne subordinate.

La notizia della scelta di mettersi di Eshed ha suscitato polemiche e proteste da parte di coloro che lo sostengono, ma anche di coloro che chiedono maggiori riforme della polizia israeliana e una maggiore responsabilità dei funzionari pubblici. La manifestazione a Tel Aviv è stata organizzata da gruppi per i diritti civili e dalle famiglie di persone uccise dalla polizia israeliana, che chiedono una maggiore responsabilità e trasparenza nella gestione delle forze dell’ordine.

In generale, la situazione a Tel Aviv evidenzia la necessità di riforme della polizia israeliana e di maggiore responsabilità dei funzionari pubblici. Le proteste e le manifestazioni sono un segnale della crescente insoddisfazione e del desiderio di cambiamento all’interno della società israeliana.

Proteste contro le dimissioni di Ami Eshed – Nanopress.it

Le accuse contro Eshed di essere troppo tenero con i manifestanti che protestano contro le modifiche proposte al sistema giudiziario israeliano sono solo una delle questioni sollevate riguardo alla sua gestione come capo della polizia di Tel Aviv. Tuttavia, la sua affermazione che i membri del gabinetto di estrema destra del governo di Netanyahu volevano che usasse una forza eccessiva contro i manifestanti ha evidenziato la pressione politica a cui sono sottoposte le forze dell’ordine israeliane.

Le proteste contro le modifiche proposte al sistema giudiziario israeliano hanno visto la partecipazione di centinaia di migliaia di israeliani che chiedono una maggiore trasparenza e un sistema giudiziario indipendente dal potere politico. Tuttavia, il governo di Netanyahu sostiene che le modifiche proposte sono necessarie per riequilibrare i poteri tra legislatore e magistratura.

La situazione a Tel Aviv sottolinea la tensione politica e sociale all’interno di Israele, in particolare riguardo alle questioni della trasparenza, della responsabilità e dell’indipendenza delle istituzioni pubbliche. La società israeliana è divisa su molte questioni, e ci sono richieste crescenti per un cambiamento e una maggiore responsabilità dei funzionari pubblici.

Tutto questo sta mettendo sotto pressione il governo Netanyahu sia internamente che a livello globale, ma ciò sembra non scalfire il piano governativo.

 

Letizia De Rosa

Mi chiamo Letizia De Rosa, ho 35 anni e per molto tempo ho lavorato nell'ambito della mediazione finanziaria e immobiliare. Amo la natura e il suo potere rigenerante. Sono curiosa e ho, da sempre, fame di conoscenza e proprio per questo approfondisco minuziosamente ogni argomento negli ambiti più disparati. Imparare e conoscere è un punto focale della mia vita e ho sfruttato, così, un momento di difficoltà personale per dare finalmente un ruolo concerto alla mia più grande passione ovvero la scrittura, creando un connubio perfetto tra la penna e tematiche che mi appassionano come la geopolitica e i rapporti internazionali e diplomatici. Questo mi ha permesso, con grande orgoglio e dopo aver acquisito anni di esperienza, di occuparmi su Nanopress.it proprio di ciò che amo di più ovvero di news e dinamiche estere, comprese le relazioni tra Stati.

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