L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha richiesto il rinvio del processo per i documenti riservati trattenuti a Mar a Lago ma, in risposta, ha ricevuto la data del processo che si terrà a maggio 2024 in pieno clima elettorale per le elezioni presidenziali.
La decisione del giudice federale di fissare il processo dell’ex presidente Trump a maggio del prossimo anno costituisce una battuta d’arresto per i tentativi dell’ex presidente e del suo team legale di ritardare il caso inerente alla gestione illegale di materiale classificato.
Trump è accusato di aver gestito in modo negligente documenti riservati durante il suo mandato, portando via da Washington materiale classificato dopo aver lasciato la Casa Bianca. L’ex presidente aveva cercato di ritardare il processo con tempistica indefinita ma ha ricevuto un’amara sorpresa.
Il tribunale ha stabilito che l’amministrazione della giustizia procede in modo imparziale, indipendentemente dalla persona coinvolta. Fissando il processo a maggio, la decisione mostra come nessuno, nemmeno un ex presidente, sia al di sopra della legge.
La decisione della giudice federale Cannon di fissare il processo dell’ex presidente Trump a maggio 2024 è un duro colpo per le richieste degli avvocati di Trump, che avrebbero invece voluto far slittare ritardare a data da definire il processo.
Gli avvocati di Trump hanno sostenuto che il caso eccezionale dell’ ex presidente giustifica la richiesta un ritardo illimitato, ma i procuratori hanno fatto notare che non esiste alcun fondamento fattuale o legale per tale richiesta.
Designando la data del 20 maggio per il processo, la giudice Cannon non ha accolto pienamente le richieste degli avvocati di Trump, ma neanche quelle dei pubblici ministeri che chiedevano di procedere ancor prima.
Sostanzialmente sebbene ritardato, il processo garantirà l’applicazione imparziale della legge, dimostrando che nessuno, nemmeno un ex presidente, è al di sopra della legge.
Il procedimento legale del tycoon rappresenta una circostanza senza precedenti nella politica americana. Per la prima volta, un ex presidente Usa deve affrontare accuse penali federali. Inoltre, la coincidenza con una campagna elettorale aggiunge peculiarità poiché mai prima d’ora un candidato ha dovuto affrontare processi così lunghi e impegnativi.
Trump è accusato sia a livello federale per documenti declassificati illegalmente portati via dalla Casa Bianca, sia nello stato di New York per documenti falsi legati a pagamenti effettuati. Il processo federale inizierà ad Agosto, quello statale a Marzo 2024.
Le procedure giudiziarie mostrano come giustizia e politica possano intrecciarsi in modo inedito, creando sfide senza precedenti per una democrazia come quella americana. Il caso Trump dimostra come nessuno sia immune dalle leggi, nemmeno l’ex inquilino della Casa Bianca.
Tutto ciò coincide con la campagna elettorale presidenziale e aggiunge un ennesimo primato americano visto che mai un candidato ha dovuto affrontare procedimenti legislativi di tale portata.
Mercoledì un giudice federale ha negato la richiesta dei legali di Trump di trasferire alla corte federale il processo per frode fiscale che si tiene a New York.
La difesa sosteneva che il caso riguardasse i doveri presidenziali di Trump, ma per il giudice le accuse vertono sulla condotta personale di Trump, non su quella da presidente.
Trump si è dichiarato non colpevole in aprile per il caso newyorkese e a giugno in Florida per il caso dei documenti federali sottratti.
Il giudice ha quindi respinto la richiesta della difesa di spostare il processo, confermando che si terrà a New York come da atto di accusa, che vede Trump imputato a livello personale per presunta evasione fiscale e false dichiarazioni.
L’ ex capo di Stato Usa dovrà affrontare diversi fronti giudiziari e di importanza notevole. Nel caso federale che lo vede imputato per aver sottratto documenti riservati dalla Casa Bianca, è coinvolto anche il collaboratore Nauta accusato di aver ostacolato le indagini.
Trump ha rivelato di essere indagato anche per gli sforzi attuati per cambiare l’esito delle elezioni del 2020, incluse le sue azioni prima e durante l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.
In Georgia è sotto inchiesta per presunte pressioni su funzionari elettorali al fine di alterare l’esito del voto. La Corte Suprema dello Stato ha bloccato la sua richiesta di stoppare il caso.
La realtà mostra numerosi fronti giudiziari aperti contro Trump, che vanno dalla sottrazione di documenti top secret, agli sforzi per ribaltare la sconfitta elettorale, fino alle pressioni su funzionari locali. La giustizia americana sta stringendo il cerchio intorno all’ex presidente.
Oltre a questo emerge anche una notizia che riguarda invece la Trump Organization e l’ex avvocato del tycoon Cohen. Nella giornata di venerdì 21 luglio è stata presa una decisione inaspettata.
La Trump Organization e l’ex avvocato di Trump, Michael Cohen, hanno raggiunto un accordo extragiudiziale per risolvere una controversia da un milione di dollari per spese legali, pochi giorni prima dell’inizio del processo.
Cohen ha citato in giudizio la società dell’ex presidente accusandola di non avergli pagato le parcelle degli avvocati per circa un milione di dollari, relative alle indagini e ai procedimenti che hanno coinvolto lo stesso Cohen per presunti illeciti commessi per conto di Trump.
Con l’accordo last minute si evita quindi il processo, con Cohen che riceverà il risarcimento richiesto. Un epilogo che evita l’imbarazzo di vedere l’ex braccio destro di Trump testimoniare contro l’Organizzazione che ha servito per anni.
L’accordo è stato annunciato venerdì presso la Corte Suprema di Manhattan, dove lunedì era previsto l’inizio del processo con giuria.
Nella causa Cohen ha ritenuto che la Trump Organization non ha rispettato l’impegno a coprire le sue spese legali relative alle indagini sul Russiagate e alle audizioni al Congresso.
In particolare Cohen ha sottolineato il mancato rimborso di parcelle, come previsto dall’accordo con la società dell’ex presidente.
L’accordo evita la testimonianza dell’ex avvocato del leader dove, presumibilmente, sarebbero potute emergere altre indiscrezioni e rivelazioni imbarazzanti.
Trump ha contrattaccato Cohen in sede civile e ha sostenuto che ha violato i doveri fiduciari rivelando informazioni riservate. La causa intentata dal leader è tuttora in corso.
Cohen sarà inoltre un testimone chiave dell’accusa che vede Trump protagonista di un processo penale a New York a seguito delle accuse inerenti alla pornostar Stormy Daniels, riguardo ai pagamenti effettuati per mantenere il silenzio su un’ipotetica relazione avuta molti anni orsono. L’e autorità hanno confermato ,più volte, che del leader sarà un testimone chiave dell’accusa nel processo penale contro Trump a New York, sottolineando l’ importanza della sua versione.
Trump si è dichiarato non colpevole, negando ogni illecito ma nella causa con l’editorialista Carroll, invece, ha perso e ha segnato un primato nella storia della giustizia statunitense.
L’accordo raggiunto evita quindi che Cohen testimoni pubblicamente contro l’Organizzazione Trump, ma non lo esime dal collaborare come testimone nel procedimento penale contro l’ex presidente. Le sue rivelazioni restano una spada di Damocle per Trump.
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