C’è ancora tanto dolore per la morte dell’orsa Amarena, uccisa a fucilate all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo. L’attenzione ora dell’ente parco è tutta concentrata sui suoi cuccioli.
Più volte si erano visti a seguito della loro mamma durante le sue incursioni nei vari centri abitati. Ora si pensa a loro e a come poterli salvare.
Orsa Amarena, l’attenzione ai cuccioli
Sono passati solo quattro giorni dalla morte dell’orsa Amarena e, ora, tutta la preoccupazione si riversa ora sui suoi cuccioli. Stando a quanto descrive l’ente Parco nazionale d’Abruzzo, i cuccioli non sono stati trovati nella zona dove la loro mamma è stata uccisa e questo, “dimostra che sono indipendenti” – scrivono.
Si tratta di cuccioli di 8 mesi che non si fanno catturare: “Ormai abbiamo capito che si muovono da quest’area al Parco e viceversa. A dimostrazione che il corridoio lo conoscono molto bene: non sono rimasti fermi solo nella zona dove la loro madre è stata uccisa” – spiega il direttore del parco. Stando all’osservazione anche della loro vita, è certo che non si nutrivano solo di latte materno, altrimenti non sarebbero riusciti a sopravvivere tutti questi giorni senza cibo.
“Poi nella precedente cucciolata Amarena aveva avuto quattro figli ed è inimmaginabile che possa averli allattati tutti e quattro per 18 mesi” – continua il direttore del parco, Sammarone. Troppi, però, sono più che altro i curiosi presenti nel parco, più che visitatori e questo sta impedendo le operazioni di cattura e messa in sicurezza proprio dei cuccioli dell’orsa Amarena.
Quando sono stati visti l’ultima volta
“L’ultimo avvistamento è stato fatto da persone che invece di avvertire le autorità hanno cercato di avvicinarli facendoli nuovamente scappare. Sembra che non si impari dagli errori, neanche da questa tragedia: lo diciamo sempre di non seguirli, di lasciarli stare, ma poi la curiosità umana rovina tutto” – spiega nuovamente il direttore Sammarone.
Si tratta di tre esemplari di giovane età che non possono esser catturati con tecniche usuali e, al momento, quella più accreditata sarebbe quella delle reti. Ma proprio il loro utilizzo richiederebbe la presenza, molto in vicinanza, ai cuccioli stessi che, come abbiamo potuto ben capire, non accennano a farsi avvicinare troppo dall’uomo.
La preoccupazione, per questo, cresce di ora in ora, come anche il pericolo che possano incappare nella stessa situazione della loro mamma: “Se invece mostrano carenze fisiche, i cuccioli potrebbero andare incontro a un periodo di tenuta in un recinto completamente isolato per farli crescere e fargli mettere su peso per poi comunque liberarli prima dell’inverno” – conclude il direttore del parco d’Abruzzo.