Lunedì il team del consulente speciale Jack Smith e gli avvocati dell’ex presidente Usa Donald Trump si sono incontrati in tribunale per discutere la data di inizio del processo per la causa di interferenza elettorale federale intentata contro l’ex inquilino della Casa Bianca. Nonostante la disputa che si è verificata tra accusa e difesa è emersa una data che non corrisponde al volere di nessuna delle due parti.
Smith ha spinto per una rapida calendarizzazione, proponendo di iniziare il percorso giudiziario di Trump già il 2 gennaio 2024. Il procuratore speciale ritiene infatti che una tempistica veloce dimostrerebbe il forte interesse delle autorità verso questo caso e l’ equità nel trattare la situazione. Smith ha stimato inoltre che il processo potrebbe concludersi, a suo avviso, nel giro di quattro-sei settimane.
Se il procuratore Smith ha chiesto di anticipare la data del processo che tratta il presunto tentativo di sovvertire le elezioni presidenziali Usa del 2020, dall’ altro gli avvocati della difesa invece hanno cercato di rinviare l’inizio del dibattimento al 2026, sostenendo prematuro procedere già a gennaio.
Il consulente speciale non ha però mollato il colpo e non era intenzionato a concedere ulteriori dilazioni. La tabella di marcia di questo atteso processo preme molto ai legali di Trump dato che si tratta della quarta causa che sta affrontando e che lo vedranno protagonista proprio in piena campagna elettorale per le elezioni presidenziali Usa del 2024.
Nella dichiarazione depositata all’inizio di dicembre, gli avvocati di Trump hanno chiesto al giudice Tanya Chutkan di fissare la data di inizio del processo nell’aprile 2026. Una richiesta di rinvio di oltre due anni e mezzo, motivata dall’enorme mole di documenti che il governo ha messo a disposizione della difesa ben 11,5 milioni di pagine di prove.
Gli avvocati hanno affermato di aver fatto i conti e se iniziassero da subito a esaminare questa mole di informazioni, dovrebbero procedere alla velocità di quasi 100.000 pagine al giorno per riuscire a terminare entro la data proposta da Smith per la selezione della giuria. Un ritmo che hanno ritenuto insostenibile per poter preparare adeguatamente la strategia difensiva del tycoon.
Il team legale di Trump ha spiegato: “In casi come questo, con una mole di prove così imponente, la prassi prevede di fissare una tabella di marcia ragionevole per il processo, commisurata alle dimensioni della documentazione e alla complessità delle questioni giuridiche”.
Da qui la richiesta di oltre due anni di tempo prima dell’inizio del processo in aula. Una tempistica che Smith non era però disposto ad accettare.
Trump si è recentemente dichiarato non colpevole delle accuse di aver orchestrato uno schema illecito per sovvertire l’esito delle elezioni 2020 in Georgia. Il tycoon è imputato di aver reclutato elettori falsi, di aver fatto pressioni sul Dipartimento di Giustizia per avviare indagini infondate, di aver cercato di coinvolgere il vicepresidente Pence nel piano per sovvertire il risultato ma anche di aver condiviso false notizie su brogli elettorali mentre era in atto l’assalto a Capitol Hill.
Il tycoon ha negato ogni addebito a suo carico ma anzi ha descritto le accuse come una persecuzione politica. Gli avvocati difensori e i pm si sono incontrati l’ultima volta in aula ad agosto, discutendo i termini di un ordine restrittivo per prevenire diffusioni improprie del materiale probatorio.
Non è chiaro se il giudice Chutkan affronterà nell’udienza successiva anche i recenti commenti via social di Trump su di lei e sui testimoni. In passato aveva ammonito il tycoon sulle sue dichiarazioni pubbliche, suggerendo che parole provocatorie potrebbero accelerare il processo. Ha dichiarato in merito: “Garantirò un’amministrazione ordinata della giustizia, come in ogni altro caso” .
L’ex presidente Usa Trump è stato formalmente incriminato anche per 13 capi di imputazione, tra i quali troviamo cospirazione e violazioni della legge anti racket, in relazione alle accuse di aver tentato di sovvertire il voto in Georgia nel 2020. È stato arrestato e detenuto per pochi minuti il 24 agosto nel carcere della Contea di Fulton.
Trump ha contrattaccato dopo l’incriminazione in Georgia, dichiarando che: “È tutta opera del corrotto Joe Biden” . Il leader dei repubblicani ha criticato l’attuale presidente degli Stati Uniti e ha aggiunto che tutte le accuse e le cause contro di lui sono state avviate dal “corrotto Joe Biden” e dai sostenitori della sinistra radicale, stando a quanto riferito dai media locali.
In precedenza il procuratore generale della Georgia, Chris Carr, ha dichiarato che “nessuno è al di sopra della legge” e che “non tollereremo tentativi di sovvertire la volontà del popolo”.
Carr ha voluto sottolineare che l’indagine è stata condotta in modo indipendente e che non c’è stata alcuna interferenza politica.
La causa di Trump in Georgia ha suscitato molte reazioni contrastanti. Molti sostenitori del tycoon hanno espresso solidarietà nei suoi confronti, mentre altri hanno criticato la sua condotta e le sue affermazioni. Alcuni analisti hanno anche sottolineato l’importanza di garantire l’integrità delle elezioni negli Stati Uniti e la necessità di perseguire coloro che cercano di sovvertire il processo democratico.
La causa di Trump in Georgia è un argomento controverso e molto discusso negli Usa. Molti sostenitori così come gli oppositori si chiedono quali saranno le conseguenze dell’incriminazione del leader e se ci saranno ulteriori sviluppi.
Nella disputa sulla data di avvio del processo per interferenza elettorale contro Trump, il giudice federale Tanya Chutkan ha emesso la sua sentenza e l’inizio del processo è stato stabilito per il 4 marzo 2024.
La decisione è arrivata dopo il confronto in tribunale di lunedì tra il team legale dell’ex presidente e i collaboratori del procuratore speciale Jack Smith. Quest’ultimo ha chiesto una rapida calendarizzazione, proponendo il 2 gennaio come data di partenza.
Gli avvocati difensori di Trump, invece, hanno puntato a rinvii ben più corposi come già menzionato e hanno chiesto di iniziare il processo ad aprile 2026. Alla fine il giudice ha optato però per una via di mezzo, fissando l’inizio tra poco più di un anno per marzo 2024.
Un compromesso che però non soddisfa pienamente nessuna delle parti in causa. Smith voleva procedere molto più velocemente. Mentre Trump auspicava tempi più lunghi per preparare la sua strategia processuale. La partita legale continua, è emersa preoccupazione per la possibilità che la difesa di Trump riesca a manipolare la situazione a proprio favore dato che è stato avvisato un sondaggio tra i residenti di Washington per capire cosa pensano in merito a questa faccenda legale.
La decisione però di emettere la data e la scelta di marzo, secondo il magistrato, garantisce al team legale dell’ex presidente Trump un “tempo adeguato” per prepararsi, andando a tutelare al contempo l’interesse pubblico ad una rapida risoluzione del caso.
Gli avvocati della difesa però non sono rimasti soddisfatti, dopo la pronuncia, John Lauro ha dichiarato che con i tempi stabiliti non saranno in grado di assicurare un’adeguata rappresentanza a Trump, negandogli così un’efficace assistenza legale.
Nell’udienza di lunedì, Lauro ha bollato come un “errore giudiziario” l’ipotesi di un processo già a gennaio, accusando i pm di voler celebrare un “processo farsa”. Il magistrato ha ammonito il legale, sottolineando le ingenti risorse a disposizione dell’ex presidente.
I legali del tycoon continuano, nonostante tutto, a spingere per rinvii ben più corposi, fino al 2026, citando l’enorme mole di documenti probatori. Ma per il giudice due anni di attesa sono troppi e non consoni al processo.
Chutkan ha ricordato come gran parte del materiale probatorio fosse già nelle mani di Trump e dei suoi legali da tempo. Nonostante ciò, l’avvocato Lauro ha ribadito il diritto dell’ex presidente ad avere tempi ragionevoli per prepararsi.
Non è chiaro se il giudice affronterà nella prossima udienza anche i recenti commenti social di Trump su di lei e sui testimoni.
In passato aveva messo in guardia l’ex presidente sulle sue dichiarazioni pubbliche, suggerendo che parole provocatorie potrebbero accelerare il processo.
Chutkan ha dichiarato: “Garantirò un’amministrazione ordinata della giustizia, come in ogni altro caso”. Il prossimo anno potrebbe vedere Trump e i suoi avvocati impegnati come mai prima d’ora nel Paese. L’ex presidente dovrà affrontare processi penali in quattro diverse città: Washington, DC, New York, Atlanta e Fort Pierce, in Florida, senza dimenticare l’attività di campagna politica ancora in corso.
Anche escludendo la campagna, Trump avrà un calendario straordinariamente fitto di impegni legali. Il giudice Chutkan ha stabilito che il processo per sovversione elettorale a livello federale si terrà il 4 marzo, proprio alla vigilia del Super Tuesday.
Ma soltanto tre settimane dopo, un giudice di New York ha fissato la data del 25 marzo per il processo penale riguardante i pagamenti segreti effettuati dall’ex presidente all’attrice cinematografica per adulti Stormy Daniels.
Trump si è dichiarato non colpevole di 34 capi di imputazione per falsificazione di documenti aziendali al fine di nascondere attività illegali legate alla sua campagna presidenziale. Le accuse penali sono il risultato delle indagini del procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, sui pagamenti effettuati durante la campagna elettorale del 2016 a Daniels, che sosteneva di aver avuto una relazione con Trump, cosa che lui nega.
Infine, in Florida, il processo per presunta gestione negligente di documenti riservati dopo la fine del suo mandato è stato fissato per maggio 2024, con un’udienza preliminare prevista per il 14 maggio e il processo che avrà luogo il 20 maggio.
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