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Primo passo per l’addio all’obbligo del solo cognome paterno. Con 239 sì, 92 no e 65 astenuti (il gruppo M5S), la Camera ha infatti approvato la proposta di legge che lo abolisce, dando la libertà di scelta ai genitori. A votare contro sono stati Lega Nord, FdI, Per l’Italia e il NCD, con Dorina Bianchi che ha votato a favore in dissenso. Ora il provvedimento passa al Senato per l’approvazione definitiva, portando così a compimento quanto chiesto dalla sentenza della Corte europea dei Diritti dell’Uomo dello scorso 7 gennaio. La proposta di legge prevede che entrambi i genitori possono dare il proprio cognome al figlio o scegliere uno dei due: se non c’è l’accordo, il figlio avrà i cognomi di entrambi in ordine alfabetico.
La proposta di legge darà alla madre la possibilità di trasmettere il proprio cognome ai figli, anche per i nati fuori dal matrimonio, se riconosciuti da entrambi i genitori: in caso venga riconosciuto solo da uno, prenderà il suo cognome, mentre per il riconoscimento tardivo, si dovranno attendere i 14 anni del figlio e comunque avere il consenso dell’altro genitore.
Si cambia anche per i figli adottivi, con l’aggiunta di un solo cognome, da scegliere concordemente tra i coniugi, anteposto a quello originario: se manca l’accordo si segue sempre l’ordine alfabetico.
Per quanto riguarda la trasmissibilità, chi ha due cognomi può scegliere uno solo da dare ai figli. I maggiorenni infine se hanno un solo cognome possono chiedere all’ufficiale di stato civile di avere anche l’altro cognome.
La proposta di legge ora passa al Senato: mentre Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia della Camera del PD, parla di un “passo in avanti per la parità dei sessi e la piena responsabilità genitoriale”, Stefania Prestigiacomo, di FI, spera che la legge venga affossata.
#doppiocognome figli che devono scegliere quale cognome trasmettere, quello di mamma o di papà. Orrore. #Senatoaffossala
— s prestigiacomo (@stefprest) 24 Settembre 2014
Come funziona il meccanismo del doppio cognome del padre e della madre da dare al neonato venuto alla luce in Italia? La nuova legge sul cognome dei figli si compone di cinque punti. L’elemento che risalta è l’abolizione dell’obbligo di usare il cognome paterno per il nuovo nato, che pone fine al patriarcato in Italia. Si potrà dunque dare il cognome materno alla prole. Finalmente si avrà più libertà nella scelta del cognome per i figli.
I punti della nuova norma
La nuova norma che regola l’uso dei cognomi da dare ai nascituri si compone di alcuni punti principali, i seguenti:
1. Figli nati nel matrimonio: piena libertà di scegliere il cognome del figlio, determinando così la fine pratica del patriarcato in Italia. I genitori potranno scegliere di dare al proprio figlio il cognome del padre o della madre o il doppio cognome. Nel caso in cui i genitori dovessero essere in disaccordo, il figlio avrà il cognome di entrambi in ordine alfabetico.
2. Figli nati fuori dal matrimonio: vale la stessa regola detta sopra per i figli nati fuori del matrimonio e riconosciuti dai due genitori. Ma in caso di riconoscimento tardivo da parte di un genitore, il cognome si aggiunge solo se vi è il consenso dell’altro genitore e dello stesso minore nel caso in cui abia già compiuto i 14 anni.
3. Figli adottivi: pure per i figli adottati dai genitori in Italia vale il principio della libertà di scelta del cognome, anche se c’è qualche variante. Viene scelto un solo cognome (uno soltanto) da anteporre a quello originario. Se i genitori adottivi non riescono a raggiungere un accordo sulla scelta del cognome da usare, viene seguito l’ordine alfabetico.
4. Trasmissibilità del doppio cognome: coloro che hanno il doppio cognome possono scegliere quale trasmetterne al proprio figlio. I genitori dal doppio cognome possono dunque decidere di dare al proprio figlio soltanto un cognome.
5. Cambio di cognome del maggiorenne: se un cittadino italiano maggiorenne vuole aggiungere al proprio cognome (paterno o materno) quello dell’altro genitore, può farlo tramite una semplice dichiarazione all’Ufficiale di Stato Civile. Se il cittadino maggiorenne però è nato fuori del matrimonio, e non è stato riconosciuto, non ha la possibilità di prendere il cognome del genitore che non ha effettuato il riconoscimento.
6. Entrata in vigore differita: per rendere effettive queste nuove leggi, il ministero dell’Interno ha un anno di tempo. Tali norme, quindi, non saranno immediatamente operative. L’applicazione è infatti subordinata all’entrata in vigore del regolamento che deve adeguare l’ordinamento dello stato civile.
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Doppio cognome: come funziona all’estero?
Come funziona il meccanismo di assegnazione del cognome all’estero? In Europa la situazione è questa: in Germania i genitori possono dare il proprio cognome o decidere quale cognome coniugale adottare per essere assegnato ai figli. Il cognome coniugale può comunque essere preceduto o seguito dal proprio. In Francia, il figlio può ricevere il cognome di uno o dell’altro genitore o entrambi i cognomi. In Spagna vige la regola del “doppio cognome” di padre e madre, che si mettono d’accoro sull’ordine. In Gran Bretagna c’è libertà assoluta: al figlio può essere attribuito il cognome del padre, della madre, di entrambi i genitori o un cognome completamente diverso. In Islanda si usa il patronimico al posto del cognome. In Russia viene utilizzato il patronimico seguito dal cognome. In posti come Etiopia, Eritrea e Tibet, i cognomi non esistono.
Il commento di Donatella Ferranti
La presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti, si è espressa così a proposito della fine dell’obbligo del cognome paterno in Italia: “E’ un altro passo in avanti verso la parità dei sessi e la piena responsabilità genitoriale. Il figlio ora potrà avere o il cognome paterno o quello materno o entrambi, secondo quando decidono insieme i due genitori. Ma se l’accordo non c’è, il figlio avrà il cognome di tutti e due i genitori in ordine alfabetico l’obbligo del cognome paterno, simbolo di un retaggio patriarcale fuori del tempo e assurdamente discriminatorio, è stato severamente censurato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, e dunque il testo che ora andrà in aula è un atto dovuto, che ci pone finalmente in linea con gli altri paesi europei”.