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Dove vedere in tv e streaming le partite della 30esima giornata di Serie A

Alcune reduci e vittoriose, altre solo vittoriose, altre ancora solo preparate, tornano in campo oggi per la 30esima giornata le squadre della nostra Serie A, che ci terranno compagnia fino a lunedì. Ad aprire le danze, alle 18:30, ci penseranno Cremonese ed Empoli, poi sarà il turno della Lazio che sarà ospite dello Spezia. Ad animare il turno, però, ci sarà soprattutto la sfida del Milan contro il Bologna di Thiago Motta e il posticipo tra la Fiorentina, praticamente qualificata alle semifinali di Conference League, contro l’Atalanta. C’è chi lo vive semplicemente come un antipasto per quello che succederà in settimana, chi ci pensa attraverso il turnover, le rotazioni obbligatorie per chi vuole arrivare al successo. Intanto, però, spinge anche la Serie A dove potrebbe non esserci più tanto tempo per recuperare.

Dusan Vlahovic in campo in Europa League con la maglia della Juventus – Nanopress.it

Per quanto riguarda le altre big, invece, l’Inter, prima di scendere in campo contro il Benfica, se la vedrà contro il Monza, sempre a San Siro, mentre il Napoli sfiderà l’Hellas Verona. La Juventus, che per mercoledì aspetta anche il verdetto del Collegio di garanzia del Coni per i 15 punti di penalizzazione che potrebbero riportarla al secondo posto in classifica, è attesa dalla prova Sassuolo, e la Roma se la vedrà contro l’Udinese. In ottica retrocessione, importante la sfida tra la Sampdoria di Dejan Stankovic e il Lecce di Marco Baroni. Vediamo insieme dopo si possono gustare tutte le partite della 30esima giornata e con diverse sorprese che potrebbero essere dietro l’angolo per le principali big del nostro campionato.

Il Napoli ospita il Verona prima del Milan, che invece è attesa dalla prova Thiago Motta, l’Inter pensa al Benfica e si prepara contro il Monza: ecco le sfide della 30esima giornata di Serie A

Aprile dolce dormire, ma non per il calcio. Archiviate le vittorie dell’Inter contro il Benfica e del Milan contro il Napoli in Champions League, e quelle della Juventus e della Fiorentina in Europa e Conference League, con le sconfitte solo dei partenopei, appunto, e della Roma, è già tempo di pensare alla Serie A, che è quasi agli sgoccioli. La 30esima giornata del nostro massimo campionato si aprirà oggi alle 18:30 per concludersi lunedì dopo le 20:45, ma cosa ci regalerà nel concreto? Ecco a voi il menù di un turno che, per alcune squadre, potrebbe avere un sapore davvero strano.

E quindi, ad aprire i giochi ci penseranno la Cremonese di Davide Ballardini e l’Empoli di Paolo Zanetti, non esattamente nello stato di forma migliore ma che venerdì scorso ha fermato su un noioso 0-0 i rossoneri di Stefano Pioli. Se i secondi sono quasi tranquilli nella loro posizione in classifica che li vede a dieci punti dal terzultimo il posto, i padroni di casa dovranno cercare di replicare quello che è successo a Marassi poco più di una settimana fa – vincendo in rimonta – per avere ancora delle speranze di non tornare nel campionato cadetto. Non sarà affatto semplice per i grigiorossi, che all’andata avevano perso per 2-0, ma che hanno dalla loro gli scontri diretti nelle altre serie.

La partita non si preannuncia particolarmente spettacolare, almeno sotto il profilo puramente tecnico e rispetto ad altre sfide che sono pronte ad accendere la giornata del campionato italiano. Lo spettacolo, però, inteso nel senso filosoficamente sportivo del termine, lo portano non solo le giocate dei singoli, quegli uno contro uno che gli spettatori aspettano con ansia dal divano e quei gol della domenica che ritroviamo negli spot, ma anche la grinta, l’intensità, la voglia di conseguire un obiettivo ben preciso negli sport di squadra e nel calcio anche di più. La Cremonese sta declinando questo modo di vivere la categoria in tutti i modi possibili nel recente passato.

Sebbene la classifica non sia certamente delle migliori – ed è così da inizio anno, probabilmente anche prima del taglio dei nastri di partenza – i lombardi non hanno mai perso, anche rispetto ad altre squadre – la voglia di provarci e di farlo nel miglior modo possibile. È anche merito di un Ballardini che in Serie A abbiamo conosciuto a ben altri livelli e che riesce a motivare quotidianamente un gruppo che in molti interpreti sa di avere una possibilità ben precisa di giocarsi la chance di un’intera carriera e non ne fa mistero prova dopo prova. La partita contro un Empoli che, invece, ha già macinato molti punti importanti per restare abbastanza lontano dal gruppetto delle ultime tre suona come uno degli ultimi campanelli per sperare in una stagione trionfale, dato che in Coppa Italia le cose sono andate inaspettatamente più che bene e non può restare inascoltato.

Dall’altra parte, però, ci sono i toscani che, è vero, non vengono affatto da un periodo di forma eccezionale e stanno riscontrando diversi problemi sia in attacco, sia in difesa. Allo stesso tempo, sono riusciti a esprimere in questa stagione e per lunghi tratti, un gioco fluido, ben costruito e che li ha portati a essere una delle principali forze della Serie A nello sfornare calciatori dal futuro florido. Le perle che ora Zanetti ha in casa vanno dal portiere, quel Guglielmo Vicario che cercano le big come si cerca l’uovo di cioccolata a Pasqua, a un trequartista moderno tutta corsa e qualità quale sta dimostrando di essere Tommaso Baldanzi. Di quello che sarà ne parlerà il futuro, appunto, ma il presente è degno delle massime attenzioni, perché ogni giocata, ogni intervento, ogni azione può essere quella giusta per scrivere un destino diverso e più bello, in generale per il calcio italiano. Proprio per queste ragioni, e perché comunque i punti ancora servono e sono importanti per mantenere la categoria, siamo certi che l’Empoli non partirà già battuto e sicuramente non lascerà la strada spianata ai diretti avversari, che è ciò che conta di più per chi vuole assaporare una bella partita da zona salvezza. Parole d’ordine: spirito di squadra, intensità e cattiveria agonistica, il resto verrà da sé.

Ciro Immobile, Mattia Zaccagni e Felipe Anderson – Nanopress.it

Alle 20:45, poi, sarà il turno della Lazio che sarà ospite dello Spezia. I biancocelesti di Maurizio Sarri, gli unici al momento a esser stati fatti fuori dall’Europa, devono difendere il secondo posto e una striscia di risultati utili consecutivi che, al netto delle due partite contro l’AZ Alkmaar in Conference, va avanti dall’11 febbraio, e quindi dalla sfida persa in casa contro l’Atalanta. Per l’occasione, come è stato nella partita vinta contro i bianconeri – con tante polemiche per l’arbitraggio da parte di Marco Di Bello -, in campo dal primo minuto ci sarà Ciro Immobile, che insegue il record di gol dei migliori marcatori di sempre in Serie A, e che adesso deve fare i conti con il suo compagno di squadra Mattia Zaccagni, che ora è il miglior marcatore italiano con dieci reti messe a segno.

Non si può non aprire un capitolo a parte per l’attaccante campano che poi ha visto svilupparsi in ben altri luoghi. Un cervello in fuga per eccellenza, almeno per la regione del Sud Italia, visto la sua crescita negli acerrimi rivali della Juventus e poi la formazione, con tanti bassi e pochi alti, in Germania e poi in Spagna. Il bello, però, se non magnifico, l’ha costruito alla Lazio, di cui ora è simbolo e capitano. La premessa è doverosa per un calciatore di 33 anni che è arrivato a uno snodo fondamentale della sua carriera: le condizioni fisiche, dopo tanti anni a questi livelli, non possono essere quelle di un tempo, il gioco di Sarri non è proprio il migliore da cucirgli addosso, ma si è adeguato e ha ottenuto anche dei risultati brillanti l’anno scorso, come tutti i campioni, e perché tanto le squadre del tecnico toscano creano e va a beneficio soprattutto di chi sta davanti a concludere l’azione.

Quest’anno, però, i numeri e i risultati sono stati ben diversi per Ciro, nonostante la Lazio sia migliorata in tutto e per tutto, soprattutto nella gestione difensiva. Il finale di stagione, però, ha bisogno dei migliori e, nonostante l’assetto tattico con Felipe Anderson da falso nove abbia dato dei risultati importanti, il ritorno del capitano al massimo della forma sarebbe un’ulteriore spinta per un posto nella prossima Champions League che sarebbe oro colato per tutta la società, soprattutto nel percorso di primavera. Vedremo se lo Spezia darà segnali in tal senso, per il resto devono arrivare solo conferme: Mattia Zaccagni sta mantenendo un rendimento altissimo che gli permette costantemente di tornare in zona gol o fornire assist. Lo stesso vale per Luis Alberto e Milinkovic-Savic che non sono ancora quelli degli anni stratosferici agli ordini di Simone Inzaghi, ma presto potrebbero tornarci. Insomma, la Lazio andrà in campo con i migliori e deve apparecchiarsi un altro successo importante in un momento fondamentale della stagione. Solo così può pensare di lasciarsi le altre alle spalle e vivere il resto dell’anno nel miglior modo possibile. Con una gioia che sanerebbe anche i problemi europei che la squadra di Sarri ha avuto.

In campo, però, la Lazio non andrà mica da sola. Eh no, perché lo Spezia non è affatto un avversario da sottovalutare e l’ha dimostrato negli ultimi anni e anche in questa stagione, anche contro alcune delle migliori squadre della Serie A. Certo, in questo periodo mancano un po’ di continuità e qualità offensiva, manca anche quella cattiveria della trequarti in su che porta a segnare un gol in più degli avversari. E non ci possono essere neanche grosse giustificazioni, neanche le assenze che stanno dilaniando i bianconeri.

Gli uomini di Leonardo Semplici, che nell’ultimo mese (o poco più) hanno già fatto lo sgambetto ai nerazzurri dell’ex Simone Inzaghi, devono conquistare punti utili per staccarsi ancora di più dalle ultime della classe, da cui ora sono distanti solo quattro lunghezze, un po’ poco, ecco, per definirsi tranquilli. All’andata, allo stadio Olimpico, finì 4-0 per la Lazio, ora, però, è un’altra storia e, nei fatti, i biancocelesti è da tempo che non dilagano così tanto. Sicuramente servirà una reazione da parte dello Spezia per dimostrare di non essere affatto quella squadra lì, per gioire ancora una volta e allontanare una retrocessione che al momento non sembra probabile, ma il Verona sta comunque cercando di spingere per renderla tale. Insomma, a questo punto della stagione nessuna delle due può permettersi di lasciare punti di squadra, ma la squadra di Sarri dovrà essere comunque abile a far valere le sue superiori doti tecniche e la sua predisposizione alla vittoria, altrimenti non sarà così facile vincere senza soffrire in trasferta.

Stefano Pioli durante la partita di Champions League tra Milan e Napoli – Nanopress.it

Il sabato della 30esima giornata si aprirà, alle 15, con la super sfida (e chi l’avrebbe mai detto a inizio campionato) tra il Bologna di Thiago Motta e il Milan. I rossoblù sono, a oggi, una delle più belle sorprese del nostro campionato, e il merito va dato soprattutto all’italo brasiliano che li ha resi una squadra temibile e concreta oltre che molto propositiva.  E dunque, anche se un po’ dei pensieri degli uomini di Pioli saranno rivolti alla sfida della coppa dalle grandi orecchie di martedì al Diego Armando Maradona, neanche la partita del Renato Dall’Ara si deve sottovalutare, specialmente perché ci si sta giocando un posto nell’Europa che conta per il prossimo anno. Gli ospiti, proprio in vista del ritorno dei quarti di finale di Champions League, potrebbero rendersi protagonisti di un ampio turnover, anzi anche qualcosa in più. Pioli, infatti, dovrebbe tenere a riposo – almeno dal primo minuto – tutti i calciatori di movimento della squadra. L’unico a essere confermato, dalle prove delle ultime ore, dovrebbe essere Mike Maignan dopo la grande prova nella massima competizione europea nel derby italiano.

L’insidia più importante è proprio questa: la necessità di dover ruotare gli uomini e le energie in un finale di stagione che sarà congestionato di impegni e che necessiterà di mettere in campo un numero di energie spropositato, soprattutto in campo europeo. Nonostante l’Italia stia cercando lentamente di adeguarsi, il ritmo nelle coppe è tutt’altro e spesso mette a dura prova i calciatori non abituati che rischiano chiaramente di poter inciampare in infortuni muscolari ed essere assenti proprio quando conta di più. Pioli stavolta non può sapere se basterà, soprattutto non può dire già in partenza quale sia la via giusta, ma conosce bene i suoi calciatori, li vede tutti i giorni in allenamento ed è l’unico, insieme al suo staff, a poter effettuare le scelte corrette. In questo caso, sacrificare in panchina diversi titolarissimi per poi schierarli solo a partita in corso per degli spezzoni, se proprio ce ne sarà bisogno o per blindare il risultato.

La risposte poi, come in tutte le big che si rispettino e che fanno della profondità della rosa una delle loro armi principali, dovranno arrivare da chi dovrebbe vivere per queste opportunità. Stiamo parlando, in particolare, di calciatori come Ante Rebic e Divock Origi. Entrambi, almeno in questa stagione, ogni volta che sono stati chiamati in causa, hanno deluso le aspettative, senza dare quel brio, quella potenza fisica e soprattutto quel bottino di gol che è vitale per una squadra come il Milan che ha sempre bisogno di vincere e, quindi, di realizzare un gol in più del suo diretto avversario. Quella contro il Bologna potrebbe essere la loro partita proprio quando serve di più: dimostrare di essere delle risorse fondamentali a questo punto dell’anno potrebbe permettere ai rossoneri di affrontare le partite più importanti con delle frecce in più da scoccare e che darebbero anche soluzioni di gioco differenti rispetto alla manovra garantita da Olivier Giroud o la velocità di Rafael Leao. A loro la massima fiducia, ma ora è il momento di ripagarla.

Anche perché – e lo accennavamo prima – il Bologna non è affatto un avversario scontato da far fuori e soprattutto in questa parte di stagione. Thiago Motta, settimana dopo settimana, ha creato il possibile con i calciatori che ha a disposizione e l’ha fatto rinforzando il centrocampo, dando brio alla manovra e puntando forte sull’organizzazione di squadra che enfatizza le qualità del singolo, non viceversa. E non è così scontato, soprattutto se si guarda ad altri tipi di allenatori nella nostra Serie A. Il Milan non serve ai felsinei come prova per dimostrare di essere pronti a mettere i bastoni tra le ruote a tutti, ma proprio tutti. Piuttosto è l’ennesima occasione di puntare in alto, a migliorarsi ulteriormente, a mettersi nella testa un’asticella sempre più verso il cielo e non verso il terreno. Perché questa squadra ha già detto che è tra le migliori per il gioco espresso, nonostante l’assenza di uno come Marko Arnautovic conti non poco nei risultati di squadra. La partita sarà bella, vibrante, ben giocata dal punto di vista tattico. E poi precede un turno fondamentale di Champions League: non ci sono premesse migliori per aspettarsi di tutto e di più.

A proposito dello stadio di Napoli, alle 18 saranno proprio gli undici di Luciano Spalletti a scendere in campo contro l’Hellas Verona, di sicuro non l’avversario più temibile che potesse arrivare, ma comunque da non prendere sotto gamba perché ha fame e sete di punti in ottica retrocessione. I partenopei, per la gara contro i gialloblù di Marco Zaffaroni, potrebbero anche riavere sul rettangolo verde, magari non dal primo minuto, il bomber nigeriano Victor Osimhen, sicuramente l’assente più illustre della serata di San Siro di mercoledì in cui, ancora una volta con qualche polemica arbitrale, hanno ceduto il passo per la seconda volta dopo qualche giorno ai rossoneri.

Gli azzurri stanno avendo qualche problemino proprio nel momento decisivo dell’anno, soprattutto per la forma degli uomini decisivi nelle rotazioni di Spalletti. È chiaro che l’assenza del capocannoniere della Serie A pesa non poco nell’impatto offensivo di una squadra che non ha affatto perso la sua capacità di creare gioco e occasioni, ma di concretizzarle un po’ sì. Anche perché quello di Osimhen non è l’unico forfait importante, visto che anche il suo sostituto naturale, Giovanni Simeone, è finito ko nell’ultimo turno di campionato e Giacomo Raspadori è appena rientrato da un infortunio e, per forza di cose, non può essere al top della forma. La testa, però, non può essere solo alla Champions League, visto che mancano sempre meno vittorie alla conquista del titolo e, quindi, bisogna restare concentrati per agguantarlo il prima possibile.

Di sicuro, non è l’unico pensiero che ha in mente la squadra di Spalletti, anzi viene decisamente dopo. Infatti, il tecnico di Certaldo ha raggiunto risultati eccelsi sia nella massima competizione europea, sia in Italia, riuscendo a superare avversari di tutto rispetto con risultati roboanti e intenti di gioco che sembrano quelli delle squadre inglesi, o comunque estremamente moderni. Gli azzurri impostano l’azione con i centrali di difesa, hanno costantemente un baricentro alto, poi affondano con la forza dei loro attaccanti o qualità nel dribbling e nell’inserimento che non sempre si vedono in Italia. Certo, le ultime sfide contro il Milan sono state una sveglia che molti tifosi partenopei non si aspettavano di veder suonare a questo punto, ma il calcio è anche così, composto di periodi anche molto diversi e che bisogna accettare per uscirne più forti.

Sicuramente l’assenza di Osimhen nel match d’andata ha contato, e già contro il Verona dovrebbe tornare in panchina, ma sarebbe falso non affermare che anche il centrocampo sta rendendo molto meno rispetto a un mese fa, soprattutto in quegli interpreti che dovrebbero strappare, creare la superiorità numerica anche al centro e poi inserirsi in zona gol. Sì, Zambo Anguissa e Piotr Zielenski non sono nella loro forma migliore, quella di inizio campionato, in cui sembravano inarrestabili per qualsiasi difesa. E lo stesso vale per gli esterni d’attacco: Kvaratskhelia, o Kvaradona che tanto ormai per i napoletani sono sinonimi, non ha assolutamente perso quella verve in dribbling e quelle qualità nello stretto e nel dribbling che spesso lasciano a bocca aperta gli amanti del calcio in tutto il mondo. Forse, però, un po’ di concretezza sì, anche perché adesso i difensori iniziano a conoscerlo, le squadre lo temono e gli costruiscono delle gabbie ad hoc sull’esterno per chiudere quella via gioco, la preferita del Napoli. Nel suo processo di maturazione c’è anche questo: la necessità di non intestardirsi, di continuare a muoversi in un contesto di squadra e quello contro il Verona per lui potrebbe essere un antipasto importante in vista del Milan, per tornare poi quel calciatore decisivo che i partenopei hanno scovato dal nulla e che vedono splendere ogni settimana.

Nessuno, però, si permetta di sottovalutare un Verona che non è affatto da dare per spacciato nella corsa che conduce direttamente alla salvezza. Gli scaligeri sanno bene cosa vuol dire lottare per un obiettivo come quello di restare in Serie A e ci metteranno tutta l’energia e la grinta necessaria per firmare un traguardo del genere, in una stagione che li ha visti quasi sempre tra le ultime e con poche attenuanti. Certo, i risultati non sono ancora dei migliori, ma andare avanti sulla scia intrapresa da gennaio in poi sotto il punta di vista dell’applicazione e del gioco è per forza di cose la strada migliore per tentare di spuntarla alla fine. E con buona pace per le altre.

I gialloblù, inoltre, potrebbero trovare un Napoli non proprio nel momento migliore e con la testa anche alla partita decisiva contro il Milan in Champions League. Potrebbe essere proprio questa l’occasione giusta per trovare la spinta fondamentale per crederci e per mettere in cascina un colpo che non si aspetta nessuno e che già disegnerebbe la classifica con dei connotati ben diversi. Certo, ci sarà da fare molto di più in attacco rispetto a quanto non sia successo finora, ma questo sta nell’ordine delle cose per chi pensa in grande e non vuole mollare i suoi obiettivi quando il tempo li avvicina. La squadra di Spalletti resta comunque favorita, ma occhio allo sgambetto dalla squadra che non vuole retrocedere: un must di aprile, ogni anno.

Simone Inzaghi mentre dà indicazioni alla sua Inter – Nanopress.it

Arriviamo direttamente a sabato sera, alle 20.45, quando l’Inter sfiderà il Monza per recuperare terreno in campionato. I nerazzurri sono reduci dalla fondamentale vittoria contro il Benfica, ma in Serie A le cose vanno decisamente peggio. Il pareggio dell’ultimo turno contro la Salernitana e la vittoria della Roma contro il Torino hanno fatto scivolare i vice-campioni d’Italia al quinto posto in classifica, quindi virtualmente fuori dalla Champions League dell’anno prossimo. Sarebbe un disastro e, quindi, a dispetto della stanchezza e delle rotazioni – obbligatorie in questa fase – i ragazzi di Inzaghi hanno l’obbligo di tornare alla vittoria in casa, nonostante un Monza che non sembra volersi arrendere e ha tutta l’intenzione di continuare a macinare punti per arricchire la sua classifica.

L’impegno non sarà per nulla facile, quindi, ma il tecnico ex Lazio farà comunque diversi cambi nella formazione titolare, a partire dalla difesa. Sicuramente troverà spazio Danilo D’Ambrosio per regalare un po’ di riposo a Matteo Darmian, ma allo stesso tempo non è escluso che anche Stefan de Vrij finisca nella mischia, bel cuore della retroguardia. Davanti, Romelu Lukaku, autore del gol dello 0-2 contro il Benfica, tornerà titolare affianco a Joaquin Correa nel cuore dell’attacco, ma non è escluso che a partire titolare alla fine sia Lautaro Martinez e non il suo connazionale.

A prescindere, da chi andrà in campo, ora i tifosi si attendono delle risposte forti e chiare dalla Beneamata, la cui schizofrenia non è più accettabile a questi livelli e soprattutto non è supportata dalle reazioni che si vedono nei match a eliminazione diretta. Sono stati veramente tanti i passi falsi fino a questo momento in Serie A, con un numero di sconfitte che ad Appiano Gentile non si vedeva da anni e soprattutto evitabili per chi, come i nerazzurri, ha certamente una delle migliori rose d’Italia. In molti continuano a interrogarsi sull’operato di Simone Inzaghi, su quanto l’allenatore riesca ad avere presa sulla gestione e sull’approccio complessivo della squadra alle partite. L’ex Lazio è stato accusato in più occasione di non saper motivare i suoi nelle sfide che lo richiedono e in cui la corda potrebbe essere un po’ meno tirata del solito.

Chi sta soffrendo di più l’ultimo periodo andato male in Italia è ancora una volta l’attacco. Nonostante il reparto offensivo nerazzurro si sia composto in estate di nomi forti, altisonanti e che hanno già dimostrato in carriera di meritarsi palcoscenici come quelli dove si esibisce quest’anno l’Inter, in questa fase di stagione la rete si sta gonfiando molto meno di come dovrebbe. Romelu Lukaku non è ancora quel calciatore dalla potenza devastante che ricordavamo nel Bel Paese e agli ordini di Antonio Conte. Spesso perde duelli banali, non ha ancora la forza di allungarsi il pallone, scartare avversari e far male quando conta con azioni personali. Insomma, è ancora la controfigura di se stesso e non è sufficiente per gli obiettivi che sta mettendo in cantiere la Beneamata. La sfortuna di Inzaghi è che lo stesso momento di difficoltà lo stiano vivendo anche Edin Dzeko e Lautaro Martinez.

Partendo da quest’ultimo, l’argentino ha vissuto un inizio di 2023 straordinario, scandito da gol in serie e da un fiuto che è assimilabile a quello dei migliori bomber in Europa. Ora, però, sembra tornato nella versione sfiduciata che spesso, nei suoi alti e bassi, gli abbiamo visto in carriera. Così non basta e non basta neanche il lavoro ossessivo che Dzeko garantisce costantemente lì davanti e che lo rende elemento preziosissimo agli ordini del tecnico piacentino. Il feeling con la rete va ritrovato al più presto, altrimenti sarà veramente complicato per l’Inter ritrovare anche la vittoria e con una certa continuità.

Certo, relegare la partita contro il Monza a una semplice scampagnata a San Siro sarebbe veramente ingiusto per la squadra di Raffaele Palladino. Stiamo parlando di un club che parlava di decimo posto quasi per scherzo e, invece, ora si trova lì a poterlo conquistare per davvero e con un impianto di gioco tra i migliori dell’intero panorama del nostro Paese. I vari Ciurria, Colpani e Caprari sono tutti calciatori che potrebbero colpire l’Inter in contropiede, mentre la difesa farà uno sforzo essenziale per tenere i nerazzurri il più lontano possibile dall’area di rigore. Insomma, potrebbe anche ripresentarsi lo stesso copione che l’Inter ha vissuto per troppe volte quest’anno in casa e sarebbe un delitto capitale per un club che ha necessità assoluta del quarto posto in classifica per ragioni sportive ed economiche. La tensione, quindi, sarà altissima e a pochi giorni dalla partita con il Benfica, vincere è l’unica cosa che conta.

Nella giornata di domenica, i gol, le sorprese e lo spettacolo sicuramente continueranno, anche perché alcuni dei match in programma promettono faville. Si riprende alle 12:30 con Lecce-Sampdoria, la sfida tra due delle squadre che sono andate peggio nell’ultimo periodo. I giallorossi, infatti, dopo una grande prima parte di stagione, arrivano da una striscia di risultati negativi veramente complicata da metabolizzare. Nell’ultima partita contro il Napoli, però, almeno sotto il profilo del gioco, è arrivata una risposta importante e ora i ragazzi di Marco Baroni vogliono tornare anche a fare punti.

In Puglia arriverà l’ultima della classe, a cui ormai servirebbe un miracolo per non retrocedere, dopo la sconfitta casalinga e dell’ultimo minuto contro la Cremonese. I padroni di casa sperano di sfruttare il morale sotto i piedi degli avversari e di muovere una classifica che alla lunga sta diventando preoccupante, nonostante l’ampio margine che si era creato rispetto al terz’ultimo posto. Insomma, ci sarà da divertirsi e con gli ospiti che avranno poco da difendere: l’unico risultato buono è la vittoria.

Un presupposto fondamentale per capire in quale direzione stanno andando le cose e perché il match è particolarmente importante per entrambe per smuovere la classifica e farlo nel verso giusto. Sulla carta, i padroni di casa partono come favoriti e questo lo diciamo in maniera convinta per come i giallorossi hanno affrontato tutta la prima parte di stagione, ma anche per i grossi problemi che i blucerchiati hanno evidenziato e senza mai riemergere quest’anno. Certo, Baroni ora è chiamato a ritrovare quelle motivazioni e quelle trame di gioco che hanno permesso ai suoi di essere a conti fatti una delle più belle sorprese di questo campionato. Gli esterni larghi e costantemente pronti tra le linee e bravi a puntare l’avversario, l’abilità nella gestione dei calci piazzati, che è sempre di più un elemento fondamentale in Serie A, poi anche la fisicità di una difesa e di una fase difensiva che ha retto a lungo sono pezzi fondamentali del repertorio e veri marchi di fabbrica per i tifosi che si sono identificati nella missione salvezza in questa stagione.

Poi, però, sono arrivate anche le note stonate. Proprio quando la permanenza nella massima serie sembrava scontata e messa in ghiaccio da un’ottima classifica, è arrivata una serie impressionante di sconfitte e risultati negativi che ha poco a che vedere con la versione precedente e migliore. Quello che balza di più agli occhi è il cambio di ritmo, ora drammaticamente più lento, meno ossessivo e che ha fatto perdere alla squadra tanta della sua forza. Mollare, a questo punto, sarebbe un delitto e non si può proprio fare, ma più si va avanti più si ha nostalgia di quel gioco tanto importante, quanto incisivo.

La Sampdoria è in una situazione ben diversa e certamente al ribasso. In preda ai problemi societari, neanche la mano di Stankovic e la sua esperienza sono serviti a ridare dignità a un club che fino a qualche anno fa lottava per ben altre posizioni in classifica. I blucerchiati, però, quest’anno non riescono proprio a schiodarsi da quegli ultimi due posti in graduatoria, che sono figli di un gioco offensivo che di fatti non c’è mai stato e probabilmente è il peggiore della Serie A, ma anche di una tenuta difensiva non eccezionale, nonostante i liguri cerchino molto spesso di arroccarsi negli ultimi trenta metri e provando quantomeno a non subire gol. Più che un’impresa ora servirebbe un miracolo per far sì che le cose vadano nel verso giusto e già partire da una vittoria in trasferta contro una diretta concorrente potrebbe dare un senso del tutto diverso alla stagione. Sicuramente, nel caso, sarebbe solo il primo passo di una risalita che dovrà essere totale. Altrimenti la Sampdoria rischia di condannarsi semplicemente al destino che pare per lei quello designato in questa stagione: un anno di purgatorio in Serie B, per poi magari tornare meglio di prima, ma questo lo dirà solo il tempo.

Alle 15.00, poi, ci spostiamo in Piemonte dove è in programma una partita che ha tanto da dare dal punto di vista tattico, molto meno per la classifica. Torino e Salernitana, in una sfida tutta granata, sarà divertente perché entrambe non hanno alcuna intenzione di prestare il fianco, anzi. Nell’ultimo turno, i campani sono riusciti a fermare l’Inter all’ultimo minuto e con un po’ di fortuna, ma anche con un Guillermo Ochoa che ha dimostrato di essere un portiere agile e straordinario. Si riparte da lui anche in trasferta, ma anche da un Antonio Candreva che, a dispetto dell’età non più giovanissima, sa ancora fare male e creare gioco sulla trequarti come sulla fascia.

In realtà, tra le due compagini, quella che pare più ansiosa di conquistare gli ultimi decisivi punti è sicuramente la Salernitana e si è visto anche nell’esultanza rabbiosa arrivata poco oltre il 90esimo nel match contro l’Inter. Il Torino comunque, dopo la sconfitta contro la Roma, non ha alcuna intenzione di entrare in una spirale negativa da qui a fine stagione, anche se la classifica non ha grosse necessità. Per evitare il buco nero della sconfitta casalinga, Ivan Juric si affiderà ancora a Tony Sanabria al centro dell’attacco e probabilmente anche a un Yann Karamoh entrato bene in partita anche contro i giallorossi. Vedremo chi avrà la meglio in un match che si preannuncia molto tattico e che potrebbe riservare anche delle sorprese.

All’andata, la partita era terminata con il risultato di 1-1 e, di certo, non ci si può fermare a questo nell’analisi di quello che potrebbe essere, ma è buon punto di partenza per capire di che squadre stiamo parlando. Dall’arrivo di Sousa, la Salernitana è una squadra che non accetta per nulla di buon grado i risultati negativi, a maggior ragione le sconfitte. I granata hanno messo in serie un numero di pareggi spropositati e che non hanno lasciato sorrisi ben visibili negli occhi dei tifosi. Allo stesso tempo, però, hanno anche rassicurato sotto il profilo della classifica, dei punti fatti, dato che ora il terz’ultimo posto è ben distante e di sicuro è quello che più di tutto serve per mantenere la categoria, il principale obiettivo dei campani.

Allo stesso tempo, è fondamentale la crescita del gioco offensivo evidenziata da Boulaye Dia e compagni. La punta è sicuramente l’elemento attorno a cui gira tutto l’architrave costruito dal tecnico portoghese, quell’attaccante che è abile nell’inserirsi negli spazi e costruirsi anche in autonomia le occasioni da gol. In Italia, però, ha affinato il suo gioco riuscendo anche a portare a termine quella capacità di costruire la manovra, oltre che concludere, che potrebbe anche valergli l’approdo in una big conclamata del calcio al termine della stagione. Cosa chiedere di più? Nulla, perché sarebbe ingiusto, ma in generale i margini di miglioramento non sono pochi per un gruppo che ha al suo interno dei valori indiscutibili e calciatori che la categoria la conoscono bene e sanno anche gestirla nel migliore dei modi.

Dall’altra parte, è per forza da tenere in considerazione un Torino che comunque quest’anno, pur non sorprendendo più di tanto, non è andato per nulla male. Ivan Juric ha dato un marchio ben preciso a questa squadra, organizzando una difesa a tre concentrata e arcigna, ma anche sapendo bene come fare male agli avversari, quando il pallone arriva sugli esterni e soprattutto ai trequartisti. Per i piemontesi vale un po’ lo stesso discorso che abbiamo fatto per il Monza: è una di quelle squadre che lottano fino alla fine e per cui mollare è praticamente un delitto. Non ci aspettiamo che lo faranno neanche contro una Salernitana in buono stato di forma e soprattutto ci attendiamo una partita vibrante e in cui la fisicità e la cattiveria agonistica la faranno da padrone per lunghi tratti.

Alle 18.00 ci si sposta un po’ più giù, a Reggio Emilia, ma in campo ci sarà l’altra torinese: la Juventus sfiderà il Sassuolo per tornare alla vittoria dopo il ko contro la Lazio, ma anche per alimentare le speranze di Champions League e di Europa, anche se dovesse essere confermato il -15. La sfida contro i neroverdi precede la settimana in cui finalmente arriverà il verdetto del CONI e, quindi, si saprà se la penalizzazione verrà cancellata o meno. A prescindere dalle vicende giudiziarie, i bianconeri hanno forte necessità di punti e potrebbero arrivare in casa di una squadra dalle grandi qualità tecniche, ma che non ha più tanto da chiedere a questo campionato dal punto di vista della classifica.

Guai, però, a sottovalutare il Sassuolo che, soprattutto in attacco, ha dato più volte dimostrazione di giocare un calcio moderno e spregiudicato, ma fatto anche di spunti personali di buon livello. Certo, l’assenza di Domenico Berardi, se dovesse essere confermata, sarebbe un macigno sulle aspirazioni di Alessio Dionisi e dei suoi ragazzi, uno di quelli difficile da scrollarsi di dosso. Comunque dall’altro lato partirà dal primo minuto un Armand Lauriente comunque temibile, soprattutto nell’uno contro uno.

La Juventus, invece, dovrà sciogliere diversi dubbi di formazione, soprattutto dopo le fatiche di Europa League. Dusan Vlahovic, infatti, è pronto a tornare in campo dal primo minuto e ha voglia di tornare al gol dopo essere entrato bene in partita contro lo Sporting. La curiosità è tanta per capire se Massimiliano Allegri deciderà di puntare ancora sul tridente, magari con un difensore in meno, almeno a partita in corso. Un’occasione potrebbe averla anche Moise Kean che resta comunque un fedelissimo del tecnico livornese e, quando chiamato in causa, ha sempre dato il suo contributo, soprattutto in zona gol.

Sicuramente la testa dei bianconeri non potrà essere totalmente al campo, nonostante il lavoro fatto dal tecnico livornese per isolare completamente i suoi dagli eventi esterni e permettergli di dare in campo tutto il possibile in una stagione strana e che non è andata esattamente secondo le aspettative per la Vecchia Signora. L’anno scorso, dopo uno scontro diretto, Allegri aveva detto chiaramente che dopo un anno la Juventus, al culmine del progetto di crescita atteso dalla società, avrebbe lottato per lo scudetto. A conti fatti, non è andata esattamente così e le colpe non possono essere solo dei disastri dirigenziali che hanno portato alle dimissioni in blocco del Cda bianconero e che stanno incidendo sul percorso generale della Vecchia Signora.

Qualcosa è andato storto sul calciomercato, alcune scelte non hanno pagato e in molti danno le colpe proprio all’allenatore che si è concentrato su un calcio non proprio d’avanguardia e più mirato al risultato, rispetto all’impostazione di qualcosa di diverso, maggiormente votato al comando della manovra e poi all’innesco dei calciatori offensivi. Di salvabile, però, c’è ancora tanto, soprattutto perché la classifica – se dovessero essere restituiti i 15 punti di penalizzazione -, non è affatto da buttare e poi perché l’Europa League e la Coppa Italia potrebbero dare connotati del tutto diversi a una stagione che ha già prematuramente sparato la Juventus fuori dalla Champions League e dalla corsa per lo scudetto, con un Napoli ingiocabile e irraggiungibile. Però, le scuse restano per i perdenti e da altre parti, in altri contesti e con altre divise, i bianconeri si stanno giocando anche un bel pezzo di futuro. C’è chi parla di Serie B, addirittura, di esclusione dalle coppe e di sentenze che saranno drammatiche da digerire per tutti quei tifosi che non aspettano altro di rivedere la loro squadra tornare a vincere. Tutti i pronostici, però, potrebbero essere sbagliati e alla fine una forte ammenda o molti punti in meno di penalizzazione potrebbero concludere le cose in maniera del tutto diversa.

Pensare solo al dato sportivo è folle in un contesto del genere, ma probabilmente è l’unica cosa che Vlahovic e compagni possono fare per estraniarsi dal contesto generale e tentare di spingere la Juventus fuori da un bunker che, secondo la Procura di Torino, si è scavata nel tempo e con le sue mani. L’avversario del weekend, però, non è affatto la vittima sacrificale che molti hanno etichettato e si aspettano. Per numeri, i neroverdi sono in assoluto una delle migliori squadre del 2023, un club capace di sfornare anno dopo anno alcuni dei talenti da cui poi attinge l’Italia e che si mettono in evidenza nelle maggiori competizioni del gioco più bello del mondo.

E poi quell’anima, che ora si specchia nei senatori del gruppo e che all’epoca è passata anche da un tecnico come De Zerbi, non se n’è mai del tutto andata. I neroverdi vogliono centrare una vittoria di prestigio per rendere la stagione attuale ancora più bella e sarebbe quasi un miracolo, visto che dopo la prima parte d’anno e con Berardi infortunato, anche gli spettri della retrocessione aleggiavano su un gruppo nato per calcare ben altri palcoscenici. Di certo, gli emiliani non molleranno un centimetro per battere una delle squadre più prestigiose del calcio nostrano e punteranno ancora una volta sulla qualità per farlo, anche a costo di concedere qualcosa in più in difesa. Ma guai a sottovalutarli.

Stephan El Shaarawy e Lorenzo Pellegrini in campo con la maglia della Roma – Nanopress.it

A chiudere il programma della domenica, ci penseranno Roma e Udinese con i padroni di casa che hanno necessità di portare a casa punti importanti per tentare di strappare un piazzamento valido per la prossima Champions League. Il giovedì di coppa, però, non è stato affatto positivo per José Mourinho e i suoi uomini. La squadra della Capitale ha perso in un colpo solo il duo di attaccanti titolare e i giocatori che hanno fatto la differenza in questa stagione. Paulo Dybala ne avrà per qualche settimana, a meno di miracoli dagli esami strumentali. Per Tammy Abraham potrebbe volerci di meno, ma entrambi sicuramente non ci saranno nella partita contro i friulani. Per questa ragione, lo Special One dovrà affidarsi ancora una volta a Stephan El Shaarawy e Andrea Belotti, con la possibilità di riscattarsi per Lorenzo Pellegrini dopo il rigore sbagliato in Europa League.

Fermarsi ora sarebbe un delitto, ma l’Udinese ha dimostrato nelle ultime uscite di non essere affatto una squadra disposta a mollare. Nonostante l’assenza prolungata di Gerard Deulofeu, i friulani sembrano aver trovato nuovi equilibri offensivi, soprattutto grazie al lavoro certosino dei centrocampisti, capaci di organizzare al meglio l’azione, ma anche di inserirsi nell’area di rigore avversaria e nei suoi pressi con grande continuità. Insomma, vincerà chi difenderà meglio in questo caso, ma anche chi saprà innescare meglio le punte.

José Mourinho, in questa fase dell’anno, è chiamato a degli autentici miracoli per far sì di portare i suoi al successo e non serve tanto per capire che la classifica, a questo punto, non ammette errori e potrebbe portare in dote il grande obiettivo dei giallorossi: la qualificazione alla prossima Champions League. Lo Special One, con tutte le defezioni e la stanchezza evidente nella rosa, sta finalmente dando il meglio che può, organizzando comunque una manovra offensiva ben strutturata e che passa dagli affondi dei trequartisti e dei laterali di centrocampo, ma anche liberando al contropiede punte veloci ed esplosive, votate all’allungo e all’appropriazione dello spazio in avanti.

Proprio quelli da cui, insieme a Dybala ci si aspettava di più, e cioè Abraham e Belotti, però, finora hanno fallito nell’intento. Troppi i blackout che si sono visti in campo, troppi gli errori sotto porta e addirittura la continuità in campo, dato che spesso anche l’inglese ha perso il posto da titolare. Quando la Roma l’anno scorso alzava al cielo la Conference League, e con lui in campo da protagonista, ci si aspettava uno scenario ben diverso e, invece, la squadra della Capitale ha trovato altri interpreti e altri schemi, ma lui non ha brillato. Certo, di tempo per rifarsi ce n’è ancora tanto e chissà che contro l’Udinese non possa essere lui a caricarsi sulle spalle il peso dell’intera squadra. La Roma sicuramente non mollerà di un centimetro, perché altrimenti non sarebbe lei e non sarebbe neppure la squadra di Mourinho.

Se da un lato i padroni di casa hanno tutta l’intenzione di non sbagliare e di portare avanti la loro crociata per la Champions League, dall’altro lato i friulani vogliono metaforicamente appendere nella sala del trono la testa di un’altra big e dare ancora più risalto a una stagione finora a tratti esaltanti, altre volte meno, ma comunque buona. Il problema, anche in questo caso, sono le assenze che non sono poche e neppure facili da assorbire. Sottil dovrà cercare di motivare i suoi, farli stare al passo con la grinta che la Roma farà vedere in campo e soprattutto non dovrà dare metterla su un piano fisico e non tecnico, visto che andrebbe esattamente nel campo migliore dei diretti avversari. Se le cose dovessero andare per le lunghe e senza che il club capitolino trovi la via giusta per il gol, allora i bianconeri potrebbero davvero pensare al colpaccio. La gemma su cui basare tutto il finale di stagione.

Il meglio forse la Serie A stavolta se lo riserva alla fine, perché Fiorentina-Atalanta è una partita che poteva meritare ben altra classifica e in cui la mentalità offensiva di entrambe le squadre potrebbe regalare grosse soddisfazioni dal punto di vista del gioco e dello spettacolo. Ovviamente, la Viola affronterà la sfida con il consueto 4-3-3, ma su chi scioglierà in campo Vincenzo Italiano ci sono veramente tanti dubbi. Nico Gonzalez dovrebbe riposare dopo il colpo subito in Conference League, mentre potrebbe partire dal primo minuto uno scatenato Arthur Cabral che sta riuscendo ad andare in gol con una continuità impressionante, soprattutto rispetto alla prima parte di stagione. In ogni caso, di certezze ce ne sono ben poche per tutti gli altri calciatori, nelle consuete rotazioni dell’allenatore, in piena corsa per la vittoria della Coppa Italia e della coppa europea.

Dall’altra parte, l’Atalanta deve scrollarsi di dosso un momento di forma decisamente incerto, traballante e che è culminato nella sconfitta contro il Bologna che ha allontanato la Champions League. In attacco, Gian Piero Gasperini dovrebbe tornare ad affidarsi a Rasmus Hojlund e Ademola Lookman con Duvan Zapata inizialmente in panchina. Il tecnico spera di ritrovare la verve offensiva dei suoi migliori calciatori e sperando che entrino in forma proprio nella parte finale della stagione. E non sarebbe affatto banale in un momento in cui la maggior parte delle altre squadre sono impegnate nelle coppe europee e, quindi, potrebbero incorrere nuovamente in diversi passi falsi.

Vi abbiamo parlato di spettacolo perché un confronto tra Fiorentina e Atalanta, almeno per quello che hanno mostrato in diversi ambiti e contesti in questa stagione, parte certamente come una sfida equilibrata, una di quelle che non concede un netto possesso palla a nessuna delle due e in cui non ci sarà essenzialmente una squadra che avanza e mantiene il controllo, ma neppure una che resta dietro arroccata nella sua metà campo. Insomma, ci si può attendere di tutto, anche che non succeda nulla e che la stanchezza o le incertezza abbiano il sopravvento. Di certo, almeno sotto il profilo tattico, sarà interessante vedere un 4-3-3 sfidare un 3-4-1-2 e con tutto ciò che comporta nella gestione delle corsie laterali, nei singoli duelli che vedremo tra difensori e attaccanti, ma anche da chi riuscirà a prevalere tra due centrocampi profondamente diversi, ma entrambi ben strutturati rispetto al livello generale.

La grossa differenza che potrebbe far pendere la bilancia leggermente di più verso la Viola è sicuramente il fatto di aver trovato un bomber di primo livello come Arthur Cabral in grado di piazzarsi in area di rigore e spaccare da solo le partite. Uno come lui ormai è merce rara e sta mostrando in questa stagione di poter essere veramente l’elemento fa la differenza tra i successi e l’oblio. La Fiorentina farà di tutto per andare in avanti in Conference League e Coppa Italia, ed è già a buon punto, ma se la punta avesse mostrato un livello di forma del genere anche nella prima parte di stagione dove sarebbero ora i toscani? Difficile da dire, ma i suoi gol ora sono essenziali e l’Atalanta è già avvertita.

Al contrario, Gian Piero Gasperini, proprio in quello che sembrava il punto forte dei suoi ragazzi, si sta sciogliendo come neve al sole nel punto decisivo della stagione. Hojlund non ha ancora tutta quella continuità che i suoi tifosi si aspettano e Lookman è calato dopo metà stagione ad altissimi livelli e in cui ha colpito senza distinzione qualsiasi avversario gli si presentasse davanti. La speranza è un Duvan Zapata che praticamente non c’è mai stato per davvero possa tornare ai livelli che gli competono e sarebbe una boccata d’aria fresca per dare sfogo a tutte le occasioni che i bergamaschi costruiscono in ogni match. In ogni caso, non è un posticipo banale o da non tenere in considerazione, anche perché entrambe le squadre inseguono un piazzamento europeo che non è ancora per nulla utopia.

Dove vedere le partite di Serie A della 30esima giornata: Sky o DAZN, ecco la divisione

Piattaforma DAZN su cui vedere le partite di Serie A – Nanopress.it

Come ogni settimana, tutte le partite saranno trasmesse in streaming e sull’app da DAZN, scaricabile anche sullo Sky Q. Le tre partite che, invece, saranno visibili sull’azienda di Murdoch sono Spezia-Lazio, Inter-Monza e Lecce-Sampdoria. Le prime due saranno sfide fondamentali per la corsa alla Champions League, la terza per la salvezza. Chi volesse seguire interamente Milan, Napoli, Juventus e Roma, quindi, dovrà per forza sintonizzarsi su DAZN. Sempre per quanto riguarda lo streaming, ribadiamo invece che gli eventi saranno visibili anche su Sky Go.

 

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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