“Chiederemo al Premier di modificare il Dpcm»: con queste parole l’ex premier Matteo Renzi attacca l’ultima ordinanza firmata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte per prevenire il diffondersi dei contagi da Covid-19. «Teresa Bellanova, da ministra delegata, sta combattendo per i ristoranti e soprattutto per la filiera collegata. Elena Bonetti, da professoressa universitaria prima ancora che da ministra, sta chiedendo quali siano i modelli matematici che supportano le decisioni del Governo”, ha aggiunto Renzi.
Le modifiche chieste per la ristorazione
“Alcuni amici hanno lanciato una petizione per tenere aperti i luoghi di cultura e le palestre”, ha spiegato l’ex segretario del Pd, che si è poi schierato con chi è impiegato nel mondo della ristorazione, un settore che sarà probabilmente tra i più colpiti dal nuovo Dpcm. “In Parlamento, chiederemo che il Presidente Conte valuti di seguire la stessa strada intrapresa dal Presidente dell’Alto Adige, che ha firmato un’ordinanza che prevede che i ristoranti siano aperti fino alle 22. Per quanto riguarda la ristorazione, è bene ricordare che i dati Istat – che mettono insieme alberghi, ristoranti e bar – ci dicono che il valore aggiunto 2019 di questo aggregato è di 64 miliardi di euro, quasi equivalente a quello di tutto il comparto edilizio”.
Matteo Renzi: “Al cinema o a teatro non si rischia di morire”
“Mi ha colpito che proprio il Ministro della Cultura abbia giustificato la chiusura dicendo che dobbiamo salvare vite umane. Io dico che certo, è vero, vogliamo salvare vite umane. Ma basta essere andati al cinema o al teatro, in queste settimane, per capire che non sono posti dove si rischia di morire, ma dove – anzi – si impara a vivere meglio”, ha spiegato nella sua ENews.
Dario Franceschini: “Avevamo il dovere di intervenire subito con misure drastiche”
Parole, quelle di Renzi, in deciso contrasto con l’idea del ministro della Cultura, Dario Franceschini, che in un videomessaggio su Facebook ha appoggiato pienamente il Dpcm, nonostante le difficolta del settore. “Ho ricevuto molti appelli del mondo della cultura. Tutto comprensibile perché c’è una grande preoccupazione per la chiusura dei luoghi della cultura, che in Italia è centrale”, ha detto il ministro. Ma “forse non si è capito a che punto siamo. Avevamo il dovere di intervenire subito con misure drastiche. Per questo la chiusura delle attività non è stata legata a una scelta gerarchica di importanza ma dall’esigenza di ridurre la mobilità delle persone”.
Nicola Zingaretti: “Non si può stare con un piede in due staffe”
L’ex vice segretario del Pd, Andrea Orlando risponde: “Ricordo nitidamente i giorni nei quali i ministri, finito il Cdm, andavano in piazza a manifestare contro il governo. Tempi assai più semplici di questi eppure non andò bene allora, per il governo ma ancor più il Paese”. Ma le parole più dure arrivano dal segretario Dem Nicola Zingaretti, soprattutto dopo che anche il viceministro della Salute Sileri si è detto non «pienamente d’accordo» con il provvedimento. “È sempre stato sbagliato, ma ora stare con i piedi in due staffe è eticamente intollerabile. In gioco c’è la vita delle persone. L’Italia si aspetta da chi ha responsabilità di governo, serietà e autorevolezza”, ha dichiarato Zingaretti.