Nel discorso tenuto all’ONU, Mario Draghi ha sottolineato che l’Italia resterà con Ue e Nato. Il premier ribadisce la propria posizione contraria a Putin.
Durante l’assemblea dell’ONU, Mario Draghi ha ribadito che la comunità internazionale deve restare compatta e mantenere la propria posizione di rifiuto nei confronti delle azioni di Mosca che sta compiendo diverse violazioni del diritto internazionale, a partire dai referendum per l’indipendenza del Donbass. Inoltre, evidenzia come le sanzioni nei confronti del Cremlino abbiano avuto un “effetto dirompente” sia sull’economia russa che sulla macchina bellica. Ecco i punti affrontati dal premier nel suo discorso all’ONU.
Durante il suo discorso all’ONU, Mario Draghi ha ribadito che l’Italia resterà con Unione Europea e Nato e che continuerà a mantenere la sua posizione avversa nei confronti della Russia fino al termine della guerra che Putin ha scatenato contro l’Ucraina.
In attesa del discorso di Vladimir Putin, il premier italiano invita tutti a non creare divisioni e a restare uniti di fronte alle provocazioni lanciate dal capo del Cremlino, al fine di tutelare il futuro dell’Europa.
La convivenza civile tra i paesi e la sicurezza sul piano internazionale – come sottolinea il primo ministro – sono concetti che sono stati violati dall’invasione compiuta dalla Russia in Ucraina, che ha destabilizzato la sicurezza costruita in diversi anni: “Eravamo convinti di non dover più assistere a guerre di aggressione in Europa“, ha ribadito il premier.
Draghi, inoltre, ha spostato l’attenzione sui referendum indetti dai russi per i quali si valutano nuove sanzioni contro il Cremlino. Quelle già imposte, dice Draghi, hanno già avuto effetto sia sulla “macchina bellica russa” che sull’economia del paese.
Ciò è avvenuto anche grazie alla compattezza e all’unione dimostrata dai paesi membri, che hanno sostenuto l’Ucraina nel momento di maggiore bisogno, nonostante la Russia abbia usato il “gas come arma di ricatto“.
Pertanto è fondamentale che gli stati europei si sostengano l’un l’altro, per il premier, al fine di garantire supporto, di conseguenza, a Kiev. Draghi, infine, ricorda il discorso sulla cooperazione che, nel 1988 all’Unga, fu pronunciato da Michail Gorbačëv, sperando che, in futuro, la Russia ritorni a rispettare i principi che sottoscrisse nel lontano 1945, facendo un passo indietro e scegliendo la via della pace del dialogo e non quella della guerra per affermarsi sui territori limitrofi.
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