Draghi andrà ad incontrare Biden. La possibile visita era in programma da giorni, e oggi c’è stata l’ufficialità. I rapporti Italia-Usa al centro dei colloqui.
Il Premier italiano Mario Draghi, andrà ufficialmente in visita negli Stati Uniti d’America dopo domani, il 10 maggio. Draghi incontrerà il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, per discutere dei rapporti fra i due paesi, e della delicata situazione internazionale.
Il viaggio era programmato da tempo, ma da pochi giorni si è saputo con esattezza il giorno preciso della visita. Un incontro che coincide in un momento molto particolare, a causa della situazione internazionale, in questo periodo critica, visto la guerra che la Russia ha scatenato in Ucraina.
Dall’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio, come d’obbligo, nel caso del Paese che diplomaticamente e storicamente è più vicino all’Italia, si sono solo spese parole di elogio nei confronti di questo incontro. Palazzo Chigi si è subito affrettato a dichiarare che i rapporti e l’amicizia tra i due paesi sono così saldi, che la visita di Draghi servirà solo a rinforzare la partnership tra Italia e Usa.
Tutto molto semplice e scontato, apparentemente. Perché sono molti in Italia, a partire anche da partiti politici che appoggiano il premier, a storcere un poco il naso per il modo in cui l’amministrazione americana sta affrontando il conflitto in Ucraina.
Biden e co., dall’inizio del conflitto, hanno tenuto un atteggiamento molto aggressivo nei confronti della Russia, cercando ogni momento e ogni situazione per mettere in difficoltà o far arrabbiare Putin. Senza parlare poi della decisione, praticamente unilaterale, di inviare massicci invii di armi agli ucraini.
Queste iniziative hanno infastidito politici e parte dell’opinione pubblica italiana, perché come tutti sappiamo, a decidere sono sempre gli Usa, visto la potenza economica e di armamenti che hanno a disposizione. La Nato sono loro, e gli italiani debbono accettare sempre di buon grado, in silenzio.
Ma la questione non è se aiutare o meno l’Ucraina, in questo sono tutti d’accordo. Il problema è che gli americani non dipendono dal gas russo, non hanno problemi di approvvigionamento di petrolio, non hanno una guerra a pochi chilometri di distanza. E, infine, non hanno neanche il problema di gestire milioni di profughi in fuga. Però, pur stando dall’altra parte del mondo, ne vogliono decidere le sorti.
Ora, dicono i critici, non il momento di tirare fuori la litania che gli Usa vogliono sempre comandare, anche in casa d’altri. E bisogna mostrarsi tutti uniti contro il dittatore Putin, senza mostrare crepa alcuna. Ma molti sperano che verrà il giorno in cui ci affrancheremo dagli Stati Uniti. In amicizia e rispetto, ma lo faremo.
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