Lo ha dichiarato il premier italiano Draghi durante la sua missione in Israele, dove ha incontrato, a Gerusalemme, gli esponenti del governo nazionale.
Il viaggio diplomatico si inserisce all’interno dei tentativi del governo di ridefinire i suoi rapporti di alleanza internazionale dopo l’aggressione della Federazione Russa ai danni dell’Ucraina.
Ad aprire la due giorni dell’ex banchiere della BCE nelle terre bibliche vi è la visita al museo dell’Olocausto Yad Vashem di Gerusalemme.
All’interno del memoriale fondato nel 1953 in ricordo di quanti persero la vita nell’eccidio nazista (sia ebrei sia non ebrei oppostisi allo sterminio), l’inquilino di palazzo Chigi, accompagnato dal direttore del museo Dani Dayan e dal Ministro locale della Giustizia Gideon Saar, porge un rispettoso omaggio a quanti morirono in difesa della libertà e dell’umanità.
Inevitabile il collegamento con la situazione attuale dell’Ucraina, accusata a sproposito di revanscismo nazionalsocialista e costretta a difendersi da un invasore che vuole privarla di libertà e concordia.
L’impegno dell’Italia in difesa dell’uomo e della sua dignità si manifesta infatti fin nella costituzione patria, in cui all’articolo 3 si ribadisce l’impegno della repubblica romana ad ottemperare quanto necessario per garantire una degna vita ad ogni cittadino.
A seguito della visita museale si è svolto il colloquio con il primo ministro israeliano Naftali Bennett. In questo Draghi ha confermato la bontà della collaborazione tra i due paesi, in particolare in campo medico e scientifico, auspicando un allargamento e rafforzamento delle intese con la nazione del Vicino Oriente.
Tuttavia al centro del dialogo non poteva non esservi la questione ucraina che vede entrambi i premier impegnati in un difficile percorso di mediazione.
In particolare Bennett si è distinto, soprattutto nella prima fase del conflitto, nel proporsi quale possibile interlocutore delle parti belligeranti, ciò anche per la massiccia presenza di ebrei di origine slava sul suolo di Gerusalemme.
Nonostante gli scarsi risultati dell’operazione, cosa che finora lo accomuna a chiunque altro abbia tentato questa interposizione, Israele resta fondamentale per due vertenze: gas e grano.
Il primo aspetto richiama il giacimento Leviathan, una riserva da poco scoperta e ricchissima di idrocarburi, a cui l’Italia vorrebbe attingere attraverso il gasdotto East-Med (Turchia permettendo).
Sulla questione grano ucraino e come sbloccarlo dal porto di Odessa affinché raggiunga le destinazioni africane e mediorientali prestabilite, i due leader convengono sulla pregnanza del tema e sul poco tempo a disposizione per agire.
I corridoi terrestri che Kiev sta predisponendo con Polonia, Romania e Baltici sono una soluzione di ripiego; resta preferita la più diretta e meno costosa via navale tramite il Mar Nero.
Ciò spiega anche il viaggio diplomatico, che avverrà ad inizio luglio, del Presidente del Consiglio ad Ankara, dove la crisi alimentare dei cereali sarà affrontata assieme al premier turco Erdogan.
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