Israele è protagonista, oggi, di un’altra manifestazione popolare, per la precisione la terza che il Movimento di protesta ha voluto ribattezzare la Giornata della Resistenza contro la riforma giudiziaria, che vede già migliaia di persone riversate per le strade di Tel Aviv e, soprattutto, intorno ai punti strategici come l’autostrada Ayalon ma anche l’aeroporto Ben Gurion, dov’è atteso nel pomeriggio Benjamin Netanyahu e dal quale prenderà un volo che lo porterà a Roma per incontrare domani la premier Meloni.
Da dieci settimane la popolazione di Israele sta manifestando, stando contro il governo, che ha avanzato diverse riforme legislative e questo non appena entrato ufficialmente in gioco all’inizio del 2023. Tra le riforme una in particolare ovvero la riforma giudiziaria ha generato caos interno e una crisi politica profondissima, proprio nel mezzo di una crisi internazionale dovuta all’inasprimento del conflitto tra forze israeliane e milizie palestinesi ribelli. Una tensione che è stata alimentata, però, dalle stesse autorità israeliane, che hanno attuato provocazioni mirate a colpire il popolo islamico, come per esempio la passeggiata alla Spianata delle moschee effettuata dal ministro della Difesa Ben Gvir fino ad arrivare ai raid compiuti nei campi profughi di Jenin e Nablus e sfociati poi in una reciproca guerriglia, fatta di attacchi sia a terra che tramite razzi ed droni, che hanno fatto riemergere la paura di un’Intifada palestinese, dato che le provocazioni israeliane non cessano.
Netanyahu procede per la sua strada e, nonostante le centinaia di migliaia di persone che si oppongono ai disegni di legge concordati da lui e dai suoi ministri di ultradestra, e oltretutto crede e afferma di fare il bene di Israele e anche le sua azioni hanno come fine la pace.
Giornata della resistenza israeliana contro la riforma giudiziaria
Oggi, 9 Marzo, è stata organizzata una terza giornata di sciopero nazionale, ma questa volta la manifestazione e stata intitolata Giornata della Resistenza israeliana. Da oltre dieci settimane la popolazione di Israele si sta battendo assieme all’opposizione e ad esponenti di spicco di ogni categoria lavorativa, contro un disegno di legge, che penalizza in maniera importante il paese e rischia di far retrocedere la democrazia di Israele e gettarla nelle mani della classe politica, che avrebbe il pieno controllo dell’ambito giudiziario e controllerebbe, inoltre, anche le decisioni della Corte Suprema dato che la riforma prevede che il Parlamento possa contestare, per l’appunto, una decisione della Corte Suprema attuando una votazione richiesta, anche soltanto da un unico deputato, che, nel caso in cui veda il parere favorevole di 61 parlamentari su 120, avrebbe la possibilità per legge di annullare la precedente sentenza dell’Alta Corte.
L’opposizione con il supporto del leader Gantz e Lapid hanno chiesto alla popolazione di manifestare per non vedere minati i diritti conquistati fino ad oggi e gettare il Israele nelle mani di un regime autoritario di ultradestra, che ha lo stampo di regime dittatoriale ma millanta la democrazia.
Il popolo è focalizzato o nel portare avanti una protesta che riesca a interrompere il procedimento legislativo. Anche il presidente Hergoz chiede di dimostrare capacità di coesione altrimenti si rischia un’esplosione di Israele che proviene dall’interno. Numerosissime classi di lavoratori e professionisti hanno preso parte alle proteste partendo da insegnanti e professori fino ad arrivare a me dice di infermieri ma anche ex magistrati, avvocati ed esponenti di spicco dell’economia e israeliana.
Anche le autorità internazionali hanno mostrato la loro preoccupazione in merito alla riforma, che priverebbe dell’imparzialità la Corte Suprema di Israele e, per questo, i cittadini hanno deciso di non mollare e continuare la loro battaglia già nelle prime ore della mattinata sono state prese d’assalto le strade che portano all’aeroporto con la speranza di riuscire a fermare il viaggio è previsto per Roma del premier Netanyahu, ma anche le zone portuali sono state circondate da parte dei riservisti militari, che hanno deciso anch’essi di unirsi alla protesta contro la riforma del governo israeliano.
Il primo ministro però non sembra preoccupato, più di tanto, della situazione attuale anche se si trova completamente sommerso dalle rivolte e ha scelto di posticipare di un’ora la partenza per Roma, prevista per il pomeriggio, in quanto ha intenzione di incontrare il funzionario statunitense Austin e riguardo al suo incontro con la premier Meloni, previsto per domani, ha dichiarato a La Repubblica, nella prima intervista rilasciata dall’inizio delle proteste ad un giornale estero, il suo punto di vista riguardo alla situazione attuale d’Israele.
Le parole del primo ministro israeliano Netanyahu
Il premier israeliano Netanyahu si trova sommerso da critiche e proteste interne ad Israele ma anche internazionali, a causa delle vicende sopra elencate. Domani è in previsione una visita A Roma dove incontrerà la premier Giorgia Meloni e ha deciso di rispondere alle domande de la Repubblica in merito ai propositi per l’incontro in programma ma, soprattutto, anche in merito alla sua posizione riguardo la rivolta popolare e riguardo alle critiche mosse dalle autorità internazionali.
Per quanto riguarda era il rapporti con l’Italia Netanyahu ha specificato che le relazioni bilaterali sono buone, ma che vorrebbe vedere più cooperazione economica, in quanto entrambe le nazioni potrebbero trarne sicuro vantaggio. Ha anche precisato che, nel colloquio con la presidente del consiglio italiano, avrebbe parlato della possibilità di esportare gas, della modalità nella quale si potrebbe raggiungere l’Italia da Israele dato che lo stato ne è ricco e potrebbe apportare beneficio allo sviluppo italiano.
Il premier ha precisato anche che è necessario però un processo che avvicini le azioni dell’italia anche a livello europeo dell’Italia a ciò che traspare invece nelle relazioni bilaterali allineandole. Questo perché secondo Netanyahu i rapporti bilaterali italiani e israeliani sono ottimi, ma quando si tratta di andare a compiere scelte che comprendono organizzazioni europee come l’Onu o l’Unione Europea ha notato che, nella maggior parte dei casi, l’Italia ha votato contro le autorità israeliane e questo si contrappone invece a buoni rapporti bilaterali.
La priorità per il premier israeliano è che venga riconosciuta a Gerusalemme anche dall’Italia e che il passato riesca ad insegnare che, nonostante tutto, si può avere una coesione una collaborazione che riesca a giovare ad entrambe.
Quando gli è stato chiesto di esprimere la sua opinione riguardo l’attuale situazione israeliana Netanyahu ha accettato e spiegato il suo punto di vista in maniera precisa.
Il giornalista di Repubblica a posto a Netanyahu la domanda sul perché procedano lo stesso verso la riforma giudiziaria nonostante si evinca chiaramente un’opposizione popolare diffusissima.
Il primo ministro israeliano ha risposto: “Perché nella popolazione è molto forte la richiesta di riequilibrare la bilancia dei poteri fra esecutivo, legislativo e giudiziario. Il problema nasce dal fatto che il potere giudiziario ha avuto un iperattivismo e ha poteri straordinari, che sbilanciano questo equilibrio. Dunque, bisogna intervenire con una riforma. Il potere giudiziario deve essere indipendente, non onnipotente. Questa è la sostanza del dibattito. Le proteste sono parte naturale di questo confronto ma credo che le supereremo”.
Ha poi continuato spiegando che la realtà dei fatti è completamente opposta a ciò che crede la popolazione ovvero: “la democrazia non solo non è a rischio ma uscirà rafforzata da una riforma della giustizia che per una parte schiacciante della popolazione è necessaria. La democrazia è frutto del bilanciamento della volontà popolare con il risultato delle elezioni. Tutelare il diritto delle minoranze dunque è fondamentale. L’equilibrio dei poteri serve proprio a questo ma negli ultimi trenta anni in Israele è venuto meno per lo strapotere del giudiziario”.
Netanyahu ha poi spiegato che sarebbe disposto anche in merito alla questione nella Palestina ad avviare possibili colloqui che possano portare una negoziazione, ma questo potrebbe avvenire soltanto nel caso in cui l’Arabia Saudita decida di rientrare mi hai fatto internazionale che prevederebbero controllo sulle popolazioni islamiche e sui loro obiettivi punto ha precisato che, nonostante ciò che viene riportato attraverso le notizie mediatiche dall’opinione pubblica, l’unico stato in Medio Oriente ad essere una democrazia è proprio Israele.
Ha riferito a Repubblica inoltre che provato più volte volte a contrastare il terrorismo palestinese con le buone maniere ma ciò non ha mai portato a una soluzione reale del conflitto e, pertanto, ha deciso di attuare l’altra scelta ovvero utilizzare la coercizione e la difesa militare per combattere un fenomeno radicato e, a suo avviso, è un modo per arrivare comunque alla pace.
Oggi Netanyahu arriverà a Roma e ha dovuto per l’occasione cambiare i suoi piani, dato che i piloti riservisti hanno deciso, inizialmente, di non accompagnare il politico nel viaggio in Italia e proprio in questo momento la popolazione sta cercando con tutti i mezzi possibili di bloccare l’aeroporto e la partenza del primo ministro.