La Cina si appresta ad accogliere il funzionario degli Stati Uniti per il clima Kerry, che segna il secondo incontro nel giro di pochissime settimane dopo la visita della segretaria al tesoro Yellen che ha concluso da poco la sua visita di quattro giorni a Pechino. Mentre Gli USA sperano in un riavvicinamento che potrebbe avere un’ulteriore spinta proprio da questo summit emerge dalle autorità taiwanesi che l’esercito cinese ha deciso di attuare un’esercitazione sia aerea che marittima intorno all’isola ritenuta ribelle e questa sembra non essere una scelta casuale.
L’aeronautica e la marina cinesi stanno attualmente preparando una grande esercitazione militare al largo delle coste del sud e del sud-ovest di Taiwan, coinvolgendo aerei da combattimento, bombardieri e navi da guerra. Questa notizia proviene dal ministero della Difesa dell’isola autogovernata, che conferma l’organizzazione dell’evento.
Sebbene la Cina consideri Taiwan come parte integrante del proprio territorio, il governo di quest’ultimo si è sempre opposto a questa prospettiva, sostenendo invece l’indipendenza dell’isola. Negli ultimi anni, il governo cinese ha intensificato la pressione militare sulla regione, inviando regolarmente aerei da guerra nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan (ADIZ). Questa nuova dimostrazione militare non fa altro che alimentare timori della comunità globale in merito alla stabilità della regione e alle potenziali mosse future della Cina.
La Cina ha già organizzato due esercitazioni militari intorno a Taiwan, una lo scorso agosto e l’altra ad aprile di quest’anno. La tensione è aumentata ulteriormente quando, ad agosto, la Cina ha iniziato a far volare aerei militari attraverso la linea mediana dello Stretto di Taiwan, che in passato aveva sempre rappresentato una barriera non ufficiale tra i due territori.
Pechino ha anche dichiarato apertamente di non escludere l’uso della forza per prendere il controllo di Taiwan. Il ministero della Difesa di Taipei ha riferito mercoledì che nelle ultime 24 ore sono stati rilevati 32 aerei dell’aeronautica cinese entrare nella zona di identificazione della difesa aerea dell’isola.
Tra questi aerei vi erano quattro bombardieri H-6 con capacità nucleari, che hanno effettuato un volo a sud di Taiwan e sul Pacifico prima di fare ritorno in Cina, come confermato dal ministero. Il giorno precedente, il ministero aveva riferito che gli aerei cinesi stavano svolgendo un addestramento congiunto con le navi cinesi a sud di Taiwan e che quattro navi da guerra cinesi erano impegnate in “pattuglie di prontezza al combattimento“. La situazione rimane quindi estremamente tesa e preoccupante per la stabilità della regione.
L’attenzione su Taiwan è aumentata in maniera repentina a seguito dell’avvicinamento dell’amministrazione Biden e quindi degli Stati Uniti all’isola ritenuta ritenuta ribelle e nonostante si cerchi di appianare le dispute diplomatiche, nate intorno all’argomentazione della riunificazione di Taiwan alla Cina continentale e il nervosismo in merito a Taipei è palpabile e ben evidente.
Secondo il ministero della Difesa di Taiwan, le proprie forze armate hanno inviato aerei e navi per monitorare le attività cinesi nell’area. L’ADIZ, zona di identificazione della difesa aerea, è uno spazio più ampio che Taiwan pattuglia per avere più tempo per rispondere alle possibili minacce.
La Cina non ha commentato le ultime esercitazioni o quelle segnalate da Taiwan nell’ultimo mese. Tuttavia, a giugno, Taipei ha riferito di otto aerei da guerra cinesi che hanno attraversato la linea mediana avvicinandosi alla zona contigua dell’isola, posta a 44 km dalla costa.
Va sottolineato che le autorità di Taipei definiscono il proprio spazio territoriale a 22 km circa dalla costa che equivalgono circa 12 miglia nautiche, e va precisato inoltre che il governo non ha riferito di velivoli militari cinesi che hanno attraversato tale confine.
Il governo di Taiwan respinge le rivendicazioni di sovranità della Cina e sostiene che solo il popolo dell’isola può decidere del proprio futuro. Il paese si sta preparando per le esercitazioni militari annuali Han Kuang, che inizieranno il 24 luglio e si concentreranno sulla difesa del territorio, sulla conservazione delle forze e sul coordinamento civile-militare.
Alcune delle esercitazioni simuleranno un attacco dell’Esercito popolare di liberazione cinese e gli sforzi dell’esercito taiwanese per preservare le proprie forze. Il maggiore generale Lin Wen-huang, capo della sezione di pianificazione delle operazioni congiunte del ministero della Difesa, ha anche annunciato che ci sarà un attacco aereo simulato dell’EPL all’aeroporto internazionale di Taiwan Taoyuan.
Proprio nel momento in cui sono state avviate questo esercitazioni militari provocatorie su larga scala Pechino si appresta ad accogliere il funzionario statunitense che si occupa del problema del clima e del cambiamento climatico Kerry. non è chiaro però se si tratti o meno di un segnale volto a far comprendere, nonostante Xi Jinping sia stato molto chiaro riguardo alla riunificazione taiwanese, la posizione della Cina in merito eventuali intromissioni in questo ambito.
L’inviato presidenziale speciale degli Stati Uniti per il clima, John Kerry, si recherà a Pechino la prossima settimana per discutere le strategie per limitare il riscaldamento globale. Questo incontro avviene in un momento in cui le due maggiori economie mondiali stanno cercando di impegnarsi nuovamente su molteplici questioni, dopo un periodo di forte distacco.
Kerry arriverà a Pechino domenica e partirà il 19 luglio. Durante la sua visita, è previsto che incontri Xie Zhenhua, il rappresentante cinese per il cambiamento climatico, con il quale ha stabilito un forte rapporto di lavoro in passato.
L’ufficio di Kerry ha affermato che l’incontro sarà un’opportunità per discutere la collaborazione tra Stati Uniti e Cina per affrontare la crisi climatica globale, nonché per coordinare gli sforzi in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP26) prevista per novembre.
La visita di Kerry a Pechino arriva in un momento in cui le relazioni tra Stati Uniti e Cina sono tese su molteplici questioni, tra cui commercio, tecnologia, diritti umani e sicurezza regionale. Tuttavia, la lotta contro il cambiamento climatico è una delle poche aree in cui le due parti sembrano essere in grado di collaborare. Questo incontro potrebbe quindi rappresentare un’opportunità per rafforzare la cooperazione tra gli Stati Uniti e la Cina su una questione di grande importanza per il futuro del pianeta.
Nell’ambito della lotta al cambiamento climatico Washington e Pechino sono sicuramente in prima linea e necessitano di cooperazione per poter tentare di recuperare un minimo gli errori fatti globalmente fino ad oggi e per impostare nel prossimo futuro un percorso volto alla salvaguardia dell’ambiente che ci circonda.
Durante gli incontri con i funzionari cinesi, il segretario Kerry si propone di impegnarsi con la Pechino per affrontare la crisi climatica, aumentando l’attuazione e l’ambizione per raggiungere gli obiettivi fissati e promuovendo una COP28 di successo.
Questo è ciò che è emerso direttamente dall’ufficio di Kerry il quale ha rilasciato una dichiarazione ufficiale tramite un comunicato stampa e si riferisce un comunicato stampa, che si riferisce al formale titolo della Repubblica popolare cinese e alla Conferenza Onu Sul cambiamento climatico che si terrà negli Emirati Arabi Uniti il prossimo inverno.
La visita di Kerry segue quella della segretaria al Tesoro Janet Yellen, la quale ha fatto appello alla Cina per la cooperazione sui cambiamenti climatici e altre sfide globali, invitando la Cina a non lasciare che i disaccordi sul commercio e altri fattori irritanti interrompano le relazioni.
Durante il suo incontro con il vice premier cinese He Lifeng, Yellen ha anche difeso le restrizioni statunitensi sulle esportazioni di tecnologia che irritano Pechino, sottolineando l’importanza di mantenere le relazioni economiche e finanziarie tra i due paesi in crescita nonostante le divergenze su alcune questioni.
In sintesi, gli Usa sembrano impegnati a collaborare con la Cina per affrontare la crisi climatica globale, nonostante le tensioni e i disaccordi in altri ambiti. Questo potrebbe rappresentare un’opportunità per superare le divergenze in altro ambito ma alla luce della dimostrazione militare cinese intorno a Taiwan, non sembra avere la stessa valenza e funzione auspicata.
La scelta del governo cinese di attuare queste esercitazioni intorno ai Taiwan in un momento nel quale Gli Usa hanno iniziato un percorso diplomatico focalizzato al ripristino dei rapporti bilaterali sembra mostrare, chiaramente, la volontà di Pechino di far presente che la questione della riunificazione è qualcosa di fondamentale e non contestabile per il quale non verrà accettata intromissione esterna.
Durante i giorni trascorsi In Cina il segretario di Stato usa blinken ha avuto modo di confrontarsi direttamente con il presidente che Xi Jinping e a precisato di aver cercato di stabilizzare il rapporti tra Washington e Pechino che sono deteriorati in maniera repentina negli ultimi mesi.
Nonostante i tentativi effettuati dalle autorità statunitensi, la richiesta di migliorare le comunicazioni in ambito militare è stata respinta.
Blinken ha sottolineato che le comunicazioni tra i militari sono cruciali per evitare eventuali errori di calcolo che potrebbero portare a conflitti, in particolare per quanto riguarda Taiwan, l’isola autogovernata rivendicata dalla Cina come parte del proprio territorio.
Le visite effettuate dai funzionari usa delle ultime settimane In Cina riflettono l’impegno che Washington mette nel percorso di riconciliazione in ambito economico e sulla sicurezza e difesa con Pechino. La questione economica è un punto molto importante nelle disputa Tra le due grandi potenze globali, la guerra dei chip riconducibile ai semiconduttori che sono necessari nella tecnologia avanzata sia in ambito militare che in quello delle produzioni di auto elettriche e questo componente ha visto come essenziale per lo sviluppo tecnologico futuro E in moltissimi settori differenti. Proprio per questo è diventato un punto focale della guerra tecnologica tra usa e Cina e entrambe hanno posto le limitazioni e divieti che hanno rigenerato caos per entrambe le potenze contrapposte.
Pechino ha interrotto le discussioni sul clima con gli Stati Uniti lo scorso agosto come rappresaglia per una visita della portavoce della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi a Taiwan.
L’inviato presidenziale speciale degli Stati Uniti per il clima, John Kerry, ha affermato che la Cina deve intensificare i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio, che prevedono di raggiungere il picco di produzione entro il 2030 e diventare carbon neutral entro il 2060. Tuttavia, il governo cinese si è finora rifiutato di eliminare gradualmente le centrali a carbone, sostenendo che la Cina è ancora una nazione in via di sviluppo e non dovrebbe essere tenuta agli stessi standard climatici degli Usa e delle altre grandi potenze occidentali.
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