Questo è un periodo molto difficile per Credit Suisse, l’istituto bancario che negli ultimi tre mesi ha perso 61 miliardi di asset.
Grazie all’azzeramento dei bond At1, l’istituto è in utile di 12,4 miliardi.
In molti sono coloro che hanno preso la decisione di ritirare i propri soldi dalla banca Credit Suisse nonostante il salvataggio che ha fatto UBS. Infatti, durante i primi tre mesi del 2023, l’istituto elvetico si è trovato di fronte ad un enorme deflusso netto di asset che, al livello economico, equivale a 61,2 miliardi di franchi insieme al 5% degli asset che gestiva durante le ultime settimane del 2022.
Fino ad oggi, tali deflussi, sono andati a diminuire poco alla volta anche se per il momento non c’è stata ancora nessuna inversione. Questo è ciò che è stato condiviso attraverso una nota riguardo ai risultati trimestrali i quali sono terminati con un utile di 12,4 miliardi di franchi mentre, per quanto riguarda le perdite, il valore è pari a 1,39 miliardi se si fa il confronto con lo stesso periodo dello scorso anno.
Tutto ciò è accaduto a seguito della cancellazione di 15 miliardi di Franchi di Bond At1. Durante la seconda metà del mese di marzo, l’istituto bancario Credit Suisse si è trovato di fronte a degli enormi ritiri di depositi in contanti insieme all’assenza di rinnovi dei depositi vincolati a scadenza. Una situazione che si traduce in una perdita di 67 miliardi di franchi.
Nel comunicato dedicato ai risultati trimestrali della banca inoltre si legge che tali deflussi sono stati molto più alti durante i giorni seguenti e precedenti all’annuncio della fusione insieme ad UBS “si sono stabilizzati a livelli molto più bassi ma non hanno ancora invertito la tendenza al 24 di aprile”.
Era il 19 marzo il giorno in cui, attraverso una nota congiunta, Credit Suisse e UBS resero pubblica la loro intenzione di effettuare una fusione proprio a causa delle difficoltà economica che si trovava a vivere la banca che vedeva Ulrich Körner alla direzione. In base a ciò che prevede l’accordo, ogni azionista di Credit Suisse otterrà un’azione di UBS per 22,48 azioni di Credit Suisse. In poche parole si fa riferimento ad un’operazione da 3 miliardi di franchi svizzeri che terminerà entro la fine del 2023.
Se è stato possibile proseguire con tale operazione il merito va al sostegno del governo federale svizzero insieme alla Banca Nazionale Svizzera e alle autorità della vigilanza Svizzera sui mercati finanziari. In occasione della chiusura di questo accordo, UBS ha richiesto la presenza di Sergio Ermotti, il suo storico CEO. Infatti il 29 marzo UBS ha accettato le dimissioni di Ralph Hamers per aprire le porte a Ermotti in qualità di CEO presidente esecutivo del Borgo.
In base a ciò che riporta Bloomberg, durante i primi giorni di aprile, la procura Svizzera data inizio ad un’indagine riguardo all’operazione che il governo ha mediato inerente all’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS così che si possano scoprire degli eventuali reati. All’interno di una nota è possibile leggere che la procura “vista la rilevanza degli eventi, vuole adempiere in modo proattivo al suo mandato e alla sua responsabilità di contribuire a una piazza finanziaria svizzera pulita e ha istituito un monitoraggio con lo scopo di adottare misure immediate in caso di qualsiasi circostanza che rientri nella sua giurisdizione”.
Inoltre, in base a ciò che afferma il quotidiano svizzero SonntagsZeitung, a causa della fusione verrà eliminata il 30% della forza lavorativa la quale si traduce in 11.000 dipendenti nella sede svizzera e altri 25.000 sparsi nel resto del mondo.
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