Dal 26 settembre, il giorno dopo le elezioni politiche stravinte dal centrodestra capitanato da Giorgia Meloni, la presidentessa del Consiglio in pectore non ha mai smesso di lavorare per la squadra di governo. Nomi di alto profilo, certo, ma anche un puzzle da incastrare con le richieste degli alleati.
Il tira e molla con Silvio Berlusconi verte sul ruolo da affibbiare a Licia Ronzulli. La senatrice di Forza Italia, stretta collaboratrice del Cav, ha messo gli occhi sul ministero della Salute, ma la leader di Fratelli d’Italia non sarebbe così convinta. Con Matteo Salvini la partita è ancora più complicata: il numero uno della Lega brama un ritorno al Viminale, ma è nettamente in svantaggio rispetto agli altri candidati, per questo il Capitano pensa a un nuovo dicastero, quello della Famiglia e della Disabilità.
La squadra di governo di Meloni è tutt’altro che fatta: il nodo Ronzulli e i nomi di alto profilo
Lo sta ripetendo come un mantra, Giorgia Meloni: la sua squadra di governo deve essere di alto profilo. Anche ieri, in un tweet, la leader di Fratelli d’Italia e futura e prima presidentessa del Consiglio donna della storia italiana ha ribadito che si lavora perché il Paese “torni a pensare in grande“.
Siamo al lavoro per una squadra di Governo di alto profilo che metta al centro della sua azione la difesa dell’interesse nazionale e dei cittadini. Vogliamo un’Italia che torni a pensare in grande.
— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) October 6, 2022
Come in grande ci sta pensando lei. Il no al ministero dell’Economia e delle Finanze di Fabio Panetta, membro esecutivo della Banca centrale europea, è dato quasi per certo, e per questo la vincitrice delle politiche ha ripiegato per un altro tecnico per sostituire Daniele Franco. In pole rimane Domenico Siniscalco, che a via XX settembre è già stato ai tempi del secondo e terzo governo di Silvio Berlusconi.
Poi c’è la Farnesina, in cui salgono le quotazioni, dicono da Forza Italia, del coordinatore del partito, Antonio Tajani. L’ex presidente del Parlamento europeo si rimette a quello che deciderà il Cavaliere perché, ha detto, “non ho ambizioni particolari“.
A proposito degli azzurri, a complicare il risiko di nomine per Meloni c’è Licia Ronzulli, senatrice e stretta collaboratrice dell’ex premier. Da giorni si parla di un suo posizionamento al ministero della Salute, con la numero uno di FdI che avrebbe, però, diverse perplessità. Il compromesso studiato è quello di averla come ministra della Famiglia (che interessa anche a Matteo Salvini, ma ne parleremo dopo) o delle Pari opportunità. A completare la squadra, anche Anna Maria Bernini. Probabilmente fuori Andrea Mandelli, mentre per Alessandro Cattaneo si profilo un ruolo da viceministro.
Al dicastero della Difesa, si ragiona per un tecnico o, in alternativa, per Guido Crosetto, fondatore con Meloni e Ignazio La Russa del partito, che però non ne sarebbe così entusiasta. Quanto al senatore siciliano, ci sono due strade: o diventa un membro del governo oppure si prende la presidenza del Senato, e quindi Montecitorio andrebbe o alla Lega o a Forza Italia.
La tessere di FdI si potrebbero completare con Carlo Nordio alla Giustizia (ma c’è anche Giulia Bongiorno del Carroccio), al Sud l’ex governatore della Sicilia Nello Musumeci, alle Riforme Marcello Pera, ex numero uno di Palazzo Madama, al Turismo Daniela Santanchè. Un ruolo la leader lo troverà anche per Fabio Rampelli, mentre la permanenza di Raffaele Fitto a Roma (è già un europarlamentare) è legata a una poltrona al ministero degli Affari europei. Giovanbattista Fazzolari è uno dei più sicuri, invece: per lui, la presidentessa in pectore ha già prenotato il posto di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Governo, la partita Salvini per il Viminale e non solo
È arrivato il turno anche del Capitano. Il segretario della Lega, qualora non si fosse capito, punta a un ritorno al ministero degli Interni, ma ha poche chance di riuscire a occupare la casella che lui vorrebbe. Piuttosto, al suo posto, ci potrebbe andare il suo ex capo gabinetto Matteo Piantedosi, che ora è il prefetto di Roma, ma non è l’unico. Meloni, infatti, ha già in mente un’alternativa interna a Fratelli d’Italia, ovvero Giuseppe Pecoraro.
A Salvini quindi rimarrebbero, dei desiderata che ha fatto pervenire sulla scrivania della futura premier, il dicastero dell’Agricoltura, per cui Gian Marco Centinaio rimane in pole, quello delle Infrastrutture per Edoardo Rixi e quello degli Affari regionali da affibbiare a Erika Stefani.
Nella riunione del Carroccio di ieri, blindatissima, però, è arrivata una nuova soffiata. L’ex vicepremier, infatti, avrebbe messo gli occhi addosso al ministero della Famiglia e della Natalità, così ribattezzato. Non è chiaro se debba essere lui a ricoprire il ruolo di ministro, ma con il Viminale a rappresentare un sogno impossibile e con gli altri incarichi portati a casa, il leader della Lega magari anche potrebbe accontentarsi.
A concludere, dal partito vorrebbero una delle presidenze delle due Camere. Se a Palazzo Madama dovesse andare La Russa, come già detto, per Montecitorio Riccardo Molinari, fedelissimo di Salvini, sarebbe in pole rispetto a Giancarlo Giorgetti, che invece con il segretario ha una sorta di rivalità interna neanche troppo nascosta. In caso contrario, al Senato, il Carroccio potrebbe puntare forte su Roberto Calderoli.
Dalla partita di giovedì, con la prima riunione dei due rami del Parlamento, si inizierà a delineare un mosaico che poi porterà alla squadra di governo esattamente come la vuole Meloni.