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E-Commerce: perché tanti italiani ancora non si fidano di fare acquisti on line?

Mediaworld, Euronics, Trony. Ma non solo: a Roma ad esempio sono stati chiusi ben 63mila negozi negli ultimi 10 anni. Colpa della crisi, naturalmente. Ma anche quando la crisi si è conclusa la situazione non è migliorata per questi esercizi commerciali.
La colpa è dello shopping on line, che in Italia e nel mondo ha preso piede negli ultimi lustri, arrivando a numeri notevoli di fatturato. Si parla di ben 2 trilioni di dollari spesi in tutto il mondo negli acquisti su Internet nel 2016, con ben 1,6 miliardi di utenti che hanno fatto acquisti. La Cina è il leader mondiale, Corea del Sud, Regno Unito e USA sono subito dietro.

La situazione attuale in Italia

[didascalia fornitore=”altro”]La crescita degli acquisti on line negli ultimi anni[/didascalia]

Prendendo i dati del 2017, il valore degli acquisti online nel nostro paese supera i 23,6 miliardi di euro, registrando un incremento del 17% sul 2016. Il mercato legato ai prodotti raggiunge i 12,2 miliardi di euro (52% del totale) e, per la prima volta nella storia, batte quello dedicato ai servizi, che quindi tocca il 48% dei quasi 24 miliardi di euro. Turismo (31%), prodotti di informatica (22%) ed elettronica restano i settori più scelti per gli acquisti online. Seguono libri, musica e film (11%). Solo il 5% per l’abbigliamento. I web shopper italiani, cioè i consumatori che hanno effettuato almeno un acquisto online nell’anno, sono 22 milioni (+10% sul 2016). Interessante la suddivisione per fascia d’età, che ci mostra come l’ecommerce non sia un fenomeno prettamente giovanile in Italia.

[didascalia fornitore=”altro”]Fonte: ISTAT[/didascalia]

Il mercato italiano nei dettagli

Vediamo un po’ di statistiche. Naturalmente ci sono diversi tipi di clienti on line: quelli abituali, quelli intensivi e gli sporadici. Il 56% di chi fa acquisti on line compra almeno una volta al mese. Poi ci sono gli intensivi, in azione una o più volte alla settimana (al 22%) allo stesso livello degli sporadici, che acquistano una volta ogni trimestre o meno (al 22%). Sulla base di questi numeri, la percentuale di chi effettua in media almeno un acquisto al mese è pari al 78%.

E’ tutto oro quello che luccica?

Nonostante il mercato degli acquisti online sia in crescendo, rimaniamo uno dei paesi che meno usufruisce del mercato di internet in Europa. In Italia soltanto il 32% dei consumatori acquista online, in una classifica in cui si piazza al 26esimo posto su scala europea, prima soltanto di Croazia, Bulgaria e Romania.

[didascalia fornitore=”altro”]Fonte: Eurostat[/didascalia]

I Paesi più attivi sono stati il Regno Unito, dove più dell’80% degli utenti ha acquistato articoli su internet, seguito da Danimarca, Germania, Lussemburgo, Norvegia, Olanda e Svezia, con percentuali sempre superiori al 75%. Tra le nazioni che vale sicuramente la pena prendere in considerazione, ci sono anche Belgio (57%), Estonia (56%), Irlanda (59%), Francia (66%), Austria (58%), Slovacchia (56%) e Finlandia (67%) Sul fronte europeo quindi la media degli utenti che si affida agli acquisti online è pari al 68%.

[didascalia fornitore=”altro”]Fonte: Eurostat[/didascalia]

L’arretratrezza italiana su internet

Quali sono le motivazioni che vedono l’Italia usufruire meno di altri paesi riguardo l’e-commerce? Sono tanti i motivi, ma il principale è uno: solo 7 persone su 10 utilizzano internet. Diminuisce, di conseguenza, anche la percentuale di utenti che possono usufruire delle potenzialità del commercio elettronico. Un dato molto grave, sintomo di assoluta arretratezza tecnologica, paragonata a altri paesi come Norvegia, Finlandia, Gran Bretagna. Ma se quegli stati spesso sono guardati come “un mondo a parte”, i nostri cugini francesi e tedeschi hanno medie molto più alte delle nostre.

Le altre motivazioni

Quindi, come detto, due Europei su tre hanno fatto acquisti on line lo scorso anno, mentre le medie italiane sono molto inferiori. L’arretratezza tecnologica di Internet l’abbiamo già notata, ma ci sono certamente altre motivazioni. La prima è di carattere “culturale”: è una scusa che da anni si sente, ma ancora assolutamente attuale, e cioè che in tanti hanno poca fiducia nel mettere in rete i dati della propria carta di credito o prepagata. E’ un tipo di mentalità ormai datata, ma ancora molto di moda nel nostro paese: è vero, il mondo di internet è pieno zeppo di truffe, ma la situazione è di gran lunga migliorata, basta fare molta attenzione ai siti dove si vanno a mettere i propri dati. Legato a questo c’è la poca fiducia nei confronti dei venditori, di chi mette in vendita qualcosa che poi non fa avere al compratore. Tutto possibile certo, ma è anche vero che in rete ci sono tantissimi siti assolutamente affidabili dove poter comprare ogni cosa in totale sicurezza. E poi c’è la questione “abitudine”: gli italiani sono abitudinari, amano andare al supermercato, toccare con mano ciò che devono comprare e farsi consigliare dai venditori. Una moda destinata a non scomparire facilmente.

Se questo può essere considerato un lato positivo per tanti esercizi commerciali, è anche vero che è un’occasione persa per tanti italiani. E-commerce vuol dire risparmio di tempo, di costi e di energia. Cose che all’estero hanno compreso ormai anni fa, noi ancora no.

Fabio Psoroulas

Fabio Psoroulas è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2019, occupandosi di tecnologia, sport, motori.

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