Non ci sono più dubbi: il cadavere ritrovato ieri mattina al Parco delle Cave a Milano appartiene al 19enne peruviano scomparso l’11 luglio scorso. Fondamentale la testimonianza e il riconoscimento del corpo da parte dello zio, lo stesso che ne aveva denunciato la scomparsa. Il giovane, che non sapeva nuotare, sarebbe affogato.
Il corpo riaffiorato ieri mattina nelle acque del Parco delle Cave di Milano è quello di Luis Alberto Ochoa Duenas, il 19enne di cui non si avevano più tracce dall’11 luglio scorso. La famiglia aveva fatto numerosi appelli e stampato tanti cartelli per trovarlo, ma alla fine, il dubbio che si era fatto strada negli inquirenti ieri è diventata certezza, dopo l’ammissione dello zio 32enne, con cui era andato in cerca di refrigerio al laghetto del parco milanese. Non si tratterebbe, tuttavia, di una morte violenta: il ragazzo sarebbe affogato a causa di una tragica fatalità.
Ieri mattina un corpo era riaffiorato tra le acque del laghetto del Parco delle Cave di Milano, e i suoi vestiti, compatibili con quelli descritti dai parenti di Luis Alberto Ochoa Duenas, hanno subito fatto supporre il peggio agli investigatori. Il 19enne, che avrebbe compiuto 20 anni il 12 luglio, era scomparso l’11 di questo mese, visto per l’ultima volta mentre si incamminava per raggiungere il lavoro dopo aver pranzato all’Opera San Francesco.
L’allarme era scattato ieri intorno alle 11.30, quando un passante in Via Caldera aveva notato qualcosa sulla superficie del lago. I militari dell’Arma e i vigili del fuoco erano quindi riusciti a riportare a galla il corpo, e successivamente i medici del 118 ne avevano accertato la morte. Nel pomeriggio, poi, la telefonata dello zio del ragazzo aveva fugato ogni dubbio sull’identità del cadavere appena ripescato.
Il ragazzo, abitante in zona Via Padova, lavorava come addetto alle pulizie di una palestra, e aveva fatto sparire le sue tracce l’11 luglio scorso. Il 14, proprio lo zio ne aveva denunciato la scomparsa, raccontando come il giovane fosse andato al lavoro e non avesse più fatto ritorno. Luis Alberto era arrivato nel nostro Paese solo da tre mesi, e si era subito messo alla ricerca di un lavoro per aiutare i suoi familiari rimasti in patria.
Lo scorso weekend, numerosi membri della comunità peruviana in Italia si erano messi sulle sue tracce, battendo le zone di Turro e Rovereto e mettendo manifesti con le sue generalità.
“Non ce la facciamo più a vivere con questa preoccupazione. Era battezzato e frequentava lo studio biblico. Di lui non possiamo dire niente di male. Per festeggiare il suo compleanno avevamo organizzato una piccola festa. Era sempre molto disponibile a dare una mano quando c’era qualcosa da fare” aveva detto suor Yanila Gamarra della chiesa evangelica “Casa di Dio”, da lui frequentata.
La realtà, tuttavia, era ben diversa, come ha spiegato alle forze dell’ordine lo zio 32enne, lo stesso che per primo ne aveva denunciato la scomparsa. I due quell’11 luglio, in realtà, si sarebbero recati presso il laghetto del parco, desiderosi di godersi un po’ di refrigerio con un bagno.
Sfortunatamente, però, per cause ancora da accertare, Luis Alberto, che non sapeva nuotare, sarebbe affogato. Lo zio ha spiegato ai militari di non aver raccontato quanto accaduto per paura della reazione dei familiari, ma di essersi convinto a dire la verità dopo il ritrovamento del corpo senza vita del nipote ieri mattina.
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