Il Senato ha dato il via libera alla conversione in legge del decreto sul Ponte sullo Stretto, con 103 voti favorevoli, 43 contrari e 3 astenuti.
Matteo Salvini si porta avanti, e parla di orgoglio nazionale nel mondo. Il leader della Lega, grande fautore della legge per il Ponte sullo Stretto, commenta con soddisfazione l’ok ricevuto dal Senato per la conversione del decreto in legge, avvenuta nella giornata di oggi in Aula. “Sarà un orgoglio italiano nel mondo” dice il vicepremier, voluto fortemente e utilizzato come uno dei cavalli di battaglia delle ultime campagne elettorali. Il ministro scomoda il Rinascimento, e prende spunto dalle opere di Leonardo, Michelangelo e i grandi artisti italiani per fare leva: “È tempo di osare”.
Con 109 voti favorevoli, 3 astenuti e 43 contrari il decreto sul Ponte sullo Stretto diventa legge. Dopo l’annuncio del risultato dai banchi della Lega è partito un applauso, per la grande soddisfazione del ministro delle Infrastrutture.
Il decreto legge numero 35 dunque, recante disposizioni urgenti, per la realizzazione del Ponte sullo Stretto ha ricevuto il tanto atteso via libera. Il provvedimento per il collegamento dello Stretto di Messina tra la Sicilia e la Calabria era stato approvato lo scorso 13 maggio alla Camera, con la maggioranza che oggi ha accolto l’ok anche del Senato con applausi e grande soddisfazione.
Un Matteo Salvini che ha espresso tutto il suo entusiasmo, dopo la conferma dell’approvazione, ribadendo che l’apertura del cantiere avverrà già il prossimo anno. Entro il 2024 il leader del Carroccio aveva infatti promesso di voler posare la prima pietra, escludendo i rischi di una possibile problematica rappresentata dalla mafia. “Mi fido della magistratura” dice il vicepremier, che rimanda al mittente le preoccupazioni sul rischio malavita, poi rassicura sul comitato per la realizzazione: “Sarà composto dai più grandi esperti internazionali, per la realizzazione della più grande opera pubblica al mondo, il ponte a campata unica più grande del mondo. Sarà l’orgoglio dell’Italia nel mondo“.
Nel suo intervento al Senato, Matteo Salvini scomoda il Rinascimento, parlando del Paese come patria di artisti. Leonardo, Michelangelo, Raffaello, se loro non avessero osato dice il leader della Lega, e se fossero dovuti passare dentro lo studio dei costi-benefici, non avremmo quello che abbiamo oggi. Il ministro delle Infrastrutture poi stuzzica: “Se ci fossero stati i Cinque Stelle ci sarebbe stato un comitato anti Leonardo“. Di certo i membri dell’opposizione in Aula non fanno mancare l’ironia. Barbara Floridia del Movimento Cinque Stelle ha risposto facendo notare che se ai tempi fosse esistita la Lega non ci sarebbe nemmeno stato il Rinascimento. Anche Nicola Irto del Pd ha richiamato Salvini, accusandolo di giravoltismo “altro che rinascimento”.
La bagarre a suon di paragoni, e frecciatine, continua in Aula tra applausi e mugugni, a seconda della posizione. Ma neppure una parola, mancherebbe altro, sulle infrastrutture al Sud, sui collegamenti tra la Sicilia e la Calabria dipendenti da un unico vettore, su un’Isola staccata dal Continente e con autostrade, quelle sì, forse risalenti al sedicesimo secolo.
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