Piantedosi blocca un rave a Modena ma non i fascisti al centenario della marcia su Roma. A Predappio a festeggiare erano più del solito, forti di un governo dove alacremente sguazza una folta e nutrita folla di personaggi che ha sempre fatto spallucce all’ideologia fascista.
Marcia o Rave? Meglio di gran lunga i fascisti al cammino spiritual-Benito di Predappio. Introspezione nera, Funky & Soul delle marcette. Le commemorazioni del centenario della Marcia su Roma portano un folto gruppo di ex-post-neo-fascisti-fascisti in un ridente paesino dell’entroterra romagnolo per celebrare il Duce. I fascisti sì. Un secolo dopo gli stessi e l’orrore lo danzano ancora in camicia nera. In guisa di baschi, il cranio rasato al posto della zucca. È la festa di Halloween d’altronde, e ognuno la celebra a modo suo. Con al seguito chi? Olio di ricino o dolcetto-scherzetto. Guardateli i bambini presi per la mano e vestiti di tutto punto come il balilla Doc. Un pargoletto di appena tre anni è ancora sul passeggino: “È storia, è memoria” spiega la madre più colta. Gioventù. E giammai qualcuno gli mostri Peppa Pig. Partiamo da qui: il figlio educato fascista sarà fascista. Come “il figlio educato mafioso sarà mafioso”, lo ha spiegato il procuratore Nicola Gratteri ieri su Rai 1. Il problema per entrambe le categorie criminogene è lo Stato. Ed è lo Stato che perde lasciando fare.
Ma chi non ha il senso dello Stato, delle cerimonie istituzionali se ne infischia. Ignazio La Russa, presidente del Senato, a La Stampa ha detto che “non festeggerà il 25 aprile”. Lo stesso La Russa che ha il “piccolo” busto di Mussolini in salotto come complemento d’arredo, perché lo ha ereditato dal papà. Come si fa ad abbandonare un oggetto così dal rigattiere? Non c’è tempo, meglio portare le rose bianche a Liliana Segre. Lo vedi in questo modo che la mala pianta è dura a sradicarsi. La tradizione fascista si trasmette malgrado i potenti mezzi di difesa messi in atto dai padri costituenti.
Resistenza e antifascismo, partigiani, seconda carica dello Stato, Costituzione, valori democratici: chi rappresenta tutto ciò? Galeazzo Bignami di Fratelli D’Italia pare in lizza come sottosegretario, anche di lui circola online un’immagine che non lascia scanso a equivoci. La fascia da braccio decorata con la svastica non è un polsino da sudore.
I fascisti di Predappio hanno votato, votano e voteranno comunque. Scegliendo i loro rappresentanti fra quelli che mimano un atteggiamento a cui loro stessi ambiscono: Sovranista, anti-democratico magari passando dal presidenzialismo, populista, anti-scienza, oppure anti progresso sia esso quel che sia.
Ma chi strizza l’occhio al fascismo e al nazismo è contro lo Stato ad ogni modo. Cosa è successo con l’avanzata in Germania dell’Afd, quel melanoma nazista in espansione in uno dei paesi che più ha cercato di difendersi dall’effetto nostalgico del crimine totalitario? Una crescita di consenso elettorale ponderata, quella della destra radicale, che inizia a piccoli punti percentuali, ma sferza crescente con balzi esponenziali di anche 10 punti per ciascuna elezione. Così è successo in Francia con l’islamofobia di Marine Le Pen, che quest’anno non si è presa la Répubblique per un soffio o perché diversamente dall’Italia le sinistre hanno saputo coalizzarsi nel Nupes.
Cerchiamo di dare un’idea delle misure alle celebrazioni per il centenario della Marcia su Roma: a Predappio c’erano fra i 4mila e i 2mila fascisti, è l’equivalente del totale degli abitanti di almeno due comuni dell’entroterra appenninico. Spavaldi al grido di “marciare non marcire”. Migliaia di fascio pretoriani non rappresentano però esattamente una comunità di hippy tutta peace and love. Fra i fascisti girano armi, coltelli e tirapugni. Sono soggetti che frequentano pressoché tutti gli stadi di calcio del Paese, ultrà organizzati, e motociclisti Hell’s Angel con la patch colorata sul giubbotto di pelle.
Mirco Santarelli, capo degli Arditi di Ravenna, durante il centenario di Predappio ha detto all’agenzia AP: “Avrei votato anche per Lucifero se fosse stato in grado di battere la sinistra”, è appagato Mirco dalla presa del potere di Meloni: “Meglio che niente”.
A Predappio, insomma, è andato chi indirettamente favorisce la deriva mentale di un qualsiasi lone wolf che opera nel nostro Paese. Perché il diavolo frequenta la solitudine. “Pronto a morire per la razza bianca” è il barese arrestato per terrorismo alcuni giorni fa. Anche lui nella sua cameretta teneva una vasta rappresentanza dell’iconografia nazifascita, anche sopra i poster di padre Pio. Cosa cambia allora fra sovranista e suprematista di estrema destra? Orban e i suoi discorsi sulla razza confermano l’ipotesi. La destra radicale attrae il terrorismo nero.
L’ideologia in cui queste persone credono porta all’azione. Non è un’ideologia culturale, o una passione come collezionare francobolli del Ventennio. È invece militanza nutrita di atteggiamento criminale e pragmatico, che tal volta implica l’organizzarsi con il fine di porre in essere obiettivi destabilizzanti per la democrazia.
Radicalismo come religione, pratiche per cui si muore o si uccide. Chi d’altronde va a celebrare santi e dio in cui crede? Il credente è il credente, soprattutto nei paesi non laici come il nostro, ha una certa difficoltà kantiana. Meglio credere nello Stato democratico e antifascista oppure nella trilogia dio-patria-famiglia? Qui sorge il problema.
A Modena il ministro dell’Interno Piantedosi impone la mano pesante contro un gruppo di gente che si è organizzato una festa a fatti suoi nel rispetto di valori di libertà tanto declamati. Scusatemi tutti, 10mila euro di contante in nero sì? E una festa illegale nella bella prateria emiliana no?
A Modena i raver si ritrovano a fumare Cannabis (legale o in via di depenalizzazione in ogni Stato moderno dell’Occidente che si rispetti) e ballare, perché quello si fa in discoteca. C’erano circa 3.500 persone ben attrezzate per dormire fuori dalla festa, così da schivare palloncini e narcotest, senza potenzialmente fare del male a nessuno oltre che sé stessi. L’obiettivo dei partecipanti sta nel lasciare il rave a un ricordo di evasione. Un reclamato e forse legittimo valore libertario, almeno dopo tre anni di reclusione, in cui volenti o nolenti tutti ci siamo sottoposti a degli arresti domiciliari forzati per via dell’emergenza sanitaria.
La trave o la pagliuzza nell’occhio. Una discoteca normale ha una capienza di circa 5mila persone. Ecco, un rave non è molto diverso dal Bilionnaire di Briatore: niente borse di lusso, niente Santanché e Lele Mora, ma stessa capacità stupefacente. Nulla però a che fare con un’organizzazione pseudo criminale che se ne va in giro a Predappio per inneggiare al Duce.
Piantedosi ha sgomberato il rave di Modena per motivi di sicurezza inerenti agli spazi adibiti alla festa, ma gli inviati del Corriere intervistando i pompieri hanno confermato che non c’erano problematiche di “sicurezza” alla struttura. Questo è quello che sembra il presentar dell’Interno: manganellate e linea dura contro centri sociali, dissidenza e occasioni di ritrovo che non rispecchiano l’ideologia destra-destra.
A Predappio, intanto, la mano di tutti i fascisti è sul cuore o rivolta a fendere il cielo di una giornata tersa che non meritava tanto odio. Fedeltà eterna all’Italia littoria. Il perché lo spiegano loro: “Questi non muoiono mai”. Il camerata “Benito Mussolini” merita tutto, inclusi saluti romani a iosa, benché proibiti dalla legge. Ma è così la democrazia, lo spiega bene Claudio Borghi, deputato leghista della coalizione di maggioranza: “Che ca**o vuole da me? Noi realizziamo il programma con cui siamo stati votati”. Punto, e virgola.
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