E’ morto Carmine Schiavone, boss pentito del clan dei Casalesi, cugino del ben più noto Francesco Schiavone, soprannominato Sandokan, attualmente all’ergastolo. Da alcuni anni era uscito dal programma di protezione per i collaboratori di giustizia. Le sue rivelazioni erano state determinanti per portare alla luce gli scandali della Terra dei fuochi. La sua rimane una figura controversa.
Schiavone, 71 anni, è morto a Viterbo, dove si era trasferito con la moglie e i figli, in una casa nei paraggi del lago di Vico, probabilmente a causa di un infarto.
E’ stato un collaboratore di giustizia, ma da alcuni anni aveva lasciato il programma di protezione, e non aveva raccontato tutto quello che sapeva ai magistrati.
Il suo nome tornò alla ribalta nel 2008, quando voci raccolte dalle forze dell’ordine lo davano come possibile organizzatore di un attentato contro Roberto Saviano. Ma sulla circostanza non emersero riscontri concreti.
Le sue dichiarazioni alle commissioni parlamentari d’inchiesta, alla magistratura e ai media, hanno permesso comunque di rendere pubblico il caso della Terra dei fuochi, ovvero la gestione da parte della camorra dei rifiuti tossici nascosti abusivamente nei terreni della provincia di Caserta.
Al termine del processo che seguì all’indagine sui rifiuti tossici, furono condannati – oltre ad altre 30 persone – anche il cugino Francesco Schiavone detto Sandokan, Michele Zagaria e Francesco Bidognetti, ritenuti la cupola del clan.
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