E’ morto Charles Manson, uno dei più efferati assassini della storia. Aveva 83 anni, era vecchio e malato ed è deceduto in un un ospedale a Bakersfield, in California, dove era ricoverato da alcuni giorni in gravi condizioni cliniche in conseguenza di un’emorragia intestinale. Non aveva l’aspetto del classico serial killer, sembrava più che altro un ladruncolo di poco conto: aveva lo sguardo sfuggente, a tratti folle, e un aspetto piuttosto trasandato. Intorno a Manson ruotano centinaia di leggende e storie inverosimili, nella realtà la sua vita è stata un susseguirsi di violenza e deliri, frutto di una mente malata che ha potuto esprimersi in una realtà che, al tempo, dava molto spazio alla libertà individuale.
Charles Manson era in carcere per omicidio: nella notte fra l’8 e il 9 agosto 1969 l’attrice Sharon Tate e tre suoi amici furono assassinati a colpi di pistola e coltellate a Beverly Hills. Tate era incinta all’ottavo mese. Il mandante della strage era Manson. E il movente era aberrante: le vittime abitavano nella casa di un produttore discografico che aveva rifiutato di incidere le canzoni di Manson.
Charles Manson, nato il 12 novembre 1934 a Cincinnati, Ohio, ha avuto quella che si dice un’infanzia difficile, corrotta, a tratti scabrosa. La madre, Kathleen Maddox, una prostituta che abusava pesantemente di alcool, non seppe nemmeno dare un nome al suo piccolo, appena venuto al mondo. Inizialmente infatti, fu chiamato ‘No name Maddox’, solo qualche mese più tardi, quando la giovane donna si sposò con un certo Manson, il neonato ottenne almeno un vero nome.
Charles Manson, un piccolo criminale
Quando aveva poco più di 5 anni, la madre finì in carcere per rapina a mano armata: a quel punto il piccolo Manson venne affidato ad alcuni zii. Tuttavia, nonostante le loro cure premurose, Charles divenne ben presto un piccolo criminale e passò la sua giovinezza tra riformatori e carceri minorili. A trent’anni vanta già un curriculum di nefandezze, da record: contraffazioni, violazioni di libertà vigilata, furti d’auto, tentate fughe dalle carceri, aggressioni, stupri indistintamente di donne e uomini.
La Comune ‘maledetta’ di Manson
Nel 1967, viene rilasciato definitivamente dal carcere, dopo un lunghissimo periodo di detenzione, costellato di stupri (fatti e subiti), violenze e storie inenarrabili.
Si trasferisce a San Francisco, nella zona di Haight-Sansbury, dove poco alla volta, aggiungendo alla sua vita un uomo o una donna, fonda una vera e propria comune, che lui battezzerà con il nome di ‘Famiglia Manson’. Nel periodo di massima espansione, la sua congrega arriva a contare 50 adepti, tutti soggiogati dal fascino criminale di Manson.
La comune è tenuta insieme dalle visioni deliranti di Manson, dalla sua passione per la musica e per i Beatles (era convinto di essere il quinto Beatle mancato), ma soprattutto dall’abuso di LSD e un’infinità di altre droghe, molto in voga in quegli anni. Tra le follie di Charles, si racconta che imponesse al suo gruppo di fare sesso promiscuo sotto ai suoi occhi, mentre lui era legato a una croce.
Naturalmente, vivendo di droga e rock n’ roll, per recuperare il denaro necessario per vivere, non potevano far altro che delinquere: furti e scassi erano all’ordine del giorno.
L’omicidio di Sharon Tate
Il delirio di Charles Manson, poco alla volta, inizia ad avere dei confini definiti: il suo odio per i neri, ritenuti responsabili di ogni male nel mondo, prende forma nel desiderio di un olocausto razziale, che avrebbe dovuto portare la razza bianca a dominare su quella nera. E’ qui che l’efferatezza di Manson inizia a manifestarsi in tutta la sua potenza. Nella notte del 9 agosto 1969, si consuma il primo massacro: un gruppo di quattro dei ragazzi di Manson si introduce nella villa dei coniugi Polanski, a ‘Cielo Drive’, e uccide brutalmente l’attrice Sharon Tate, la compagna del regista all’ottavo mese di gravidanza. Ma non è l’unica vittima, con lei vengono massacrate altre cinque persone, tutte legate al regista Polanski, l’unico, quest’ultimo, a non rimanere ucciso, perché assente per impegni di lavoro. Nella strage trovano la morte anche il guardiano della villa e un cugino capitato per caso sul luogo del delitto.
Subito il giorno successivo, sono i coniugi La Bianca a perdere la vita con oltre 40 coltellate nel petto. Poi è la volta di Gary Hinman, un insegnante di musica con cui Manson aveva avuto a che fare.
I feroci delitti vengono anche incorniciati da scritte come ‘Morte ai maiali’ e ‘Helter skelter’ (nota canzone dei Beatles il cui significato simboleggiava la fine del mondo), tracciate sulle pareti delle case, con il sangue delle vittime. E’ proprio grazie a queste, che l’avvocato Vincent T. Bugliosi decide di focalizzare le sue indagini su Charles Manson.
Il puzzle dell’orrore
Per trovare prove alla sua teoria, Bugliosi si reca più volte al ranch, in cui Manson si era trasferito con tutta la sua comune: qui, poco alla volta, riesce a mettere insieme tutti i pezzi di un puzzle dell’orrore, in cui alcuni giovani, poco più che ventenni plagiati dal delirio violento di Manson, si sono trasformati in spietati assassini. Così, gli omicidi Tate-La Bianca-Hinman, e molti altri fino a quel momento rimasti ignoti, si ritrovano legati dallo stesso filo conduttore: la potenza diabolica di Manson.
Ad un certo punto spunta anche un super testimone, Linda Kasabian, un’adepta della Comune, che aveva fatto da palo all’omicidio di Sharon Tate.
Il processo del 1970
E’ il 1970 quando inizia il processo a Charles Manson, diventato con il trascorrere dei mesi (nove per l’esattezza), il più lungo degli Stati Uniti. Manson si presenta in tribunale con una X tatuata in fronte, che poi negli anni ha trasformato in svastica. Nonostante le testimonianze, Manson non negò nulla, anzi confessò persino i dettagli più raccapriccianti: uno degli obiettivi della sua ‘congrega’ era quello di uccidere quanti più personaggi famosi possibile. Spuntano persino i nomi di Elizabeth Taylor, Frank Sinatra, Richard Burton, Steve McQueen e Tom Jones.
Il 29 marzo 1971, Charles Manson e i suoi giovani complici vengono condannati alla pena di morte. Tuttavia, solo un anno più tardi, nel 1972, lo stato della California abolisce la pena capitale, così la condanna viene trasformata in carcere a vita. Per anni, dalla sua cella di un carcere di massima sicurezza, ha continuato a inviare lettere per richiedere la libertà vigilata, senza tuttavia mai ottenerla.
L’ultima nefandezza l’ha compiuta all’età di 80 anni, unendosi in matrimonio con la ventiseienne Afton Elaine Burton, che ha costantemente visitato Manson in carcere, da quando ne aveva 19.
La morte di Charles Manson
Oggi, 20 novembre 2017, Manson ha lasciato il mondo terreno, con una svastica tatuata in fronte, al suo corpo sopravvive l’idea comune che fosse l’incarnazione del Male.
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