Francesco Rosi è morto: il regista de ‘Le mani sulla città’ si è spento questa mattina a Roma all’età di 92 anni. Dopo Pino Daniele, Napoli perde un altro grande uomo di cultura e spettacolo, infatti Rosi era nato nella città del Vesuvio il 15 novembre 1922. La notizia è stata data dalla famiglia dell’uomo, i cui funerali saranno celebrati in maniera civile alla Casa del cinema di Roma, lunedì 12 gennaio alle ore 9.00, mentre successivamente, alle 12.00, verrà dato l’ultimo addio dagli amici più cari e dalla famiglia, in forma più privata.
La notizia della morte di Francesco Rosi, premiato con Leone d’oro alla carriera nel 2012, ma già prima con il Leone d’oro per ‘Le mani sulla città’, ha sconvolto l’Italia intera, a partire da Napoli, città d’origine del grande regista. Tra i primi a dare l’addio a Rosi c’è stato il sindaco Luigi de Magistris, il quale ha scritto ‘E’ morto Francesco Rosi, uomo di immensa cultura, regista straordinario, orgoglio di Napoli, terra che ha amato e difeso dai soprusi dei poteri’. Ma non è stato l’unico, mentre su Twitter i messaggi di cordoglio si moltiplicano, anche lo scrittore Saviano ha voluto esprimere il suo pensiero sui social, dove troviamo una foto che lo ritrae con il regista, reputato un uomo ‘coerente fino alla fine’. Stesso dolore per la Città di Roma, dove si è spento stamattina il grande uomo di cultura, lasciando un vuoto che anche il sindaco Marino ha voluto sottolineare con la sue parole di elogio.
Iniziando la sua carriera come assistente di Ettore Giannini, nel 1958 è stato regista de La sfida, il suo primo lungometraggio, ma è nel 1960 che con i film-inchiesta raggiunge l’apice del successo: sempre schietto e pronto a combattere contro le ingiustizie, Rosi, premiato con la Palma a Cannes per ‘Il caso Mattei’ e ‘Legion d’onore’, ha amato il suo lavoro, così come dichiarava a Tornatore nel 2012 nel libro a scritto a quattromani ‘Io lo chiamo cinematografo’, in quanto il mestiere di regista gli permetteva di rapportarsi con il mondo esterno con il piglio vitale e combattivo che lo ha contraddistinto fino alla fine, anche se ammetteva che la realtà si degrada molto più velocemente rispetto al mondo del cinema.
Dopo la gioventù che lo vide amico del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dopo la laurea in legge, inizia una carriera di illustratore per bambini, ma è a Roma che viene fuori la sua anima di regista: è con Rosi che si inaugura un nuovo modo di fare cinema. Il suoi film d’inchiesta faranno scuola, a tal proposito possiamo citare il racconto della vita del malavitoso Salvatore Giuliano, che nel 1962 gli valse a Berlino l’Orso d’argento come miglior regista, e in più tre Nastri d’argento.
Dopo la perdita della moglie Giancarla Mandelli nel 2010, a causa di un incendio scoppiato nella loro casa-studio di Roma, al fianco di Rosi era rimasta la figlia Carolina, fino a quando stamattina se ne è andato mentre dormiva nel suo letto, dove, da qualche tempo, si tratteneva più a lungo a causa di una bronchite.
L’Italia intera oggi piange un grande regista, seguito fino alla fine dai celebri colleghi, che non ha avuto paura di investigare sui fatti del Paese sempre con grande onestà e forza, con il suo modo di lavorare impegnato, che lo ha reso un grande protagonista della storia del cinema italiano.