Ricoverato in gravi condizioni nel reparto grandi ustionati dell’ospedale Cardarelli di Napoli, il 25enne è morto nella notte.
Troppo gravi le ferite riportate nell’esplosione dell’auto su cui viaggiava insieme alla ricercatrice del Cnr Maria Vittoria Prati, morta lo scorso lunedì sera, dopo tre giorni di ricovero in ospedale.
Non ce l’ha fatta Fulvio Filace, il tirocinante 25enne rimasto gravemente ferito a seguito dell’esplosione dell’auto su cui viaggiava insieme a una ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Maria Vittoria Prati.
Il giovane era ricoverato in condizioni gravi al centro grandi ustionati dell’ospedale Cardarelli di Napoli, ma nella notte le sue condizioni si sono aggravate, fino al decesso.
L’incidente costato la vita al tirocinante e alla ricercatrice è avvenuto nel primo pomeriggio del 23 giugno scorso sulla Tangenziale di Napoli. La vettura era un prototipo su cui era stato installato un kit elaborato da alcuni ricercatori dell’Università di Salerno che consisteva in due motori elettrici montati sui mozzi delle ruote posteriori; la deflagrazione sarebbe stata improvvisa, tanto che i due occupanti non sono riusciti a fuggire. Per quanto riguarda le cause dell’esplosione, sono in corso le indagini per appurare eventuali responsabilità.
Lo scorso lunedì sera la ricercatrice, che aveva riportato ustioni sul 90% del corpo, è deceduta. Questa notte, il rapido aggravarsi delle condizioni di salute del 25enne, hanno portato al decesso di Furace. Il giovane era già stato sottoposto a due interventi chirurgici, e le sue condizioni erano considerate stazionarie. Poi nella notte sarebbero sopraggiunti problemi respiratori, fino al tragico epilogo.
La Procura di Napoli ha aperto un’indagine sull’accaduto. Da una parte si indaga sulla direzione dei finanziamenti pubblici per sovvenzionare la transizione energetica, dall’altra sui contratti di formazione che regolano il rapporto tra università e istituti di ricerca riguardo la remunerazione e la posizione lavorativa dei giovani ricercatori impegnati a progetto.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, a determinare la potente deflagrazione che ha ucciso il tirocinante e la ricercatrice, sarebbero state delle bombole il cui contenuto, al momento, rimane sconosciuto. Saranno i vigili del fuoco a dover accertare cosa contenessero.
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