Gianluca Vialli è morto. Come Sinisa Mihajlovic, anche l’ex attaccante di Sampdoria e Juventus, ora capo delegazione della Nazionale di Roberto Mancini, ha perso la sua battaglia con il tumore al pancreas che lo aveva colpito per la prima volta nel 2017.
Nato a Cremona nel 1964, Vialli è stato l’unico attaccante ad aver vinto tutte e tre le maggiori competizioni Uefa per club, ed è stato anche capocannoniere in quattro diversi tornei, tra cui ovviamente il campionato di Serie A. Si è spento a Londra, dove era ricoverato in seguito all’aggravarsi della sua malattia.
Gianluca Vialli se n’è andato, a soli 58 anni compiuti lo scorso luglio. È una perdita enorme per il calcio italiano, perché di uomini come lui oltre che di attaccanti veri, ce ne sono stati ben pochi. L’ultima dimostrazione è arrivata agli Europei, quelli del 2021, quelli in cui l’Italia ha trionfato con orgoglio, grinta, amore e la necessità di non mollare mai.
“Con incommensurabile tristezza annunciamo la scomparsa di Gianluca Vialli. Circondato dalla sua famiglia è spirato la notte scorsa dopo cinque anni di malattia affrontata con coraggio e dignità. Ringraziamo i tanti che l’hanno sostenuto negli anni con il loro affetto. Il suo ricordo e il suo esempio vivranno per sempre nei nostri cuori“, è il commosso messaggio della famiglia dell’ex attaccante.
Animato ancora da quei valori che Vialli ha sempre mostrato con fierezza in tutta la sua carriera. Come fossero uno scudo insormontabile per ogni avversario, come fossero la via maestra per ogni successo. Da capo delegazione della Nazionale guidata da Roberto Mancini si è esaltato e ha guidato il gruppo dall’interno, ma anche al di fuori, diventando un simbolo di quella spedizione vincente, entrata di diritto nella storia. Le sue immagini, le sue espressioni, la battaglia contro il tumore sono diventate istantanee di bellezza e gioia eterna. Roba che neanche la morte può portarsi via.
Vialli, poi, era un calciatore sublime e letale allo stesso tempo. Ma soprattutto uno di quei bomber che il gol ce l’ha nel sangue e nel suo DNA ha anche le vittorie, per istinto e deformazione professionale, ma anche perché è con uomini come lui che si creano i gruppi che arrivano fino alla fine. Il suo percorso nelle giovanili lo ha visto subito protagonista al Pizzighettone e poi alla Cremonese. È proprio con i grigiorossi che mostra all’Italia le sue qualità anche tra i più grandi, mettendo a segno 23 gol in 105 partite. Intanto, ha iniziato anche la sua cavalcata in Nazionale. Poi è passato alla Sampdoria e la sua vita è cambiata del tutto.
In blucerchiato, con un club che non era tra i primissimi in Serie A ha vinto per tre volte la Coppa Italia tra il 1984 e il 1989. Proprio nel 1989, inoltre, ha stabilito il record assoluto di gol in una singola edizione del torneo. E si è messo in mostra anche in con l’Under-21: nel 1986, infatti, si laurea capocannoniere dell’Europeo. Una stigmate che tocca solo ai grandissimi. Dal 1985 in poi ha preso parte a due edizioni dei Mondiali e una degli Europei, tra cui Italia 1990, dove gli Azzurri, a casa loro, hanno conquistato il terzo posto.
Non sono Italia, però, ci mancherebbe. Vialli è uno dei calciatori più importanti della storia della Sampdoria. La coppia con Mancini, infatti, ha portato a grandi successi per i blucerchiati. Oltre ai trionfi già citati in Coppa Italia, l’ex attaccante è stato protagonista dello scudetto 1990-91, un traguardo memorabile non solo per i liguri, ma per tutto il calcio. Prima ancora, era riuscito a vincere anche la Coppa delle Coppe nel 1989-90. A quel punto, nel 1992, c’era poco altro da fare a Genova e allora è arrivato il passaggio alla Juventus, anche quello ricco di successi.
Con i bianconeri ha vinto quasi subito. Nel 1992-93, infatti, ha alzato al cielo la Coppa Uefa. Poi arrivano anche uno scudetto, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana, tutte a cavallo tra il 1994 e il 1995. Il trionfo più grande, forse l’unico che gli mancava tra i nostri confini è quello del 1995-96: Vialli porta a casa anche la Champions League. Un tetto d’Europa dolcissimo per i bianconeri e una soddisfazione che ha avuto il sapore di grossa ciliegina sulla torta per la carriera del bomber. In tutto con la maglia della Vecchia Signora realizza 38 gol in 102 partite.
Era tempo di nuovi stimoli, di qualcosa di nuovo, ecco di un’esperienza all’estero. È lì che Vialli torna a tingersi di blu, anzi di Blues e tenta l’avventura al Chelsea. Le cose in Inghilterra non vanno affatto male, tanto che riesce a realizzare 21 gol in 58 partite. E soprattutto porta a casa altri trofei: una Coppa d’Inghilterra e una Coppa di Lega inglese, innanzitutto, poi anche una Coppa delle Coppe e una Supercoppa UEFA. Il matrimonio in salsa British funziona, tanto che Vialli è stato scelto anche come allenatore e appende gli scarpini al chiodo.
In realtà, non è stata la sua vocazione principale. Infatti, come tecnico ha guidato solo il Chelsea e il Watford, prima di dedicarsi ad altro. L’ex bomber è stato anche un ottimo dirigente sportivo e del percorso come capo delegazione vi abbiamo già detto. Nel 2015 è arrivata la soddisfazione finale, non che ce ne sono bisogno per inserirlo nell’Olimpo del calcio italiano. Viene, infatti, inserito nella Hall of fame: l’ennesima conferma che un uomo del genere non sarà mai dimenticato. Per l’eredità che ha lasciato, per la bellezza, per le lacrime e per l’amore: il suo calcio meraviglioso e le sue straordinarie capacità tecniche hanno scritto la storia, la sua umanità l’ha stravolta. Grazie di tutto, Gianluca, hai segnato la tua e l’attuale epoca, senza possibilità che quello che hai fatto possa essere cancellato.
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