Lando Buzzanca è morto al Policlinico Gemelli di Roma dove era ricoverato da due settimane. L’attore aveva 87 anni e soffriva da tempo di una malattia invalidante che ne aveva compromesso le facoltà cognitive e mentali.
“Si è spento serenamente intorno alle 14. Ieri ero venuto a trovarlo – ha raccontato il figlio Massimiliano all’Adnkronos – e credo mi abbia riconosciuto perché si voleva alzare. L’ho convinto a rimanere a letto. Certo, le sue condizioni non erano delle migliori, ma speravo che almeno questo Natale lo passasse con noi. Quando mi hanno avvisato per dirmi che era peggiorato, stavo uscendo da casa per andare a trovarlo, ma sono arrivato tardi“.
Lando Buzzanca è morto, intorno alle 14, al Policlinico Gemelli di Roma, dove era ricoverato da due settimane dopo una caduta dalla sedia a rotelle avvenuta nella Rsa in cui si trovava da circa un anno. Dal 2021, infatti, l’attore nato a Palermo il 25 agosto 1935, soffriva di una malattia invalidante che ne aveva compromesso le facoltà mentali e cognitive.
A confermare la notizia è stato il figlio Massimiliano che, all’Adnkronos, ha raccontato che “si è spento serenamente“. Proprio ieri era andato a trovarlo e lo aveva anche riconosciuto probabilmente considerato che aveva espresso il desiderio di alzarsi: “L’ho convinto a rimanere a letto – ha detto -. Certo, le sue condizioni non erano delle migliori, ma speravo che almeno questo Natale lo passasse con noi. Quando mi hanno avvisato per dirmi che era peggiorato, stavo uscendo da casa per andare a trovarlo, ma sono arrivato tardi“.
L’italiano medio e il meridionale provinciale e furbetto sono i ruoli che regalano la notorietà a Buzzanca, nato Geraldo, in una famiglia palermitana già avvezza al mondo della recitazione.
Non è, però, tutta rose e fiori la carriera (così come la vita) dell’attore, il successo di pubblico e quello commerciale negli anni Settanta lo deve soprattutto al suo essere un donnaiolo impenitente, attore simbolo della commedia sexy all’italiana, grazie a una ‘bellezza maschia’ segnata da mascella prominente, sguardo vispo, bel sorriso e naso scolpito. Con film come “Il merlo maschio“, “Homo Eroticus“, “L’uccello migratore” e “All’onorevole piacciono le donne“, Buzzanca rappresenta quelle che sono le frustrazioni sessuali dell’uomo comune nei confronti delle donne e del matrimonio.
Ma cominciamo dagli inizi, da quando a 17 anni decide di lasciare la Sicilia, dopo aver concluso la scuola dell’obbligo, per cercare fortuna a Roma. La trova anche nella sua compagna, poi moglie, Lucia Peralta, che sposa a 21 anni e con cui rimane fino al 2010, anno in cui lei muore – hanno due figli, Mario e Massimiliano. Si arrangia dapprima, poi ci torna al suo amore, la recitazione, quando frequenta l’Accademia Sharoff e comincia a fare la comparsa partecipando a kolossal in costume come “Ben Hur” di William Wyler, che gli porta la fortuna che cerca.
Perché dal cinema, ci mette un attimo ad arrivare al piccolo schermo partecipando a due sceneggiati di Vittorio Cottafavi: “La trincea” del 1961 e “Il mondo è una prigione” dell’anno dopo. È Pietro Germi a vedere in lui qualcosa di più, sempre nel 1961 recita con Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli in “Divorzio all’italiana“, tre anni più tardi è il turno di “Sedotta e abbandonata“.
Lavora anche con Elio Petri, Dino Risi, Antonio Pietrangeli proseguendo, nel frattempo, la sua gavetta che lo portano anche a fare da spalla a grandi attori come Amedeo Nazzari, Gino Cervi e della coppia comica Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Nel 1964, con Ugo Tognazzi, recita anche ne “Il magnifico cornuto“.
Si afferma sempre di più come attore comico, fino a quando viene scritturato per una serie di pellicole che parodizzano James Bond, in cui veste i panni di ‘James Tont’ in “James Tont operazione uno” di Bruno Corbucci (con cui inizia un lungo sodalizio) e Giovanni Grimaldi che in seguito lo dirigerà in “La prima notte del dottor Danieli, industriale, col complesso del… giocattolo“.
Dopo, è tutto in discesa, o quasi perché la vena recitativa rimane sempre ancorata a quella di un attore di serie B, in cui la graffiante ‘masculinità’ e la capacità di far ridere in situazioni connotate dalla eccessiva attività sessuale, o al contrario, da una totale impotenza, sono la sua fortuna. Diventa anche l’ispirazione per una serie di fumetti di Leone Cimpellin, uno, più audace, “Il Montatore“, ha anche la sua faccia.
Buzzanca calca anche il palcoscenico, riscuotendo anche grande successo nele commedie musicali con Delia Scala, di cui viene realizzata anche una versione per la Rai in bianco e nero. È proprio il varietà del sabato sera “Signore e signora” sul Canale Nazionale, nel 1970, che mette in luce la comicità dell’attore che poi si rivela il perfetto trampolino di lancio per il cinema e la radio, ma anche per uscire da quella etichetta che ormai lo vede solo come un attore della commedia sexy.
Che torna, ancora una volta, quando nel 1971 recita ne “Il merlo maschio” di Pasquale Festa Campanile con Laura Antonelli, che lo accredita anche a livello internazionale e gli dà la libertà di scegliere in che ruoli recitare. Nello stesso anno, infatti, interpreta anche “Le belve” di Giovanni Grimaldi, “Il vichingo venuto dal sud” di Steno e “Homo Eroticus” di Marco Vicario, ma dà le idee di film come “L’arbitro” di Luigi Filippo D’Amico o “Il sindacalista” di Luciano Salce.
Con la fine degli anni Settanta e il tramonto del genere della commedia sexy, Buzzanca diminuisce la sua partecipazione in televisione e nel cinema. Ritorna sporadicamente sul grande schermo come attore di secondo piano, per esempio in “Secondo Ponzio Pilato” di Luigi Magni, dove ritrova Sandrelli. E poi c’è il teatro. Nel 2002 con Roberto Benigni, l’attore vorrebbe diventare il burattinaio Mangiafuoco di Pinocchio, ma per dissapori politici con il Premio Oscar la cosa non va in porto.
Da sempre simpatizzante del centrodestra, dalla sua stessa parte politica viene criticato quando nel 2005 interpreta il padre di un figlio omosessuale in “Mio figlio“. Nel 2012, poi, è protagonista di “Il restauratore“, sempre sulla Rai, che riscuote un grande successo di pubblico.
Nel 2007, nei panni del principe Giacomo ne “I Vicerè” di Roberto Faenza gli vale una candidatura al David di Donatello 2008 come miglior attore, ma gli fanno anche vincere un Golden Globe. Nel 2016 prende parte all’undicesima edizione di Ballando con le stelle con Sara Mardegan. Nel 2017 compare nel film “Chi salverà le rose?” di Cesare Furesi al fianco di Carlo Delle Piane, nel quale i due interpretano una coppia di anziani omosessuali.
Quanto alla vita sentimentale, in un’intervista ha raccontato di aver avuto qualche scappatella: “Ho amato mia moglie moltissimo, siamo stati 57 anni assieme e lei mi ha dato solo tre schiaffi. Io non ho mai alzato le mani. Le mie cose con le attrici erano una o al massimo due volte. Tornavo sempre a casa“. Nel 2016, poi, Buzzanca conosce Francesca Della Valle, di 35 anni più giovane. La nascita di questo legame sentimentale ha portato alla nascita di tensioni tra i figli di Lando e la compagna del padre, acuite dal peggioramento continuo delle condizioni fisiche dell’attore.
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