Una storia sentimentale, durata circa sette mesi, tra due uomini. Una relazione passionale, tormentata, travolgente, eroticamente sconvolgente, ma con risvolti di vero e intenso amore. Un rapporto difficile che si snoda tra la voglia di amare liberamente e l’obbligo del silenzio, della rinuncia, dell’accettare compromessi per continuare a fingere, a recitare una parte per andare ancora avanti. È questo quello che si racconta nel libro “E poi venne Lorenzo”, una storia basata su fatti realmente accaduti trasformata in letteratura da Giancarlo Zambaldi nel suo romanzo d’esordio, .
Giancarlo, il protagonista, è un giovane consulente vendite nel settore automobilistico. Vive due vite parallelamente: in pubblico, con amici, familiari e colleghi, è brillante, divertente, un uomo riservato e apparentemente privo di una vita sentimentale. Nell’intimo, Giancarlo nasconde al mondo la sua omosessualità, come se si trattasse di una vergogna da celare, un segreto da custodire per essere amato e accettato.
Il doppio binario della sua vita finisce per incrociarsi e collidere quando incontra Lorenzo, un ragazzo di cui si innamora perdutamente. Quella passione, che diviene quasi ossessione, porta Giancarlo a rimettere in discussione se stesso, le sue scelte, il suo modo di vivere, fino a rendergli intollerabile il silenzio che si è imposto da anni. Sullo sfondo la famiglia di Lorenzo: il rapporto con suo madre e con il padre deceduto, ma anche l’assenza di dialogo tra fratelli.
Il romanzo “E poi venne Lorenzo”, edito da Ellade Libri/ Parallelo 45 Edizioni, rappresenta un contributo importante per far capire che l’amore tra due persone dello stesso sesso è possibile, meraviglioso, reale, bellissimo e a volte anche triste… come una normale storia d’amore tra persone etero.
Ma è anche un momento di riflessione affinché questa società possa comprendere quanta sofferenza, a volte, si nasconde dietro la condizione di essere gay. Condizione non voluta o cercata ma che dovrebbe essere vissuta con serenità, senza sensi di colpa ma in armonia con se stessi e possibilmente con gli altri. L’amore che ci è stato donato e che noi stessi doniamo non ha corsie preferenziali e non fa differenze tra sessi: è amore e basta. Altrimenti non sarebbe amore.