Un uomo di 35 anni è stato posto in stato di fermo questa notte, con l’accusa di aver tentato l’omicidio della psichiatra di Pisa.
Si tratta di un italiano e le forze dell’ordine sono arrivate a lui questa notte intorno alle 4, in seguito a indagini condotte dalla squadra mobile. La psichiatra Barbara Capovani è stata aggredita venerdì pomeriggio davanti all’ospedale Santa Chiara di Pisa, ora è ricoverata e rischia di morire perché le sue condizioni sono molto critiche.
Tutta Italia sta seguendo da ore l’evolversi della situazione in merito all’aggressione, avvenuta venerdì, ai danni della psichiatra Barbara Capovani, 56enne di Pisa che combatte fra la vita e la morte. Questa notte la polizia ha fermato un uomo, con l’accusa di tentato omicidio verso la donna e fra poco ci sarà una conferenza stampa in questura, per quanto riguarda i dettagli dell’operazione.
La dottoressa ha subito un intervento chirurgico, necessario per le ferite inferte da un oggetto appuntito con cui è stata colpita più volte in testa. Si pensa a una spranga o qualcosa di simile.
Il quadro è molto delicato e le condizioni della paziente potrebbero cambiare in ogni momento. Sconvolto, l’Ordine dei Medici, che tramite il presidente, Filippo Anelli, ha ricordato l’omicidio di un’altra psichiatra morta in circostanze analoghe, Paola Labriola. La Federazione ha manifestato vicinanza alla collega condannando l’ennesimo atto di violenza ai danni di un operatore sanitario che stava solo svolgendo le sue funzioni. Purtroppo la maggior parte delle vittime di questi atti sono donne, massacrate brutalmente sul luogo di lavoro.
Questo fenomeno sociale purtroppo è molto diffuso e paradossalmente sono proprio i pazienti i colpevoli, anche in questo caso. Il 35enne fermato nella notte infatti sarebbe un paziente della Capovani, la quale poche ore fa è stata raggiunta da morte cerebrale, sebbene tecnicamente ancora sia tenuta in vita dalle macchine.
Nell’ultimo bollettino si legge che la paziente versa in condizioni critiche ma ancora è viva, incredibile pensare che una donna possa essere stata ridotta così proprio nei pressi della struttura sanitaria dove dirigeva l’Unità di Salute mentale adulti, infatti la polemica si è subito accesa e tutti si chiedono come mai non ci fosse nessun vigilante esterno all’uscita dell’edificio di Pisa.
Gli investigatori stanno cercando di dare una svolta al caso ma non è facile condurre gli interrogatori nei confronti del presunto colpevole poiché è mentalmente instabile e ci sarà bisogno di un tutore e chiaramente un avvocato, per proseguire. Tutte le prove raccolte porterebbero a lui, ora si attendono sviluppi e in caso, la convalida del fermo.
Nella tarda serata di ieri la dottoressa Capovani era stata data per morta, poi è arrivato il chiarimento circa le sue condizioni. In effetti si trova in condizioni gravissime ed è giunta la morte cerebrale, non risponde più a nessuno stimolo e anche se ancora molti sperano in un miglioramento, quando l’encefalo entra in questa condizione non c’è più nulla da fare.
Si sono rincorse a lungo le notizie sulle condizioni della donna poiché l’episodio ha indignato il mondo medico e non solo. Le forze dell’ordine sono a lavoro per ricostruire con esattezza l’accaduto e non è chiaro se davvero l’uomo fermato oggi possa aver compiuto questa violenza. La psichiatra è stata colpita ripetutamente da un uomo vestito di nero che poi si è dileguato, questo l’unico dettaglio fornito dal solo testimone che si trovava sul posto.
Questo ha riferito che la losca figura ha aspettato la Capovani fuori dall’ospedale e poi l’ha colpita con furia inaudita alla testa, in una sequenza di colpi, riducendola subito in condizioni molto gravi.
L’evento si è verificato venerdì intorno alle 18,30, quando la donna stava terminando il suo turno di lavoro come responsabile del Sdpc all’ospedale Santa Chiara di Pisa. A mettere in atto un agguato è stato un uomo vestito di nero e coperto con un cappellino e una mascherina. A dare il primo soccorso sono stati i sanitari della struttura, intanto tutta la città era incredula per la notizia appresa dalle fonti locali.
Il corpo contundente utilizzato non è stato ancora rinvenuto ma le ricerche a tappeto da parte degli agenti hanno portato al fermo e ora si attendono sviluppi per capire il motivo dell’aggressione.
La primaria è stata inizialmente soccorsa dai colleghi e poi trasferita d’urgenza al Cisanello, dove ha subito un’operazione nella notte. Figlia di un professore universitario, Barbara è molto conosciuta in città e apprezzata sia a livello professionale che umano. Cosa è scattato nella testa del presunto aggressore? Difficile a dirlo perché ricordiamo che si tratta di un paziente psichiatrico e qualsiasi cosa potrebbe aver innescato il raptus.
Come hanno ricordato i membri dell’Ordine dei Medici, questo episodio è terribilmente simile a uno avvenuto nel 2013, quando un uomo uccise la sua psichiatra, Paola Labriola. La dottoressa prestava servizio presso il Sim di Bari, che si occupa di igiene mentale. La mattina del 4 settembre venne uccisa con circa 50 coltellate all’addome inferte da uno dei suoi pazienti.
Inutile l’intervento immediato dei soccorsi, la 53enne madre di due figli morì sul colpo. Erano le 9,30 del mattino e i fatti avvennero nell’ambulatorio di via Tenente Casale, nel cuore del quartiere Libertà.
Lo stesso giorno ci fu il fermo del 44enne Vincenzo Poliseno ritenuto responsabile e in effetti tutte le prove confermarono la dinamica inizialmente solo ipotizzata dagli investigatori. Il paziente aveva colpito più volte la donna, nel corso di una visita, con un coltello da cucina dalla lama di 12 centimetri.
In questo caso il movente era di tipo economico, a dirlo sono stati alcuni colleghi della donna, che raccontarono che il 44enne era un tossicodipendente che chiedeva costantemente soldi per procurarsi la droga. L’ennesimo rifiuto da parte di chi voleva solo aiutarlo ad avere una vita migliore, ha fatto scattare in lui una furia cieca e una rabbia che ha sfogato nel raptus violento in quello che potremmo considerare un omicidio premeditato dal momento che l’uomo aveva portato con sé il coltello durante la visita.
La Labriola venne colpita più volte al torace mentre era di spalle all’aggressore e le ferite risultarono compatibili con l’arma rinvenuta dalla polizia. Poliseno venne rinchiuso nel carcere di Bari dopo la convalida delle accuse di omicidio volontario e porto abusivo di arma da taglio, ma non ha mai mostrato l’intenzione di collaborare e in realtà ha riferito più volte di non essersi reso conto di quanto accaduto.
Sono passati 10 anni da quella morte e ora di nuovo una tragedia dai contorni simili.
Tornando ai fatti odierni, non sappiamo cosa abbia raccontato agli inquirenti l’uomo fermato oggi nell’ambito di una nuova aggressione verso un’operatrice sanitaria, di certo la risposta potrebbe essere simile e sarà utile anche una perizia psichiatrica per accertare se il presunto colpevole è in grado di intendere e di volere, specialmente se in quel frangente era lucido.
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