Incredibile svolta in un cold case risalente al 1995 in Svezia: dopo quasi 30 anni la polizia ha arrestato un sanremese ultrasettantenne. L’uomo sarebbe secondo gli inquirenti responsabile dell’uccisione e smembramento di una ragazza di 21 anni di origini irachene ma da tempo residente svedese. Tra i due ci sarebbe stato ai tempi un rapporto costellato da alti e bassi e culminato dall’uccisione della ragazza, poi fatta a pezzi per nasconderne il corpo, mai ritrovato. La tenacia della famiglia della vittima e della Procura di Imperia, ha consentito di trovare prove schiaccianti verso l’uomo, che ne hanno consentito l’arresto.
Clamoroso colpo di scena nelle indagini sulla morte di una ragazza di 21 anni di origini irachene naturalizzata svedese, un vero e proprio cold case rimasto irrisolto per quasi 30 anni. Della giovane, Saragonia Dankha, si erano perse le tracce nel 1995, e in assenza di un corpo, le autorità locali si erano arenate e non erano in grado di poterlo processare. La famiglia della giovane, però, non si è mai arresa, e si è affidata a un avvocato di Milano che ha presentato denuncia alla Procura di Imperia, certo della colpevolezza di S.A. abitante a Sanremo, ai tempi gestore di un ristorante in Svezia, e che con la ragazza aveva un rapporto burrascoso. Oggi, quindi, dopo 28 anni dall’omicidio, la polizia giudiziaria su richiesta del Procuratore capo di Imperia si è presentata all’abitazione dell’uomo, oggi ultrasettantenne, e lo ha tratto in arresto con l’accusa di omicidio volontario aggravato da motivi futili e abietti, oltre a soppressione di cadavere.
Un uomo ultrasettantenne di Sanremo, S.A., è stato tratto in arresto questa mattina dalla polizia giudiziaria su richiesta della Procura di Imperia. L’uomo sarebbe responsabile dell’uccisione e dello smembramento di Saragonia Dankha, ragazza di 21 anni con cui nel 1995 avrebbe avuto una relazione. Ai tempi, S.A. risiedeva in Svezia, per la precisione Linköping, nella parte meridionale della nazione scandinava.
L’omicidio, secondo le autorità svedesi, sarebbe avvenuto il 13 novembre 1995. La polizia nel corso delle indagini trovò tracce di sangue e capelli della 21enne nel bagagliaio della Ford Escort rossa appartenente all’uomo: l’ipotesi è che i due si siano incontrati un’ultima volta, ne sia scaturita una discussione, e lui l’abbia uccisa, per poi smembrare il corpo all’interno del suo ristorante e liberarsene in una discarica.
Poco dopo il delitto, S.A. venne fermato dalle autorità, ma dovette essere liberato subito dopo in quanto secondo la legge svedese non si può accusare un presunto omicida senza la presenza del corpo, che di fatto non venne mai ritrovato. L’uomo, allora, decise di fare ritorno in Italia, lasciando addirittura in Svezia dei figli e prendendo dimora a Sanremo, probabilmente per sfuggire alla giustizia.
Dopo la denuncia della famiglia della vittima, la Procura si è mossa, e il sostituto procuratore Matteo Gobbi è volato in Svezia, collaborando a stretto contatto con la polizia del luogo, recuperando i faldoni originali delle indagini e portandoli in Italia per farli tradurre. Secondo l’accusa, una volta esaminatili, ci sarebbero nei confronti di S.A. prove schiaccianti.
Stamattina, infine, la giustizia ha finalmente bussato alla porta di questo anziano ultrasettantenne, che nel frattempo si è rifatto una vita, il quale di sicuro non si aspettava di venire condotto in carcere dopo tutto questo tempo e pensava di averla fatta franca.
La famiglia di Saragonia ha espresso “soddisfazione per il lavoro di indagine svolto da oltre un anno in stretta cooperazione con la magistratura svedese, tramite l’invio di magistrati italiani e di ufficiali di polizia giudiziaria italiani che, trovando piena disponibilità nelle autorità svedese, hanno consentito di imprimere una svolta a un caso avvenuto 28 anni fa”.
Maria Paola Marrali, dottoressa che collabora con la Procura per reati contro le donne e le fasce deboli, ha dichiarato al Corriere della Sera che “Si è trattato di un femminicidio ante litteram, maturato in un contesto di gelosia dopo la fine di una rapporto sentimentale tra il presunto omicida e la vittima. Mancando il cadavere, la magistratura svedese non poteva procedere per omicidio, ma la tenacia delle nostre indagini ha consentito di assumere elementi tali da consentire l’ordinanza di custodia cautelare”.
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