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È stato scoperto anche il terzo covo di Messina Denaro

La Polizia ha scoperto il terzo covo in cui ha vissuto il boss Messina Denaro. Si tratta di un appartamento ubicato anch’esso a Campobello di Mazara, il paese cui sono stati individuati gli altri due rifugi del capomafia. Il terzo covo è stato perquisito e secondo quanto si apprende, dalle prime notizie, è vuoto. L’appartamento è in vendita e gli inquirenti stanno accertando chi sia il proprietario.

Covo Matteo Messina Denaro – Nanopress.it

Il boss Messina Denaro sembra non aver mai lasciato la propria terra e emerge, inoltre, che ha compiuto una vita estremamente agiata e serena, nonostante fosse uno dei latitanti più ricercati in assoluto. Le indagini ora stanno cercando di fare luce sui fiancheggiatori dell’uomo che hanno reso possibile la sua latitanza. Oggi il boss ha deciso di non essere presente alla prima udienza in videoconferenza in quanto è stata effettuata la sua prima chemioterapia dopo l’arresto da parte delle forze di polizia.

Dopo giorni di perquisizioni interrotte si è arrivati anche al terzo nascondiglio di Matteo Messina Denaro che si si trova, non molto distante, dagli altri due rifugi individuati e setacciati attentamente dalle forze dell’ordine.

Individuato il terzo covo di Matteo Messina Denaro

Il boss della mafia Messina Denaro si sentiva, alla luce dei fatti, sicuro nel vivere a Campobello di Mazara.  Nonostante la vicinanza estrema alle forze dell’ordine adibite all’antimafia e al continuo, poi emerso, girare nel paese indisturbato dell’uomo, nessuno sembra aver mai sospettato che si trattasse proprio del famigerato ricercato numero uno in Italia.

Matteo Messina Denaro ha abitato prima in via Cb 31 e nel giugno scorso si è trasferito a soli 500 metri, in un altro appartamento in via San Giovanni 260. Come emerso le prime proprietà appartenente al prestanome che aveva fornito anche la carta d’identità contraffatta al mafioso ovvero Andrea Bonafede.

Oggi gli investigatori del Servizio centrale operativo della polizia sono riusciti ad arrivare al terzo rifugio del boss e nelle scorse hanno fatto irruzione e verificato l’interno dell’immobile. Emerge però che l’appartamento è completamente vuoto.

Hanno verificato che non vi fossero intercapedine tunnel o bunker come emerso nel indagini precedenti.  Le forze dell’ordine hanno, inoltre, specificato che il padrino era estremamente ordinato e aveva documenti e appunti inseriti in carpette e suddivisi per genere.  Qualcosa di estremamente prezioso per le indagini in corso da trent’anni.

Sono emersi inoltre numeri di telefono, appunti e una sorta di libro mastro con tanto di appunti e cifre risalenti anche agli anni passati fino al 2016. Il boss che era ricercato dal giugno 1993 tra annotava qualunque cosa su post it e foglietti, rinvenuti nei primi due covi.

L’inchiesta coordinata dal procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido si arricchisce così di materiale preziosissimo che servirà a ricucire il filo conduttore e a individuare collaboratori e fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro.

Quello che è essenziale ora per gli inquirenti è trovare proprio i complici che hanno reso possibile la latitanza del boss ma che hanno, anche, continuato attenere contabilità entrate, uscite senza destare il minimo sospetto nei paraggi.

C’è alta di utilizzo fare i foglietti e stata accolta con stupore dato che il boss stesso  aveva criticato Bernardo Provenzano che, quando fu ritrovato nel covo di montagna,  aveva con sé moltissimi pizzini.

L’ultimo covo risulta essere in vendita e si stanno eseguendo ricerche sui tabulati telefonici inerenti ai due smartphone sequestrati al padrino al momento dell’arresto e si cerca di capire, soprattutto, a chi siano intestate le utenze e qualunque indizio possa portare alla rivelazione dei collaboratori più stretti del boss.

Sono stati rinvenuti anche nel nascondiglio scoperto a Campobello di Mazara, nella stanza bunker di via Maggiore Toselli, pietre preziose gioielli e oggetti di lusso vari. Ovviamente è stato affidato il compito ai Ris e di analizzare e capire se esistono tracce biologiche o impronte sia di Messina denaro che di altri soggetti che sarebbero così riconducibili al rifugio ufficialmente.

Guarda invece la documentazione di via CB 31 non ci sono dubbi in merito al fatto che gli appunti siano scritti per mano di Messina Denaro e questo è stato possibile confrontando  i dettagli con quelli emersi nelle indagini di molti anni fa e che collegavano il boss all’ex sindaco di Castelvetrano Tonino vaccarino.

Le parole dei PM

I Pm hanno riferito in merito a Matteo Messina denaro che: “Costituisce fatto notorio che l’autista di una figura di spicco di una organizzazione criminale come quella mafiosa sia necessariamente soggetto di assoluta fiducia della persona accompagnata». Lo scrivono i pm di Palermo nella convalida del fermo per Giovanni Luppino, l’autista del boss. Il gip Fabio Pilato ha convalidato l’arresto e affermato:Nessun elemento può allo stato consentire di ritenere che una figura che è letteralmente riuscita a trascorrere indisturbata circa 30 anni di latitanza, si sia attorniata di figure inconsapevoli dei compiti svolti e dei connessi rischi, ed anzi, l’incredibile durata di questa latitanza milita in senso decisamente opposto, conducendo a ritenere che proprio l’estrema fiducia e il legame saldato con le figure dei suoi stessi fiancheggiatori abbia in qualche modo contribuito alla procrastinazione del tempo della sua cattura che, altrimenti, sarebbe potuta effettivamente intervenire anche in tempi più risalenti”.

Magistratura Palermo – Nanopress.it

Negli altri due rifugi sono emersi numeri, nomi, sigle. Il tanto discusso libro mastro, un taccuino scritto a mano, trovato nel covo del boss Matteo Messina Denaro. Tra i documenti ritrovati dagli investigatori, che da due giorni setacciano ogni angolo della casa, c’è questo taccuino che sembra contenere una rete di relazioni del boss.

Non si sa ancora molto del contenuto dato che sarà necessario decifrarlo e arrivare a ciò che significa realmente ma il suo ritrovamento segna una svolta nell’ indagine di mafia che da anni impegna le forze dell’ ordine.

Letizia De Rosa

Mi chiamo Letizia De Rosa, ho 35 anni e per molto tempo ho lavorato nell'ambito della mediazione finanziaria e immobiliare. Amo la natura e il suo potere rigenerante. Sono curiosa e ho, da sempre, fame di conoscenza e proprio per questo approfondisco minuziosamente ogni argomento negli ambiti più disparati. Imparare e conoscere è un punto focale della mia vita e ho sfruttato, così, un momento di difficoltà personale per dare finalmente un ruolo concerto alla mia più grande passione ovvero la scrittura, creando un connubio perfetto tra la penna e tematiche che mi appassionano come la geopolitica e i rapporti internazionali e diplomatici. Questo mi ha permesso, con grande orgoglio e dopo aver acquisito anni di esperienza, di occuparmi su Nanopress.it proprio di ciò che amo di più ovvero di news e dinamiche estere, comprese le relazioni tra Stati.

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