È stato trovato morto in cella Angelo Frigeri, reo confesso del triplice omicidio avvenuto nel 2014 a Tempio Pausania.
L’uomo sterminò una famiglia che abitava nella frazione di Sassari e venne condannato all’ergastolo. Sul suo corpo è stata disposta l’autopsia per capire le cause del decesso ed è aperta un’indagine in cui gli inquirenti non escludono il suicidio ma ogni pista rimane aperta.
Angelo Frigeri aveva 40 anni e stava scontando la sua pensa nel carcere di Uta, in provincia di Cagliari. L’uomo era condannato all’ergastolo per aver ucciso una famiglia nel 2014.
In seguito a una rapina finita male, messa in atto nel maggio di quell’anno, l’uomo decise di uccidere i testimoni e sterminò con un triplice omicidio il commerciante Giovanni Azzena, titolare di un negozio di calzature, la moglie Giulia Zanzani e il figlio della coppia, Pietro, di soli 12 anni.
Pochi giorni fa l’omicida era stato trasferito dal carcere di Badu ‘e Carros perché trovato in possesso di un telefonino, episodio per cui si cercano collegamenti fra Frigeri e il detenuto Marco Raduano, che stava scontando la pena nello stesso carcere ed è evaso lo scorso 24 febbraio.
Il sindacato Uil Polizia Penitenziaria ha diffuso un comunicato in cui ha parlato di un gesto estremo che nessuno si sarebbe aspettato perché il detenuto non aveva fatto presagire disagi e non era stato necessario disporre una sorveglianza particolare nei suoi confronti.
Da diverso tempo lo stesso sindacato aveva denunciato diversi eventi critici e tentativi di autolesionismo ma anche aggressioni e danni agli agenti da parte dei detenuti delle carceri sarde. Fra offese, minacce di morte e scioperi della fame, la situazione sta diventando sempre più insostenibile e l’omicidio di Frigeri si inserisce in un contesto molto grave che necessita di interventi mirati a trovare un buon piano di azione e una migliore sorveglianza generica.
Come mai Angelo Frigeri si sarebbe tolto la vita? Questa la maggiore ipotesi degli inquirenti ma non è l’unica pista seguita. Di certo se così fosse, non lo ha fatto per i rimorsi del senso di colpa. Lui che ai giudici aveva ammesso con freddezza le sue azioni, mostrandosi impassibile anche nel momento in cui ha parlato dell’uccisione di un bambino di soli 12 anni a sprangate.
Così ha sterminato il nucleo familiare che a Tempio Pausania viveva di lavori umili, a mani nude. Da subito si è pensato a un possibile collegamento con il mondo dell’usura ma anni di indagini è emersa una trama diversa, infatti tutto sarebbe nato da una rapina andata male.
Era il 17 maggio quando l’uomo entrò nella casa di via Villabruna uccidendo i coniugi Giovanni Maria Azzena e la moglie Giulia. L’intento era quello di chiarire questioni economiche irrisolte ma la cosa degenerò e così tentò di rapinare il titolare del negozio di calzature la coppia si oppose e fu costretto ad agire.
Li prese a sprangate in testa e avvolse dei cavi elettrici intorno al collo di entrambi, poi fece la stessa cosa con il giovane Pietro che stava rincasando proprio in quel momento. Non voleva lasciare testimoni o tracce che potessero ricondurre a lui. A dare l’allarme fu un parente intorno alle 22 di sera che entrò in casa e vide quella scena terribile. I corpi vennero ritrovati nel corridoio dell’abitazione in un lago di sangue.
La famiglia era molto conosciuta a Tempio Pausania e anche lo stesso killer in effetti li conosceva. Secondo le ipotesi investigative Frigeri si era recato nell’abitazione per risolvere dei debiti del commerciante, in effetti già nel 2008 era stato arrestato in un’operazione delle forze dell’ordine proprio nell’ambito dell’usura.
La dinamica quindi sembrerebbe essere chiara: una discussione nata per questioni economiche, sembrerebbe anche un’auto che Giulia doveva restituire, poi il tentativo di rapinare i coniugi per rientrare almeno di una parte del denaro, poi la furiosa lite e l’uccisione, che ha coinvolto anche il figlio minorenne che rincasava quel pomeriggio di un sabato di maggio, ignaro di quello che lo aspettava.
Pochi giorni dopo la strage, arrivò la confessione dell’unico sospettato, dopo diversi interrogatori in cui non si era dimostrato collaborativo e aveva dato solo informazioni confuse e contrastanti fra di loro. Frigeri venne condannato di omicidio plurimo aggravato dalla crudeltà per aver strangolato le vittime e fracassato i crani a sprangate.
Ci furono fiaccolate per le vittime e molte persone ai loro funerali, fra l’altro una grandissima affluenza c’era stata anche alla camera ardente allestita nella Chiesa del Rosario.
La sentenza di ergastolo arrivò nel 2016 ma se davvero l’uomo si è sempre mostrato lucido nelle sue confessioni e per nulla pentito, come mai si sarebbe suicidato? Gli investigatori lavorano per confermare, o meno questa ipotesi, certo è che i familiari avrebbero voluto un destino diverso.
Quello che era considerato un amico di famiglia ha compiuto una strage inenarrabile, tutti speravano che la giustizia facesse il suo corso ma nemmeno l’ergastolo è servito perché Frigeri ha presumibilmente voluto togliersi la vita per evitare il resto della sua vita dietro le sbarre. Ora sorgono accuse pesanti verso chi doveva sorvegliarlo meglio e non lo ha fatto.
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