Nicolò Barella è l’epicentro di un’Inter che ha ricominciato a sognare, senza più guardarsi alle spalle. Il centrocampista italiano, dopo un momento di appannamento, è tornato a fornire prestazioni sublimi, in Champions League come in Serie A, trascinando i nerazzurri fuori dal periodo di crisi. Simone Inzaghi ha a disposizione una mezzala totale, capace di fare la differenza anche in campo internazionale.
La gemma dell’Inter, quella più preziosa, da coccolare e ammirare, ha un nome e cognome: Nicolò Barella. Non è un caso che la Beneamata sia tornata a fare faville proprio quando il centrocampista sardo è tornato al suo abituale livello di gioco. I nerazzurri possono contare su un calciatore moderno e atipico, capace di chiudere tutti gli spazi e proporsi puntualmente in zona gol. Per diversi motivi, per Simone Inzaghi è assolutamente indispensabile e infatti non ci rinuncia praticamente mai.
Ogni allenatore ha i suoi punti di riferimento essenziali, quelli a cui non rinuncia neanche sotto tortura. È il calcio, ma è anche la vita di tutti i giorni, dove ognuno di noi si trova puntualmente al bivio ed è costretto a prendere scelte difficili, ma alla fine va sempre nella direzione di chi i problemi li risolve e non li crea, senza neppure guardarsi indietro.
Barella è proprio quel calciatore totale di cui qualsiasi mister avrebbe bisogno. Non è un caso se Liverpool e Real Madrid hanno pensato di acquistarlo e neanche se Antonio Conte ha deciso di puntarci sopra tutte le sue fiches, spendendo una cifra già importante quando giocava al Cagliari, per portarlo all’Inter.
Monete tutte ripagate, perché anche grazie al lavoro incessante del tecnico salentino, il classe 1997 da talento grezzo è diventato fattore decisivo. Corre Barella, tantissimo, e sempre coprendo lo spazio giusto al momento giusto, sia in attacco che in difesa. Il suo inizio di stagione, però, non è stato esaltante e puta caso quello di tutta l’Inter.
La condizione del centrocampista non era delle migliori e i tanti impegni in calendario di certo non hanno aiutato. Poi è anche una questione di atteggiamento e di crisi. Vederlo sbuffare e sbracciarsi quando i compagni non facevano la cosa giusta non ha aiutato né se stesso, né chi gli stava accanto.
L’Inter era entrata in una condizione mentale e fisica, in cui le cose non riuscivano più e tutto sembrava perso, a partire dalle trame di squadra che hanno caratterizzato il gruppo di Inzaghi nella scorsa stagione. Un blackout in cui tutti non riuscivano a esprimere le loro qualità e il livello di gioco si è abbassato in toto. Ne ha risentito soprattutto la fase difensiva: troppi i gol subiti dai nerazzurri a inizio anno e le vittorie così non possono arrivare. Inzaghi è finito sulla graticola e nel mirino dei tifosi, poi anche alcuni giocatori, ma Barella no, sempre protetto dai tifosi che di lui hanno fatto un idolo tutto italiano.
Poi qualcosa è cambiato, o forse tutto. La vittoria di San Siro contro il Barcellona ha messo in luce un gruppo vero, capace di difendere il vantaggio siglato con un bolide angolato dalla distanza da Hakan Calhanoglu. All’improvviso le gambe sono tornate a girare e anche il pallone, per arrivare alla trasferta contro i blaugrana e lì lo splendore del ragazzo di Cagliari è tornato del tutto.
Il suo inserimento letale alle spalle di Gerard Piqué e il mancino sotto la traversa hanno messo l’Inter sulla strada giusta per passare il turno. E poi tanto altro: una partita di sostanza rara, in cui ha rubato palloni pesantissimi per far scattare contropiede pericolosissimi per i catalani. Fase difensiva e fase offensiva, come tutti i grandi centrocampisti.
E contro la Salernitana le cose non sono andate tanto diversamente. Il calciatore sardo si è smarcato abilmente in area di rigore, quasi da bomber vero, per poi battere Luigi Sepe ancora con il mancino, che non sarebbe neanche il suo piede preferito. Perché Barella è così: sgusciante e imprevedibile, ma soprattutto prezioso in fase di manovra e di rifinitura. Per questo l’Inter gira tutta intorno a lui.
Il presente, dunque, è semplicemente roseo per il classe 1997. Se analizziamo i numeri in Serie A, Barella ha già realizzato tre gol, di cui uno meraviglioso al volo, e servito quattro assist. Con solo un cartellino giallo sventolatogli sopra la testa, che era un po’ il suo tallone d’Achille.
Chi volesse acquistarlo dovrebbe sborsare cifre ben superiori ai 50 milioni di cui si parlava fino a un paio d’anni fa. E ci riferiamo alle big internazionali che hanno già strizzato l’occhio al sardo, a Jurgen Klopp che ne ha già elogiato le qualità in diverse occasioni e non avrebbe alcun problema a inserirlo nel suo gioco e in una Premier League frenetica e che fa del ritmo la sua componente essenziale.
Giù le mani, risponderebbe l’Inter. Perché Barella non è uno di quelli che si può sostituire, oltre ogni problema economico e astinenza sul calciomercato. E soprattutto, la squadra di Inzaghi vedrebbe ulteriormente ridimensionati i suoi obiettivi, dal percorso in Champions League alla seconda stella. E non se ne parla proprio, che i jolly sono già finiti per quest’anno, ma a giugno sarebbe la stessa cosa.
E non ci sono solo i nerazzurri di Milano, ma anche l’Italia. Roberto Mancini ha fatto di Barella un titolarissimo per gli azzurri, uno di quelli che dal campo non esce mai, se non in amichevole. Lo si è visto anche agli Europei, quando il classe 1997 ha firmato un gol pesantissimo e bellissimo contro il Belgio che ha aperto il percorso della nostra Nazionale verso il titolo finale, dopo la fase a gironi.
Poi la delusione mondiale, ma il progetto del Mancio non cambia, con quel 4-3-3 un po’ ultra-moderno e un po’ da classico spagnolo e olandese con cui tanti film a lieto fine possono essere girati. E il centrocampista sardo dell’Inter ci si cala alla perfezione da mezzala, con richieste simili a quelle di Inzaghi, ma occupando un po’ più il centro e meno la fascia destra.
Poco importa, quindi, se i momenti di buio capitano, resistono e passano, perché il valore del calciatore non cambia e non si discute. E ora che Barella è tornato, quello vero, la Beneamata e l’Italia hanno recuperato una certezza in più da osannare e coccolare. Con quella goccia di stupore che solo i grandi amori sanno regalare.
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