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Earth Overshoot Day: finite le risorse naturali annuali del pianeta

Il 13 agosto 2015 è stata una giornata cruciale, benché alla maggior parte dell’opinione pubblica sia sembrata solo la vigilia della notte di Ferragosto: quel giorno infatti si è registrato l’Earth Overshoot Day, ovvero il momento preciso in cui abbiamo finito le risorse naturali che il pianeta offre all’umanità in un anno. Nel 2014 fu il 19 agosto e nel 2013 il 21 dello stesso mese: a poco a poco stiamo retrocedendo sempre di più, consumando più beni rigenerabili di quanto la Terra possa offrire in un anno solare, intaccando così le scorte che dovrebbero servire per il futuro. Come dire che ci stiamo letteralmente divorando la sopravvivenza delle prossime generazioni.

Non è una scoperta recente né per la scienza né per la politica: da decenni viene calcolato il cosiddetto Earth Overshoot Day, e soltanto nel 1970 siamo riusciti ad andare in pari, consumando il fabbisogno energetico preciso di 365 giorni a disposizione. Poi mai più: abbiamo lentamente ma inesorabilmente prosciugato più del dovuto i beni della Terra, causa sovrappopolazione, sprechi, egoismo ed indifferenza, che ci permettono di ‘andare in riserva’ con leggerezza, pensando unicamente al presente, senza tenere conto del futuro. Cosa accadrebbe se la Terra non ci permettesse di consumare più del dovuto? Niente più energia elettrica, gas, ed altri combustibili che ci consentono gli agi e i comfort della modernità, ma anche il cibo del pianeta sarebbe limitato. Torneremmo insomma ad un stile di vita primitivo, ma invece di affrontare oggi la questione di una riduzione dei consumi che appare ineludibile, preferiamo rimandare a domani le soluzioni scaricando sulle spalle delle generazioni future il disastro, quando sarà ormai troppo tardi.

Secondo i calcoli effettuati dagli scienziati, l’umanità avrebbe bisogno di oltre una Terra e mezzo, per la precisione 1,6, per sfamare il proprio bisogno di energia e beni naturali senza intaccare le riserve del pianeta, e il trend è destinato a crescere ulteriormente senza prendere le necessarie contromisure: nel 2030 ne potrebbero servire addirittura due di pianeti per compensare tutti i bisogni quotidiani del numero di abitanti previsti. A meno appunto di non rivedere le nostre priorità, cominciando a pensare anche al domani: ridurre i consumi a livello globale è tutt’altro che ininfluente, e ci consentirebbe di invertire la rotta di questa nave che sta affondando. Ad esempio basterebbe che le emissioni di carbonio venissero ridotte del 30 per cento per ottenere dei significativi miglioramenti: di promesse ne sono state fatte tante da parte dei capi di Stato internazionali, ma di fatti ben pochi finora. Se si vuol davvero ritornare sulla strada di un futuro sostenibile, non possiamo più perdere altro tempo.

Giulio Ragni

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