Ebbe un figlio con il 13enne a cui dava lezioni private, professoressa di Prato condannata a 6 anni e 6 mesi

La docente dovrà scontare una condanna a 6 anni e 6 mesi per abusi e violenza sessuale su minore. 

Aula di tribunale
Aula di tribunale – Nanopress.it

La donna, oggi 35enne, dava lezioni private all’adolescente, che all’epoca dei fatti si stava preparando a sostenere l’esame di terza media. Trattandosi di un reato ostativo, la docente non può scontare la pena con forme di detenzione alternative. Da ieri è detenuta nel carcere di Sollicciano a Firenze.

La vicenda

Avrebbe intrattenuto rapporti sessuali con un ragazzo di 13 anni, al quale dava lezioni private in vista dell’esame.  È con questa accusa che la corte di Cassazione ha condannato una professoressa di Prato a 6 anni e 6 mesi di reclusione. Come riferisce l’Adnkronos, la donna – oggi 35enne  – avrebbe avuto una relazione con il 13enne, dal giugno del 2017 al gennaio di due anni dopo. I due si erano conosciuti nella palestra frequentata dal figlio della professoressa. Rimasta incinta del ragazzo, l’imputata avrebbe minacciato l’adolescente di rivelare a tutti la paternità del figlio se avesse messo fine alla loro relazione.

Ad accorgersi di quanto stava accadendo sarebbe stata la madre del ragazzo, che lo costrinse a rivelare il segreto. A quel punto era arrivata la denuncia e l’esame del Dna ha poi confermato la paternità del bambino.

La condanna

La corte di Cassazione ha condannato in via definitiva – a 6 anni e 6 mesi di carcere – la docente. Trattandosi di un reato ostativo, non sono previste misure alternative al carcere. Nelle scorse ore l’imputata si è costituita nel carcere di Sollicciano a Firenze, nonostante l’ordine non fosse ancora esecutivo.

“Ha fatto pressioni, ma non sessuali, cercava affettività: sbagliata, malata, eticamente condannabile, ma affettività. L’allievo rispondeva con messaggi dettagliati ed espliciti, suggerendole di guardare dei video per eseguire meglio una prestazione richiesta. Non si ha a che fare con un soggetto passivo che subisce pressioni sessuali, lei lo faceva per sentirsi dire di essere amata” ha spiegato uno dei legali della donna a Tgcom24.

 

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