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L’Ebola continua a mietere altre vittime in Guinea, in Liberia e in Sierra Leone. Sono stati segnalati nuovi casi, di cui alcuni sarebbero anche mortali. Dallo scoppio dell’epidemia siamo arrivati a 844 contagi. 518 di questi hanno causato il decesso degli individui. Questi dati, che sono stati diffusi dall’OMS, includono anche i casi sospetti, oltre a quelli che sono stati confermati in laboratorio. In Ghana è morto un cittadino americano, sul quale ricadono i sospetti di essere stato il primo caso di Ebola nel Paese. L’uomo si è ammalato dopo essere stato in Guinea e in Sierra Leone.
Rimangono dei dubbi sulle cause del decesso, perché il test per il virus ha dato risultati negativi, ma si sospetta che sia stato utilizzato un reagente sbagliato. Adesso l’obiettivo è quello di contenere l’epidemia, soprattutto vietando l’ingresso di migranti dai Paesi a rischio. A questo scopo, sia nei porti che negli aeroporti, sono state create delle zone di quarantena.
I ministri della Sanità di 11 Paesi dell’Africa occidentale hanno promesso di collaborare fra di loro, mentre l’OMS creerà un centro di controllo in Guinea, per coordinare tutte le operazioni sanitarie. Già sono stati inviati in Africa occidentale più di 150 esperti, per fermare la diffusione del virus. Tuttavia gli esperti affermano che ci vorrebbe un impegno politico più deciso da parte dei vari Stati, per annientare la malattia e la sua diffusione.
Secondo l’OMS, i dati in possesso indicano che la trasmissione virale sta continuando in tutti i Paesi dell’Africa occidentale. Le strategie, sulle quali si vuole puntare, mirano ad educare le persone. Sulla questione è intervenuto Luis Sambo, direttore regionale dell’OMS, che ha spiegato che era necessario lanciare un vero e proprio allarme, per cercare di evitare che il virus si possa diffondere in altri Paesi del mondo. Per l’OMS è fondamentale procedere a promuovere “la collaborazione e la condivisione transfrontaliera sui casi sospetti”.
Si diffonderà anche in Italia?
Gli esperti, comunque, assicurano che non c’è un pericolo per il nostro Paese. Lo ha affermato Gianni Rezza, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha spiegato che è improbabile che l’epidemia possa diffondersi in Italia, dal momento che riguarda territori di confine che sono caratterizzati dalla presenza della guerra. Uno degli aspetti principali di questa emergenza, secondo Rezza, è che l’epidemia sta durando più tempo del solito, proprio perché interessa delle zone di guerra in cui è molto complicato “mettere in campo quel cordone sanitario che ha controllato la malattia in altre zone”. L’esperto continua spiegando che le zone interessate dall’epidemia sono in realtà isolate e che è molto difficile che qualcuno prenda un aereo per arrivare in Europa. Questi concetti vengono confermati anche da Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive di Roma, che ha spiegato che “la possibilità che l’epidemia raggiunga Paesi al di fuori dell’Africa è assurda”.
I Paesi colpiti
L’epidemia di Ebola è iniziata lo scorso marzo e ha visto impegnata Medici Senza Frontiere nell’invio di oltre 300 medici, oltre ad un alto numero di attrezzature e materiali utili a combattere l’emergenza. I numeri dei decessi hanno spinto il direttore delle operazioni per Medici Senza Frontiere, Bart Janssens, ad affermare che l’epidemia è fuori controllo. Nei Paesi appena citati esistono ben 60 focolai individuati in altrettante località africane: questa situazione rende più difficile le operazioni necessarie a limitare la diffusione del virus. Secondo il responsabile dell’organizzazione, il rischio è che il contagio possa continuare, diffondendosi in altre aree. I sintomi dell’Ebola sono febbre, debolezza, mal di testa e gola, dolori muscolari, vomito, diarrea, rush e, talvolta, anche emorragie interne ed esterne. Al momento non esiste un vaccino per l’Ebola: gli interventi si limitano a contenere i sintomi accusati dalle persone colpite.
La diffusione del virus
Se è difficile frenare la diffusione dell’Ebola, l’epidemia dipende anche dalla vicinanza con la giungla, dove inizialmente era stato identificato il virus. Il fatto che il periodo di incubazione della patologia possa andare dai due giorni fino alle tre settimane, rende più complicato approntare le giuste misure volte a limitarne la diffusione. E risulta particolarmente difficoltoso anche individuare i nuovi casi prima che si manifestino i sintomi tipici della malattia. L’Ebola si trasmette da uomo e uomo mediante il contatto con i fluidi corporei, come il sangue o le secrezioni di persone infette, anche decedute. L’epidemia potrà dirsi debellata solo nel momento in cui non si verificheranno nuovi casi di infezione per 42 giorni di seguito (periodo che equivale al doppio dei giorni massimi di incubazione).