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Ebola, guarito medico americano grazie a siero sperimentale

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Guariti dall’ebola grazie al siero sperimentale Zmapp. Una prima buona notizia sulla terribile epidemia di ebola arriva dagli Stati Uniti dove il medico Ketn Brantly e l’infermiera Nancy Writebol sono guariti dal virus, contratto agli inizio di agosto in Liberia, grazie alla somministrazione del farmaco ancora sperimentale. A dare la notizia era stata la Samaritan’s Purse, l’organizzazione umanitaria per cui il dottore e l’infermiera lavoravano nel paese africano: la conferma è arrivata dalla voce dello stesso medico che ha partecipato alla conferenza stampa organizzato dall’Emory University Hospital di Atlanta, dove era ricoverato. “È un giorno miracoloso: sono felice di essere vivo”, sono state le prime parole di Brantly, dimesso dopo una serie di analisi che hanno confermato la sua piena guarigione.

Il siero Zmapp era stato somministrato al medico e all’infermiera dopo il contagio avvenuto ai primi di agosto: testato solo sulle scimmie, non era mai stato usato sugli essere umani, ma le disperate condizioni di salute in cui versavano hanno spinto la Food and Drug Administration a dare il consenso per il trattamento in via sperimentale. Per Brantly e la Writebol, la scelta è stata fondamentale e ha salvato loro la vita. “Non abbiamo idea se il composto sperimentale usato sui pazienti abbia funzionato per la loro guarigione”, ha però precisato Bruce Ribner, responsabile dell’unità di Malattie Infettive dell’ospedale americano. Lo stesso siero infatti non era servito a salvare il missionario spagnolo 75enne, Miguel Pajares, morto a poche ore dalla somministrazione del farmaco.

Morto il primo paziente europeo

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Il primo paziente europeo colpito dall’Ebola, il missionario spagnolo Miguel Pajares, era infatti morto lo scorso 12 agosto presso l’ospedale di Madrid, dove era stato ricoverato. Il sacerdote sembra avesse ricevuto un particolare siero, lo ZMapp, che è stato somministrato anche a due sanitari americani evacuati negli Stati Uniti, dopo essere stati contagiati dalla malattia nel loro periodo trascorso in Liberia. Sull’utilizzo del siero sperimentale rimangono, comunque, dei dubbi, perché l’ospedale di Madrid non ha mai confermato che il missionario sia stato sottoposto ad un simile trattamento.

Era stato comunque il Ministero della Salute spagnolo ad aver riferito che il farmaco fosse stato portato direttamente dagli Stati Uniti, per curare il missionario contagiato. Il siero ZMapp è stato spedito, nel frattempo, in Africa occidentale, in tutte le dosi disponibili. Lo ha riferito la stessa società farmaceutica di produzione americana, che ha indicato come le scorte ormai siano esaurite.

La società ha precisato che il medicinale è stato fornito gratuitamente e che la decisione sulla sua somministrazione spetta soltanto ai medici che seguono i pazienti affetti dalla patologia. Sull’uso di questo farmaco sperimentale ci sono state già molte polemiche ed è stato necessario l’intervento da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Dopo un vertice a Ginevra, è stato stabilito che è etico usare un farmaco sperimentale per combattere il virus incurabile dell’Ebola. Il siero sperimentale è stato testato soltanto sulle scimmie. Non si conoscono ancora quali possano essere gli effetti collaterali sull’uomo.

Il sacerdote aveva fatto ritorno in patria, trasportato da un aereo dell’esercito. L’uomo è stato infettato, mentre si trovava in Africa occidentale e può essere considerato la prima persona infetta a sbarcare in Europa. Assieme a lui una suora con passaporto spagnolo. A quest’ultima non è stata riscontrata nessuna infezione, ma per precauzione anche lei è stata ricoverata in ospedale e sottoposta ad una misura di quarantena, seguendo i protocolli stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il sacerdote spagnolo si trovava in Africa come missionario e si è ammalato dopo essersi preso cura del direttore del San Giuseppe Catholic Hospital di Monrovia, per il quale l’esito della malattia è stato fatale. Mentre continua la diffusione dell’epidemia dell’Ebola in Africa, si è provveduto al trasporto del sacerdote in patria, adottando ogni possibile misura di sicurezza, applicate all’aereo, che ha viaggiato con la presenza di personale preparato.

Si è diffuso il timore che l’epidemia di Ebola possa colpire anche altri Paesi, ma le autorità spagnole hanno rassicurato sul fatto che il rischio di contagio sia molto basso. A sollecitare il ritorno in Spagna di Miguel Pajares è stato l’ordine religioso di San Giovanni di Dio, dopo che l’ospedale a Monrovia è stato chiuso, in seguito alla morte del suo direttore.

Secondo le informazioni messe a disposizione dall’ordine religioso, sarebbero risultate positive all’infezione anche due suore missionarie dell’Immacolata Concezione. Una delle pazienti contagiate ha detto che, specialmente in Liberia, la situazione è molto grave e il numero delle vittime è in aumento, anche perché la struttura sanitaria del Paese non è in grado di far fronte ad un’emergenza di questo tipo.

E’ emergenza internazionale

L’epidemia di Ebola è diventata un’emergenza di salute a livello internazionale. Ad affermarlo è stato il comitato di emergenza istituito dall’OMS, che ha dato un annuncio ufficiale con una conferenza stampa a Ginevra. Secondo gli esperti stiamo assistendo al fenomeno peggiore della malattia, fra quelli che si sono avuti nel corso degli ultimi 40 anni. Occorrerebbe uno sforzo da parte di tutti i Paesi al mondo, per cercare di fermare la diffusione del virus.

Medici Senza Frontiere ha avvertito che l’agente patogeno è ormai fuori controllo e i focolai di contagio e di diffusione non hanno precedenti per quanto riguarda la distribuzione geografica. L’OMS è in allerta, anche perché gli stessi Stati Uniti hanno dichiarato che la diffusione dell’Ebola oltre l’Africa occidentale è inevitabile. Gli esperti spiegano che sarebbe necessaria un’attivazione di tutti i Paesi, soprattutto di quelli a rischio.

Anche se per il momento non occorre provvedere a delle restrizioni internazionali ai viaggi, tutti i passeggeri nei porti e negli aeroporti in uscita dovrebbero essere sottoposti al test, per verificare un’eventuale presenza di un contagio avvenuto. L’OMS ha raccomandato che tutti i viaggiatori diretti nei Paesi a rischio vengano avvertiti dei pericoli e delle misure che si dovrebbero prendere. Inoltre è stato raccomandato, da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che gli Stati dovrebbero essere pronti a identificare e a trattare i casi di Ebola all’interno dei loro stessi Paesi. Si dovrebbero elaborare anche opportuni piani di rimpatrio dei connazionali, specialmente nel caso di persone maggiormente esposte al rischio, come, per esempio, gli operatori sanitari.

Gianluca Rini

Gianluca Rini è stato collaboratore di Nanopress, Tanta Salute e Pourfemme dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di tematiche relative alla salute, l'ambiente, il benessere.

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