Si chiama Sethu ed è uno dei sei artisti scelti durante la finale di Sanremo Giovani il 16 dicembre: sarà in gara tra i Big a partire da stasera e molti si stanno chiedendo chi è davvero e chi si nasconde dietro quello pseudonimo. Ecco tutta la verità.
Capelli nero corvino, caschetto “japanese style” (lo ha detto lui che ha preso spunto dalla foto di un giapponese), look total black per rendere omaggio alle maglio delle band: questo è un primo identikit di Sethu, una delle sei nuove proposte che si aggiungeranno durante il Festival di Sanremo ai 22 Big in gara per formare un’unica macro-categoria, quella degli Artisti. Ma cosa sappiamo di lui?
Classe ’97, nato a Savona ma cresciuto praticamente a Milano, Sethu è una delle sei nuove proposte vincitrici (durante la finale del 16 dicembre) di Sanremo Giovani che avranno l’onore di calcare il palco dell’Ariston in qualità di Big. Sì, Big, cioè praticamente come Giorgia, per intenderci. Una domanda sorge spontanea: chi è davvero?
Qualche informazione l’abbiamo appena data, ma oltre al nome d’arte c’è di più (ci scuseranno Joe Squillo e Sabrina Salerno per la “semicitazione”). Innanzitutto, una premessa va fatta: lo vedrete sul palco insieme a suo fratello gemello, quindi se vi sembrerà di vederci doppio niente paura, è tutto normale. Sì, perché Jiz – questo lo pseudonimo del fratello – lo accompagnerà sul tanto ambito e temuto palco dell’Ariston con “in braccio” la sua chitarra elettrica, alle spalle la produzione del suo singolo e in testa i loro progetti di coppia.
Marco e Giorgio De Lauri – ecco i veri nomi di Sethu e Jiz – sono quello che potremmo definire un duo, hanno iniziato insieme a fare musica nel capoluogo meneghino e chissà che con i loro cuori, la loro passione e lo stesso sangue che scorre nelle loro vene non riescano a sbaragliare la concorrenza dei 22 Big contro cui si scontreranno. Sarà questo il caso in cui le nuove e le vecchie generazioni si scontreranno (com’era accaduto anche lo scorso anno del resto).
Ma tornando all’artista, perché questo nome d’arte? Semplicemente per fare “un omaggio all’album At the Gate of Sethu del gruppo brutal death metal Nile”. E questo ci dice molto anche sul suo stile. E sì, parliamo solo ed esclusivamente di quello musicale, perché il suo caschetto nerissimo con tanto di mini frangia non ha alcun nesso con questo, è stato semplicemente un caso: aveva voglia di cambiare look, aveva visto una foto di un giapponese con quel taglio e ha pensato di imitarlo. Stop.
Parlando della sua carriera, invece, certo è che essendo giovanissimo (ha 25 anni, ne compirà 26 quest’anno) non ha un background vastissimo, ma comunque di esperienze ne ha collezionate. Il primo lavoro risale al 2018: era un EP dal titolo Spero ti renda triste… (e già il nome diceva tutto). Questo anticipò una serie di singoli di successo, di cui il primo risale all’anno dopo: tra questi non possiamo non citare alcuni titolo, ,come Butterfly Knife e Hotspot.
Tutto questo ha portato Sethu sul palco di Sanremo, tra le sei nuove proposte, come abbiamo anticipato. Ecco qualche notizia sul brano che porterà, Cause perse.
Cause perse, questo è il titolo del brano portato a Sanremo da Sethu. Cause perse, un nome, un perché. E in effetti in molti si chiedono proprio perché chiamare così un singolo. Facile: è quello che Marco e Giorgio si sono sempre sentiti dire. E quindi lo hanno trasferito in musica, ci hanno cantato su letteralmente e ne hanno fatto uno stile di vita. Che poi, detto tra noi, se sentirselo dire così spesso li ha portati sul palco dell’Ariston ben venga, dovremmo sentirci definire tutti forse delle “cause perse” allora.
Ovviamente, com’è facilmente deducibile a questo punto, il brano è autobiografico (quasi) al 100% e parla di fallimenti, ma soprattutto di quanto, per quanto si possa cadere ci si debba sempre rialzare. Del resto, lo stesso artista ha ammesso di sentirsi a sua volta spesso una causa persa, di essere in guerra con il mondo, ma soprattutto con sé stesso, consapevole che non tutti possano capirlo.
Il testo, non a caso, fa riferimento chiaramente “a come andare avanti nonostante chi è intorno a te non creda nelle tue battaglie, ma andare avanti comunque”, perché “tante volte ci si scoraggia, ci si sente fuori contesto ci si sente delle cause perse. Ma poi si ritrova fiducia in sé stessi e l’ottimismo necessario per andare avanti”.
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