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Per i nativi digitali è probabilmente il peggior incubo di sempre: vivere un’intera giornata senza internet e senza telefono, lontano dalla rete, dai social, dalle mail e dalle chat. Ve l’immaginate come potrebbe essere trascorrere ore e ore senza connessione, senza poter postare una foto o una riflessione sul social preferito? Oppure senza ascoltare musica, guardare un video, restare informati in tempo reale su cosa sta succedendo nel mondo? Dopo una prima iniziale sensazione di smarrimento e di panico, probabilmente anche i più addicted imparerebbero a godere di altre belle sensazioni che soltanto chi sta lontano dal telefono e da internet riesce a provare. Stare ‘disconnessi’ ha i suoi vantaggi. C’è chi lo ha sperimentato e noi vi raccontiamo come è andata.
Come fruitori della Rete e utilizzatori di dispositivi come tablet, fablet, smartphone, laptop e pc, molti di noi passano intere giornate connessi su internet.
Questo atteggiamento non è privo di rischi, ormai sono noti i pericoli, anche per la salute, legati a un uso smodato di web e smartphone, soprattutto tra i più giovani. Il risvolto patologico è infatti legato all’iperconnessione che genera alienazione.
Per sensibilizzare le nuove e le vecchie generazioni sul pericolo di stare sempre connessi, negli Stati Uniti è stato istituito il National Day of Unplugging, la giornata nazionale della disconnessione, durante la quale, tra il 9 e il 10 marzo, chi partecipa deve spegnere il telefono (e ogni altro dispositivo) per 24 ore.
Secondo l’edizione 2017 del rapporto annuale ‘Stress in America’ della American Psychological Association, quasi i due terzi degli adulti americani concordano sul fatto che “staccare la spina” periodicamente o concedersi una “disintossicazione digitale” è un bene per la loro salute mentale. Nomofobia (la paura di essere sconnessi dallo smartphone) a parte, s’intende.
Quante ore passate a guardare lo smartphone? Avete mai provato a controllare? Secondo il citato studio, un americano in media spende 70 ore al mese sul telefono, e i giovani di età compresa tra 18 e 24 anni trascorrono più di 94 ore online, a guardare video, leggere notizie, controllare mail e scrivere in chat.
Quando è stata, invece, l’ultima volta che avete trascorso più di qualche ora, magari una giornata intera, senza il telefono in mano? Separarsi consapevolmente dallo smartphone può essere un valido esercizio per riprendere il controllo della propria quotidianità e vivere la giornata in modo più concentrato.
Come ci si sente senza telefono, quello che per molti è diventato una sorta di appendice? Meglio! Parola di chi ha partecipato a una sorta di esperimento per testare la propria capacità di stare per lungo tempo tempo senza smartphone e simili. Perché se è vero che la tecnologia ci aiuta nel quotidiano, i dispositivi elettronici sono stati concepiti per attirare la nostra attenzione continuamente, portandoci a una continua distrazione, e uccidendo letteralmente la nostra capacità di concentrazione.
In anticipo rispetto al National Day of Unplugging, il freelance Jory MacKay ha fatto un esperimento: ha spento il telefono per 48 ore e poi ha confrontato le sue esperienze con quelle di altri che hanno fatto lo stesso. Ed ecco cosa succede – effettivamente – quando non si usa lo smartphone come si è abituati a fare:
– Il cervello ‘cerca’ lo smartphone, mostra dipendenza, come fosse una droga. Gli scienziati direbbero che in ballo c’è la dopamina (l’ormone dell’euforia) che provoca sensazioni di piacere, anche se fugaci.
– Il desiderio di controllare social network, mail e chat aumenta nelle prime ore di ‘distacco’, così come cresce il desiderio di mangiare una fetta di torta quando siamo a dieta. Diciamo che l’abitudine gioca un ruolo chiave.
– La disintossicazione digitale porta a ‘connetterci’ con i nostri pensieri, quelli che di solito vengono zittiti dalla via di fuga rappresentata proprio dagli smartphone, all’interno dei quali possiamo trovare decine di cose da fare quando sale lo stress, la noia o l’ansia.
– Ci si annoia molto più facilmente. Il che non è per forza una brutta notizia. La noia genera la voglia di fare qualcosa, quindi ci rende più attivi.
MacKay traccia un bilancio dell’esperimento: si è reso conto di essere diventato dipendente dal flusso costante di contenuti. Tuttavia, una volta separato da esso, ha focalizzato quanto fossero banali le cose di cui sentiva inizialmente la mancanza, così ha iniziato a godersi tutto il resto.
Con la mente libera da continue informazioni ha cominciato a vagare con il pensiero e gli sono tornate alla mente canzoni che non sentiva da anni, progetti editoriali su cui voleva lavorare e nuove storie da scrivere o da terminare. E, quasi inaspettatamente, quella noia dovuta al distacco dalla Rete gli ha permesso di concentrarsi molto meglio sui contenuti a cui si stava dedicando.
Inoltre la sensazione più bella percepita senza la costante ricerca di contenuti “facili” su Instagram o Twitter, è stata di totale relax e di felicità. Oltre che una percezione di ‘allungamento’ delle giornate.
A questo proposito in un altro studio su un gruppo di adolescenti durato 10 anni, a cura del professore di psicologia dell’Università di San Diego, Jean Twenge, si afferma senza mezzi termini che: “Ogni attività che non riguardava uno schermo era legata a una maggiore felicità, e ogni attività che coinvolgeva uno schermo era legata a minore felicità”.
E in un saggio ampiamente condiviso, intitolato You Are the Product, John Lancaster evidenzia uno studio che registra una diminuzione del 5-8% della salute mentale in relazione all’aumento dell’1% di clic e mi piace su Facebook.
Insomma, in conclusione possiamo affermare che sapere stare senza tecnologia può giovare alla salute. Tutti dovrebbero stare ciclicamente qualche ora, se non alcuni interi giorni, lontani da smartphone e internet.
Per riprendersi la propria vita, per lasciare fuori ‘tutto il rumore’ inutile del web, e in definitiva per rendere di nuovo sacro il proprio preziosissimo tempo sulla Terra.