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Ecomostro in Sicilia: un ascensore panoramico che non funziona

Un ascensore panoramico che sventra una montagna, deturpa il paesaggio e oltretutto non funziona per errori di progettazione. Benvenuti a Sutera, ameno paesino nel cuore della Sicilia, dove è sorto l’ennesimo ecomostro tutto made in Italy, ma pagato rigorosamente con fondi europei, due milioni di euro sperperati per una bruttura d’acciaio color verde insetto. Per un ecomostro abbattuto nel nostro Paese, ne sorgono altri come funghi, colpa dell’avidità di amministratori ed imprenditori incuranti delle ferite inferte al territorio.

Un borgo caratteristico, con un santuario in cima ad una montagna da cui poter godere di un panorama mozzafiato, da cui si può ammirare anche la Valle dei templi distante 30 chilometri in linea d’aria: Sutera è una delle tante perle tutte da scoprire del nostro Paese, ma lo zampino dell’uomo ancora una volta ha lasciato la sua pesante orma. Quindici anni fa gli amministratori locali pensarono che il santuario potesse essere un bel luogo per festeggiare battesimi e matrimoni, ma il percorso per arrivare in cima è impevio: perché non farci un bell’ascensore? E così nel 2012 è giunto a compimento questo enorme scarafaggio verde che sfregia orribilmente il monte San Paolino. Peccato che nessun privato si sia voluto accollare i costi di gestione, e così l’ascensore è fermo, mai funzionante. Oltretutto l’attuale sindaco è alla ricerca di altri 50mila euro per correggere alcune carenze strutturali che ne impediscono il collaudo.

Ci aveva provato nel 2005 la Sovrintendenza ai beni culturali di Caltanissetta a impedire la costruzione del mostro, ma dopo la bocciatura di una prima versione del progetto che prevedeva una enorme colata di cemento, è stato dato il via libera definitivo: numerosi sono stati gli stop alla costruzione, anche per indagini della magistratura che riguardavano presunti legami tra cosche mafiose e le ditte che operavano, ma gli amministratori hanno perseverato nella costruzione dell’ascensore. Nel 2012 hanno ottenuto il loro scopo, ma l’opera consegnata è stata subito archiviata. Qualora anche l’amministrazione comunale riuscisse a recuperare i 50mila euro per il collaudo finale, ne servirebbero altri 100mila l’anno per la gestione, ipotizzando di far pagare 5 euro a biglietto con una media di 55 visitatori al giorno anche nei feriali, in un paesino dove durante la settimana non si trova un bar aperto e non c’è nemmeno un supermercato. Due milioni di euro buttati per un’opera costosa, inutile ed anche pericolosa, visto che quando tira vento rischiano di staccarsi i pannelli. E di battesimi e matrimoni, manco a dirlo, nemmeno l’ombra.

Giulio Ragni

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