L’ultimo rapporto Istat calcola un’economia sommersa da 211 miliardi di valore. Il Coronavirus ha aggravato la crisi, sfibrando il tessuto economico del nostro Paese. La preoccupazione di Coldiretti è che la mancanza di liquidità vada a vantaggio del business illegale e sommerso delle agromafie, già stimato a 24,5 miliardi di euro.
Secondo le ultime stime Istat, nel 2018 il valore aggiunto generato dall’economia non osservata, quella cioè generata dal sommerso e dalle attività illegali, ha raggiunto un valore pari a 211 miliardi di euro. Questo valore deriva da due azioni: l’occultamento “tramite comunicazioni volutamente errate del fatturato e/o dei costi“, oppure “generato mediante l’utilizzo di input di lavoro irregolare“.
Due voci che, da sole, sempre secondo quanto riportato dall’Istituto di statistica, valgono 176 miliardi di euro. Il 41,7% del sommerso economico sarebbe generato nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporti e magazzinaggio, attività di alloggio e ristorazione. In queste ultime due categorie, sole, detengono il 21,4% del valore aggiunto totale.
Viste le stime Istat, Coldiretti ha quindi fatto scattare il campanello d’allarme: il tessuto economico indebolito dalla crisi aggravata dal Coronavirus potrebbe così riempire ulteriormente le tasche delle organizzazioni criminali.
La crisi di liquidità iniziata nei mesi del lockdown, e che per primi ha gravato sulla filiera agroalimentare e la ristorazione, potrebbe quindi allargare il raggio d’azione delle agromafie. Già si stimano circa 5.000 locali in mano alla malavita.
“Crescono gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare ed in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme, dai franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie, ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda fino alle pizzerie”, spiega Coldiretti. Dalla produzione agricola al servizio di ristorazione, le agromafie sono già titolari di un business da quasi 25 miliardi, pronto all’espansione.
Questo sistema illegale non solo mina le fondamenta della concorrenza e del mercato libero, soffocando l’imprenditoria onesta in un momento già difficile, ma rischierebbe altresì di “minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy”, che non può più vigilare sulla qualità e la sicurezza dei prodotti.
Il lascito della pandemia sull’economia nazionale, che potrebbe spingere le imprese in difficoltà a ricorrere all’usura per trovare i finanziamenti necessari, rischia di favorire il sistema.
“Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare”, ha spiegato il Presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.
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