El Niño è un fenomeno climatico periodico che coinvolge l’Oceano Pacifico centro-meridionale e orientale. Si verifica quando le acque superficiali dell’oceano si riscaldano al di sopra della media nelle regioni tropicali e subtropicali del Pacifico equatoriale. Questo riscaldamento delle acque oceaniche ha effetti significativi sulla circolazione atmosferica e sul clima a livello globale.
Gli effetti di El Niño possono variare a seconda della regione, ma in generale può portare a cambiamenti delle normali condizioni meteorologiche in molte parti del mondo. Ad esempio, durante un episodio di El Niño, le aree che di solito ricevono piogge abbondanti possono sperimentare siccità, mentre altre regioni possono subire precipitazioni eccessive e alluvioni. Ciò può influenzare l’agricoltura, la disponibilità di acqua, gli ecosistemi marini e terrestri, e persino l’economia globale.
Durante la prossima estate, è probabile che si verifichi un fenomeno climatico chiamato El Niño, che influisce sul clima globale a causa dell’aumento delle temperature superficiali dell’Oceano Pacifico centro-meridionale e orientale.
I modelli climatici più recenti indicano una forte probabilità che El Niño si sviluppi quest’anno, soprattutto tra maggio e luglio 2023, e che continui fino all’inverno, raggiungendo il picco intorno al periodo natalizio.
Il termine “El Niño” significa “Il Bambino” in spagnolo ed è così chiamato perché i Paesi di lingua spagnola in Sud America sono direttamente interessati da questo fenomeno.
El Niño è un fenomeno climatico periodico che si verifica mediamente ogni 5 anni, con intervalli variabili tra 3 e 7 anni, e ha una durata di 9-12 mesi.
Durante questo periodo, El Niño porta a ondate di calore, siccità e alluvioni in diverse parti del mondo. L’ultima volta che si è manifestato El Niño è stato nel 2015-2016, quando le temperature delle acque oceaniche superarono di 3 °C la norma.
Le cause di El Niño sono legate a uno schema di circolazione atmosferica e alla temperatura delle acque dell’Oceano Pacifico centro-meridionale e orientale. Durante la fase di El Niño, le acque si riscaldano superficialmente e si verifica un aumento della pressione nell’area occidentale del Pacifico.
Al contrario, durante La Niña, che è la fase più fredda, le acque dell’equatore del Pacifico si raffreddano.
Di conseguenza, la pressione nell’area occidentale del Pacifico diminuisce.
Le ragioni di queste fluttuazioni, che fanno parte del più ampio modello climatico conosciuto come El Niño-Oscillazione Meridionale (ENSO), il quale si alterna periodicamente tra tre fasi (Neutrale, La Niña e El Niño), sono ancora oggetto di ricerca. Tuttavia, si ritiene che siano legate alla presenza di due tipi di onde nella circolazione atmosferica, note come onde di Kelvin e onde di Rossby.
Queste onde si propagano in direzioni opposte, con le onde di Kelvin, più veloci, che si muovono verso est, e le onde di Rossby, più lente, che si spostano verso ovest.
Durante un fenomeno di El Niño, si osserva un indebolimento dei venti alisei che soffiano da est verso ovest nella parte centro-occidentale del Pacifico tropicale. Questo comporta una variazione nella circolazione oceanica nota come circolazione di Walker, che normalmente provoca un accumulo di acqua lungo la costa occidentale del Pacifico.
L’energia accumulata lungo le coste orientali del Pacifico viene rilasciata verso ovest. Una situazione che causa forti precipitazioni e un abbassamento delle temperature lungo le coste sudamericane del Pacifico.
Al contempo, si verifica una situazione di siccità e un aumento delle temperature lungo le coste occidentali del Pacifico, compresi Indonesia e l’Asia sud-orientale.
Secondo le ultime informazioni fornite dal Climate Prediction Center del National Weather Service, l’ente federale della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) degli Stati Uniti, esistono alte probabilità che El Niño si sviluppi tra maggio e luglio e persista durante l’inverno dell’emisfero settentrionale.
Queste previsioni si basano sulle temperature superficiali superiori alla media riscontrate nell’Oceano Pacifico tropicale, che confermano le precedenti avvertenze dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM).
Inoltre, le immagini satellitari indicano la formazione di onde di Kelvin nell’Oceano Pacifico equatoriale,
Indizi rilevanti, come indicatore per rappresentare l’imminente insorgenza delle condizioni di El Niño.
El Niño ha un impatto sul clima in Italia, così come nel Mediterraneo, portando variazioni nelle precipitazioni e nelle temperature. In generale, durante le stagioni di El Niño, l’Europa meridionale tende a sperimentare inverni più miti e piovosi, mentre l‘estate può essere caratterizzata da un’incrementata attività dell’Anticiclone africano. Questi effetti possono tradursi in eventi meteorologici estremi, come ondate di calore persistenti con temperature che superano i 40 °C e periodi di siccità prolungata.
È importante sottolineare che gli effetti sulle temperature solitamente si manifestano nell’anno successivo allo sviluppo di El Niño.
Pertanto, se il fenomeno si instaura nel 2023, l’impatto sulle temperature estive potrebbe essere più evidente nel 2024. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, è quasi certo che l’interazione tra El Niño e il riscaldamento globale causerà un aumento significativo delle temperature.
Alta, quindi, la probabilità che, in almeno un anno compreso tra il 2021 e il 2027, le temperature globali superino di 1,5 °C i livelli pre-industriali.
Tuttavia, tale superamento sarebbe solo un’anticipazione di ciò che ci aspetta se non riusciremo a ridurre le emissioni di gas serra.
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