Elena Ceste: è omicidio. Ma il processo dovrà svolgersi nelle Aule. Si perché questo caso, inizialmente di scomparsa, è un delitto. Il ritrovamento del cadavere ha messo fine alla parola scomparsa, a cui per la verità in molti non credevano da tempo. La famiglia, giustamente, non aveva mai perso le speranze ma in cuor loro sapevano che nel mare delle notizie vere, false, fondate o meno, tutta la vicenda era ammantata da una coltre di anomalia. E per questo, opportunamente coadiuvati dai legali, hanno ritenuto di astenersi da ogni dichiarazione in attesa delle risposte degli investigatori e della medicina legale.
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I salotti televisivi già da tempo avevano avviato i loro processi mediatici incentivati da dichiarazioni di un uomo, comprensibilmente non sempre apparso lucido e che conducevano a scenari che di fatto, potevano aver causato l’allontanamento volontario della donna o il suo forzoso prelevamento, piste comunque esplorate.
Ma veniamo ai fatti!
Stante alle notizie, l’uomo rientra a casa e non trova la moglie.
E’ normale che chieda alla vicina se ha notato o visto qualcosa. Si è detto, che nel frangente, solo dopo nove minuti, parla di scomparsa, e questa potrebbe essere una anomalia ma la reazione umana a eventi di questo tipo, non è codificata in reazioni similari per tutti e quindi, questa eventualità, potrebbe rappresentare, come molte altre, una distorsione della notizia.
Al di là delle molteplici e in molti casi, inopportune dichiarazioni pubbliche dell’uomo, dobbiamo concentrare la nostra attenzione su quello che è certo o quasi certo, ovvero:
a) la scomparsa della donna;
b) le susseguenti ricerche nella casa e pertinenze di essa estese anche all’auto e al suo vano bagagli;
c) il ritrovamento dei vestiti e delle lenti;
d) le successive ricerche svolte nell’area circostante;
e) il cadavere della donna ritrovato in un canale di scorrimento a poche centinaia di metri dalla propria abitazione.
Le prime notizie divulgate, dicono che sul cadavere o resti di esso, non vi sarebbero evidenti tracce di violenza. In attesa del responso dell’anatomopatologo, questi avrebbe già dichiarato (pare) che stante le condizioni dei resti trovati, le cause del decesso potrebbero essere individuate per esclusione.
Ma al di là dei dati scientifici, necessari in questi casi, quali sono gli indizi da valutare e contestualizzare in un’indagine tradizionale, al fine di giungere all’identificazione di un assassino certo e non presunto o probabile?
Indizi che potrebbero condurre alla incriminazione ma anche alla esclusione di responsabilità. Quelli su cui lavorare, allo stato, appaiono:
1) le dichiarazioni;
2) i vestiti della donna;
3) il luogo di ritrovamento del cadavere.
Le prime dichiarazioni raccolte, in generale, sono sempre fondamentali in questi casi. Le stesse vanno rilette, analizzate e nel caso, attualizzate;
rivedere la mappatura delle aree controllate;
i vestiti della donna potrebbero fornire altre indicazioni e non solo sotto il profilo biologico.
Il luogo di ritrovamento del cadavere, come diffusamente divulgato da mass media e organi di stampa, sarebbe stato controllato nelle fasi immediatamente successive alla scomparsa. Analizzare bene questo dato potrebbe risultare fondamentale.
Perché, se questo dato è certo, allora vuol dire che il cadavere, scientemente, è stato collocato in tale luogo dopo l’avvenuta bonifica del territorio, con la presunzione che non sarebbe stato più oggetto di attenzione degli investigatori, e allora il quadro si farebbe più chiaro. Senza escludere che se la donna possa essere deceduta per affogamento, il canale è il luogo più adatto ove occultarlo.