Elena Zulato, miss in pigiama: «Il mio sogno? Una pizza e uno spritz»

Elena Zulato

Elena Zulato, la “miss in pigiama”, racconta la sua vita di ristrettezze alimentari e sacrifici a causa del morbo di Crohn. Si tratta di una malattia intestinale che la costringe a mangiare quasi solo una sostanza simile al latte. Tanto che Elena Zulato, finalista di Miss Italia nel 2012, confessa: «Il mio sogno più grande? Mangiare una pizza e bere uno spritz».
Elena Zulato parla di sé in un’intervista a Repubblica. Sta scrivendo un libro, “la Miss in pigiama”, che è anche il nome della sua pagina Facebook. Gli incassi saranno devoluti alla ricerca per curare il morbo di Crohn, malattia intestinale che in Italia colpisce 200mila persone. A causa della malattia nutrirsi diventa molto difficile: gli inevitabili interventi chirurgici hanno infatti ridotto l’intestino di Elena Zucato, che non può mangiare praticamente niente. Senza contare le disfunzioni e i dolori. Come la colica improvvisa che la colpì a Salsomaggiore, durante Miss Italia: «Una sera dietro le quinte, mentre mi preparavo per uscire, una colica fortissima mi fece perdere l’equilibrio. Venne Fabrizio Frizzi ad aiutarmi, porgendomi la mano e facendomi una carezza».

Elena Zucato decise di partecipare a Miss Italia come Miss Romagna (anche se è originaria di Rovigo), nonostante la malattia: «Decisi di partecipare per sfida. Volevo provare a vivere ancora un po’ fuori casa, a misurarmi con altre coetanee. Era un modo per sfuggire alla malattia. È un’esperienza che conservo nel cassetto dei bei ricordi». Quell’anno vinse Eleonora Pedron.

Elena Zulato, la “miss in pigiama”, racconta ancora: «Fino a 10 anni ho vissuto come tutte le mie amiche: giocavo, facevo nuoto agonistico, andavo a scuola. Poi è arrivato quel malessere crescente che partiva dallo stomaco e condizionava tutto il corpo. All’inizio pensavano a una forma influenzale, ma dopo due mesi di ricerca è arrivata la diagnosi. Ho faticato un po’ più degli altri, ma ora ho un marito meraviglioso che ha saputo guardare oltre la malattia, un lavoro che mi piace e una famiglia che non mi molla un attimo. Credo che la storia della mia vita possa dare coraggio a tante persone che si trovano nella mia stessa situazione».

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