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Come sempre avviene durante la campagna elettorale, i politici impegnati per le elezioni diffondono i loro programmi per fare colpo sull’elettorato e guadagnare voti. Ma le associazioni dei malati di tumore denunciano che non ci sono programmi seri da prendere in considerazione per quanto riguarda le politiche sanitarie legate all’oncologia e alle malattie tumorali. Eppure siamo davanti a patologie in crescita, con più di 3 milioni di italiani che hanno ricevuto una diagnosi di cancro e circa 370 mila nuovi casi ogni anno.
In seguito all’incontro con i partiti politici in lizza per le elezioni del 4 marzo, il movimento “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, formato da 17 associazioni e promosso da Salute Donna Onlus, ha dato inizio ad una nuova agenda di impegni e di attività per il 2018 indirizzata ad una maggiore tutela dei pazienti oncologici e onco-ematologici.
I delegati dei principali partiti politici candidati alle elezioni legislative ed amministrative 2018 hanno firmato un accordo di Legislatura 2018-2023 in 15 punti per la migliore presa in carico e cura dei pazienti affetti da tumore. “Migliorare la vita di milioni di persone che lottano contro il cancro è la ragione d’esistere delle nostre associazioni e l’obiettivo della nostra iniziativa – afferma Annamaria Mancuso, presidente di Salute Donna – Chiediamo dunque a tutti i politici che daranno vita alla prossima legislatura l’impegno a riportare al centro delle politiche sanitarie e delle programmazioni istituzionali gli unmet need dei pazienti oncologici e delle loro famiglie”.
L’accordo di legislatura sarà la strategia del movimento ‘La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere’ per i prossimi 5 anni. “Come in tutte le tribune pre-elettorali, l’agenda politica dei contendenti è piena di buoni propositi e proposte intelligenti – conclude Mancuso – Sarà nostro preciso compito fare di tutto affinché i progetti e le iniziative individuate nell’Accordo si trasformino, in tempi ragionevoli, in pratiche concrete e condivise”.
I temi principali evidenziati dalle associazioni dei malati sono la disparità nella qualità dei servizi assistenziali tra regione e regione, l’accesso alle cure ritardato da lungaggini burocratiche, la sostenibilità economica, la prevenzione primaria della malattia oncologica e la carenza di risorse umane.
“Sulle questioni di importanza fondamentale, come quelle che riguardano la cura dei pazienti oncologici – sottolinea Adele Leone, presidente di Acto Bari (Alleanza contro il tumore ovarico) – non devono esserci divergenze regionali così impressionanti come purtroppo ci sono oggi: il primo, fondamentale passo per livellare le diseguaglianze e limitare la mobilità passiva (che costa oltre 4,3 miliardi di euro) è l’applicazione dei percorsi diagnostici terapeutici (Pdta) in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, così come auspicato dall’accordo”.
Altro tema caldo è la regolare erogazione dei Livelli essenziali di assistenza e la disponibilità delle terapie innovative ad alto costo, su cui è intervenuto Felice Bombaci, responsabile del Gruppo Ail pazienti leucemia mieloide cronica: “Le terapie innovative, se da un lato comportano un alto costo, dall’altro consentono a sempre più persone di tornare alla vita produttiva e dunque a generare Pil. Esistono anomalie di gestione che vanno corrette: ad esempio i fondi derivanti dal payback e dalle negoziazioni Aifa per volumi sul costo di farmaci, che sono incamerati dalle Regioni, ma spesso non ritornano al comparto sanitario”.
Come anche in altri ambiti, la carenza di risorse umane è un problema nella sanità: mancano all’appello circa 47 mila professionisti del settore infermieristico (dati Ipasvi) e studi demografici indicano che fra qualche anno ampie fasce di popolazione potrebbero restare senza medico di famiglia. Isabella Francisetti, presidente Amoc Onlus (Associazione malati oncologici colon-retto) chiarisce: “la carenza di risorse umane incide in modo determinante anche nella gestione degli screening, come quello per il tumore del colon retto, e a cascata sulla vita dei pazienti: il numero limitato di ambulatori di gastroenterologia che eseguono colonscopie, esame necessario per diagnosticare la presenza di eventuali neoplasie, comporta una dilatazione dei tempi delle liste di attesa e quindi una ricaduta negativa sulla prognosi della patologia”. Carenza che si converte in carichi di lavoro esasperati per gli operatori sanitari e minore attenzione nell’interazione con il paziente.
Quello della comunicazione tra medico e paziente resta un aspetto importante ma spesso disatteso: una ricerca italiana ha stabilito che dedicare più tempo all’ascolto dei pazienti può accrescere del 30% l’efficacia di una cura, ma i pazienti sono interrotti in media dopo solo 18 secondi da quando iniziano a parlare. Il commento di Patrizia Burdi, presidente Aiscup (Associazione italiana per lo studio e la cura del paziente oncologico): “La disponibilità all’ascolto e al feedback tra medico e paziente ha un impatto positivo notevole sulla qualità di vita di entrambi, come attestato ormai da numerosi studi. Una comunicazione empatica non è un dono di pochi, ma una competenza che tutti possono apprendere e che può contribuire alla riduzione dei costi dell’assistenza medica: è tempo che anche in Italia diventi uno specifico insegnamento nelle Scuole di medicina”.
Il potenziamento della prevenzione primaria resta uno degli obiettivi strategici, cioè la diffusione della cultura dello stile di vita sano, che dia valore a un’alimentazione calibrata, un’attività fisica moderata ma costante, e contrasti il consumo di alcol e sigarette nonché abitudini ormai consolidate, ma potenzialmente pericolose, come l’eccessiva esposizione al sole: “Siamo schierati in prima linea – dice Federica Ferraresi, di Walce Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe) – per ribadire l’inequivocabile importanza della divulgazione della cultura della prevenzione a tutti i livelli, per promuovere stili di vita consapevoli e contrastare la falsa informazione e il nostro movimento si sta confermando una strategia efficace per raggiungere questi obiettivi”.
“Efficaci iniziative di prevenzione del melanoma sono un bisogno sempre più urgente, se vogliamo contrastare la sua incidenza, addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni – ribadisce Monica Forchetta, presidente Apaim (Associazione pazienti Italia melanoma) – Una volta era una patologia che colpiva solo gli adulti. Ora sono molti, troppi i giovani che si ammalano. Dobbiamo dunque partire dalle scuole, perché un bambino informato oggi è un adulto sano domani”. La cultura della prevenzione, sottolineano gli esperti, deve quindi essere insegnata già in età scolare a tutti i futuri cittadini, se si vuole contrastare la diffusione di patologie oncologiche in futuro.
In collaborazione con AdnKronos
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