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Missione compiuta: Renzi il rottamatore ha rottamato il Partito Democratico e la sinistra italiana. E poi ha rottamato anche se stesso. Le elezioni politiche 2018 si sono appena concluse e il quadro che ne esce è desolante: non c’è una maggioranza con i numeri per formare il governo e la sinistra è spappolata e ridotta ai minimi termini. Il principale mandante politico di questo vuoto a sinistra ha un nome e un cognome: Matteo Renzi. Dopo alcune ore di meditazione post elettorale, finalmente un Renzi sotto tono ha ammesso la sconfitta: ‘È ovvio che io debba lasciare la guida del Pd, la nostra è una sconfitta netta e chiara’. Deo gratias.
Renzi è un uomo intelligente, ma a volte l’intelligenza è un’aggravante. Il Rosatellum è una legge elettorale bislacca, che premia le coalizioni e affossa chi corre da solo, ed è il motivo per cui a spogli conclusi non sappiamo chi sarà il nuovo presidente del Consiglio. Non serve un politologo per capire che il Rosatellum è stato varato appositamente per azzoppare il Movimento 5 Stelle, da sempre dichiaratamente restio a stringere alleanze politiche con partiti considerati non abbastanza onesti. Il papà del Rosatellum è il piddino Ettore Rosato. E Renzi, in quanto segretario del partito che ha proposto questa legge elettorale, è il responsabile morale dello stallo.
Ma le responsabilità di Renzi non si fermano qui. Il “sinistricidio” è stato firmato da molte mani, ma il primo congiurato è Matteo Renzi (dal momento che siamo vicini alle Idi di marzo passatemi il paragone con un’altra ben più celebre congiura). Vediamo tutti i motivi per cui la sinistra ha registrato un colossale flop elettorale e soffermiamoci in particolare sul ruolo di Matteo Renzi.
La sinistra ha perso perché non fa più la sinistra. Troppi convegni, troppe presentazioni di libri, troppe ospitate. La sinistra che un tempo attendeva gli operai fuori dalle fabbriche e che stringeva le mani callose dei contadini non esiste più. Alla falce e martello i sinistrati moderni preferiscono un tweet sagace e un selfie ammiccante. E a parlare con gli operai e gli agricoltori ci va Matteo Salvini. Se il postcomunista D’Alema, produttore di vini pregiati, conosce le quotazioni dei rossi docg, il leghista Salvini sa quanto costa un litro di latte e conosce i prezzi di produzione e i margini di guadagno di ogni step della filiera. E sa che migliaia di allevatori sono indebitati perché aspettano ancora i fondi europei del 2015. Così Salvini raccoglie i voti di molti delusi a sinistra.
La sinistra ha perso perché i fascisti sono morti e sepolti. Dopo mesi di retorica antifascista oggi scopriamo che CasaPound si è assestata sotto l’1%, un risultato omeopatico. Individuare un nemico immaginario per compattare il proprio gruppo in assenza di una visione di ampio respiro è una strategia abusata: poteva funzionare 20 anni fa, quando Berlusconi urlava a giorni alterni contro inesistenti pericoli comunisti, ma nell’Italia del 2018 questa tattica di psicologia spicciola non funziona più. Qualcuno lo spieghi a Laura Boldrini ed Emanuele Fiano.
La sinistra ha perso perché in tempi di vacche magre agli italiani importa per lo più degli italiani. Già alle elezioni amministrative del giugno 2017 era emerso un dato importante: agli italiani importa degli italiani. I partiti che avevano basato la propria campagna elettorale sui diritti dei migranti alle amministrative 2017 hanno perso terreno, a tutto vantaggio delle destre. Le sinistre non hanno voluto capire che oltre ad impegnarsi per l’uguaglianza di tutti a prescindere dal colore della pelle, avrebbero anche dovuto impegnarsi per sostenere gli italiani che sono rimasti indietro e non lasciare a Salvini la retorica sul sostegno a terremotati, papà divorziati, disabili e famiglie impoverite.
La sinistra ha perso perché ha scimmiottato la destra. 7 luglio 2017: all’indomani delle amministrative flop il profilo Twitter del PD postava uno slogan partorito da un Matteo Renzi in piena crisi di identità. Il succo: ‘I migranti? Aiutiamoli a casa loro!’ Apriti cielo. Matteo Renzi ha rischiato di annegare sotto un diluvio di critiche e ilarità. Ma dopo i cinguettii si è passati ai fatti: la politica estera del governo targato PD ha subito una brusca virata a destra e dopo mesi di sonnolenza è giunto il giro di vite sui flussi migratori. Tanto che il ministro dell’Interno Marco Minniti, pelato e volitivo come il Duce, è stato addirittura accusato di simpatie neofasciste. Sembrava che la deriva destrorsa di Renzi avesse toccato l’apice nel settembre 2016 con l’apertura al Ponte sullo Stretto, tema tipicamente berlusconiano, e invece il meglio doveva ancora arrivare.
La sinistra ha perso perché Renzi l’ha mutilata, e questo è il cuore del problema. Lo ripetiamo, quando si vuole compattare il proprio gruppo in genere si individua un nemico, reale o immaginario. L’hanno fatto tutti: da Berlusconi nemico dei comunisti, a Grillo nemico della casta, fino ai vari leader di sinistra che hanno campato per anni sull’anti-berlusconismo. E come dimenticare Salvini, per il quale il ‘finto profugo’ è il nemico da abbattere? Matteo Renzi è stato l’unico grande leader italiano della storia moderna che abbia individuato un nemico in casa propria. Renzi ha rottamato D’Alema, Bersani e tutta la vecchia guardia, ha messo nell’angolo giovani come Speranza e Civati e ha dileggiato la CGIL (da sempre bacino elettorale rosso). Il risultato è una sinistra spappolata, litigiosa e perdente.
La sinistra ha perso perché oltre ad essere onesti bisogna anche sembrare onesti. 10 anni fa scherzavamo sugli indagati del PDL. 10 anni dopo si scherza sugli indagati del PD. 10 anni fa i divani di Rai 3 erano frequentati da autocompiaciuti radical chic gonfi di presunta superiorità morale. 10 anni dopo gli honesti votano Cinque Stelle e considerano il PD la nuova banda Bassotti. Al di là delle responsabilità penali, Consip e Banca Etruria hanno minato la credibilità del PD. Anche per la scelta di Matteo Renzi (figlio di Tiziano Renzi) di non scaricare Maria Elena Boschi (figlia del vicepresidente di Banca Etruria Pierluigi Boschi).
La sinistra ha perso perché la retorica femminista è in gran parte slegata dalla realtà. I moderni dizionari riportano un terribile neologismo: ‘femminicidio’. Il cittadino crede di vivere in un’epoca di terrificante violenza, in cui orde di maschi sopraffattori brutalizzano, violentano e uccidono le donne in quanto esseri inferiori. E le sinistre lisciano il pelo al femminismo più ideologizzato. Eppure i numeri raccontano un’altra realtà. Il numero di omicidi è in continua decrescita: nel 1991 furono 1.916, nel 2014 furono 468 e nel 2016 il numero è sceso a 397. I femminicidi si sono ridotti di conseguenza. Andando a vedere com’è messa l’Italia nel panorama europeo scopriamo che il Belpaese è uno di quelli in cui si uccidono meno donne:
Tutto ciò visto e considerato, non sappiamo se Renzi sia in realtà un agente del Movimento 5 Stelle sotto copertura piazzato lì per dare la spallata definitiva ad una sinistra stanca, prevedibile, sazia ed autocompiaciuta. Ma se così fosse non potremmo far altro che congratularci per la lungimiranza della Casaleggio Associati.
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