Il tema delle elezioni anticipate nel 2017 e dei possibili candidati premier rimane in cima all’agenda di tutte le formazioni politiche. La crisi di governo aperta dalle dimissioni di Matteo Renzi ha messo in moto il meccanismo legislativo che vede al centro il Capo dello Stato, Sergio Mattarella: il Colle ha chiesto al premier di congelare le dimissioni per assicurare il passaggio sulla legge di bilancio e chiudere alcuni decreti chiave, come quello per la gestione del terremoto, ma ha sopratutto chiesto una legge elettorale condivisa prima di andare al voto. I tempi per le elezioni rischiano di allungarsi: la battaglia sulla legge elettorale è appena iniziata e sarà durissima, vista la posta in gioco. Dopo una giornata di silenzio, Renzi avrebbe fatto capire ai suoi di non voler lasciare la politica, come invece aveva detto più volte in passato. “Non lascio la bandiera delle elezioni anticipate a Grillo e agli altri. Se lo facciamo il PD è morto, fa la fine che ha fatto dopo aver appoggiato il governo Monti”, avrebbe detto.
I primi a cantar vittoria sono stati i leader del centro destra, Matteo Salvini in testa, che si è proposto come punto di riferimento di una nuova coalizione non più berlusconi-centrica. A seguire il Movimento 5 Stelle che ha schierato i suoi pezzi grossi con Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio a contendersi le telecamere dei media. Sullo sfondo è rimasta Forza Italia e l’ex Cavaliere che preferirebbe non andare al voto anticipato, la minoranza dem e tutto il PD, alle prese con una crisi di coscienza come non si vedeva da un po’.
Se si andrà al voto anticipato nel 2017 lo dovrà decidere solo il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Dopo le consultazioni sarà lui a scegliere la strada da intraprendere. Nel caso si arrivasse al voto anticipato nel 2017 le forze politiche non si farebbero trovare impreparate, visto il clima da perpetua campagna elettorale che ha caratterizzato anche questo esecutivo.
CENTRO DESTRA
Iniziamo dallo schieramento che, sulla carta, esce vincitore dal voto del 4 dicembre. Al momento non ci sono alleanze prestabilite e nessun candidato premier già deciso: tramontato il progetto del Popolo della Libertà, c’è chi è rimasto saldamente all’opposizione, chi si è accodato all’esecutivo e chi lo ha fatto a fasi alterne. Al centro di tutto c’è il problema del leader: sarà ancora Silvio Berlusconi? Dalle parti di Forza Italia non hanno dubbi e il nome dell’ex Cavaliere entra di diritto nella rosa dei possibili premier per quello che potrebbe essere il suo V governo a 80 anni.
Chi invece non ne vuole sentire parlare è Matteo Salvini che anzi si candida a guidare un nuovo progetto di centrodestra rivolto sia al populismo degli euroscettici che alla rivoluzione liberista. Il leader del Carroccio vuole però una legittimazione e torna a chiedere le primarie. Stesso discorso per Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni: il passaggio del voto popolare sarebbe l’unico collante che potrebbe riunire la galassia del partiti di centro destra?
E le forze popolari che hanno governato con Renzi, dall’NCD di Angelino Alfano a Denis Verdini? In teoria per loro non ci sarebbe spazio in un progetto politico che vira decisamente a destra, a meno di non far ritorno all’olivo e andare a rimpolpare le fila di Forza Italia.
MOVIMENTO 5 STELLE
Altro partito che esce vittorioso dal voto e dalle dimissioni di Renzi è il Movimento 5 Stelle. La richiesta di Beppe Grillo è semplice: si vada al voto il prima possibile con l’Italicum, nella versione emendata dalla Consulta. Chi sarà il candidato premier di un governo a 5 Stelle? È tutto da decidere. Secondo il regolamento interno, si dovrebbe indire una votazione aperta agli iscritti tra candidati che presenteranno il curriculum, come successo per le Parlamentarie e le Comunarie. Più probabile però che il regolamento e il non statuto vengano scavalcati dal capo politico, cioè da Beppe Grillo, che potrebbe puntare sui volti più noti da tempo indicati come possibili premier. Luigi Di Maio ha sempre rappresentato il volto istituzionale del movimento ed è stato indicato come candidato premier in pectore, ma la gestione del caso Roma ha incrinato il meccanismo e potrebbe essere Alessandro Di Battista il nome su cui puntare.
CENTRO SINISTRA
Chi esce con le ossa davvero rotte è il centro sinistra. Vero che Sinistra Italia e Possibile di Pippo Civati si sono schierati per il No, ma rappresentano una parte poco consistente dell’elettorato di centro sinistra ed è difficile che possano aspirare a un loro premier. Il cuore della coalizione è e rimane il Partito Democratico. Sulla carta, il candidato premier potrebbe essere ancora Matteo Renzi che dei dem è anche il segretario. La vittoria del no ha però ridato forza alla minoranza PD capeggiata dai bersaniani come Roberto Speranza e da esponenti della vecchia dirigenza come Massimo D’Alema. Tutto si dovrà decidere internamente al partito, a partire dalla prima direzione prevista per mercoledì in cui si capirà anche il destino di Renzi segretario. Se non cambia nulla e il PD e gli alleati del centro sinistra vorranno riproporre una coalizione unica, dovranno comunque passare per le primarie.