L’ultimo a entrare nel merito del dibattito politico post Italicum sulle elezioni è l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che si è schierato a favore di chi non desidera andare a votare subito: “Nei paesi civili alle elezioni si va a scadenza naturale e a noi manca ancora un anno. In Italia c’è stato un abuso del ricorso alle elezioni anticipate“. Secondo Napolitano: “Bisognerebbe andare a votare o alla scadenza naturale della legislatura o quando mancano le condizioni per continuare ad andare avanti. Non si fa certo per il calcolo tattico di qualcuno…”. Ma sia all’interno del Partito Democratico (Renzi) che sul fronte opposto (Lega, FdI, M5s) sono in tanti ad essere convinti che votare al più presto sia una necessità. Vediamo chi si schiera a favore e chi contro.
Mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha già espresso il suo punto di vista a proposito di possibili elezioni anticipate nel discorso di fine anno, ribadendo l’opportunità di armonizzare le leggi elettorali per Camera e Senato, dopo l’intervento della Consulta, ci sono diversi parlamentari sia della maggioranza, ma soprattutto dei partiti di opposizione, che vorrebbero andare al voto subito.
CHI VUOLE VOTARE SUBITO
Facendo un paio di conti sul totale dei parlamentari del PD alla Camera e al Senato, ilfoglio ha ipotizzato che coloro che vogliono votare subito – tra i quali, ricordiamo, ci sono Matteo Renzi, Maurizio Martina, Matteo Orfini e Andrea Orlando – sono 168 tra i deputati e 51 fra i senatori. Ettore Rosato, capogruppo dei Dem alla Camera, sostiene la tesi del voto immediato. “Per noi bisogna andare a votare subito” perché la legge così come modificata dalla Corte è immediatamente applicabile, e tutela “il principio costituzionale di dare la possibilità al presidente della Repubblica di sciogliere le Camere”.
Matteo Salvini rilancia #VOTOSUBITO e su Twitter si sbizzarrisce: “Legge elettorale subito applicabile, dice la Consulta. Non ci sono più scuse: parola agli italiani!!” e arriva anche a ipotizzare la data delle elezioni: 23 aprile. “Porte aperte” ribadisce “per una coalizione il più ampia possibile ma con un programma preciso che dica innanzitutto ‘al primo posto gli italiani’, e lo dico a Silvio Berlusconi, un paese che non controlla la sua moneta non è sovrano, è schiavo”, è la ricetta del leader leghista, che spiega che “a me della legge elettorale non me ne può fregare di meno, bisogna andare a votare il prima possibile”. “Chi ha tradito non sarà in lista, a casa Alfano, Verdini e Casini. Con il vostro voto manderemo a casa gli abusivi del Pd e gli sfigati vari che sono ministri”.
La leader di Fdi Giorgia Meloni vuole votare subito: “La sentenza della Consulta ci consegna una legge elettorale che permette di andare alle elezioni. Non ci sono più alibi. Chi nega questa evidenza, in realtà, lo fa solo per rimanere abbarbicato sulla poltrona.” E dal palco di piazza San Silvestro a Roma, alla manifestazione convocata lo scorso 28 gennaio, esortava la folla: “L’Italia sovrana è la fine della rassegnazione, noi vogliamo costruire una proposta politica fondata sul concetto di sovranità e voglio chiedere a voi e a me stessa: quello che abbiamo detto oggi sono o non sono posizioni maggioritarie? Io penso di sì. Vogliamo votare e chiedere agli italiani di darci il 40 percento che serve per avere la maggioranza e rimettere al governo dopo tanto tempo chi ha a cuore gli interessi degli italiani”.
Il leader del movimento Beppe Grillo ritiene necessario andare subito al voto, con le attuali leggi elettorali. “C’è una proposta di legge del MoVimento 5 Stelle già depositata in Parlamento, chi non la voterà lo fa perché vuole intascarsi la pensione a settembre, dopo appena quattro anni e mezzo di lavoro quando un cittadino normale non sa neanche se arriverà mai a prenderla”, quindi per il M5S occorre andare “Subito in Parlamento a votare per l’applicazione del Legalicum al Senato e poi Mattarella sciolga le Camere. Per il MoVimento 5 Stelle: #Obiettivo40PerCento e al governo”, conclude Grillo specificando “ci presenteremo agli elettori come sempre senza fare alleanze con alcuno“.
CHI VUOLE VOTARE NEL 2018
Quelli che invece vogliono votare nel 2018 sono una parte restante del Pd – tra cui Franceschini – ovvero 192 parlamentari, divisi in 131 alla Camera e 61 al Senato.
“Credo che l’Italia abbia altri problemi che l’anticipo del voto di qualche mese”, ha sostenuto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, riassumendo il concetto di base condiviso nel suo partito: “che si vada a votare tra sei o dodici mesi, manca talmente poco tempo per il voto che questa fregola di Renzi e di altri per il voto anticipato, francamente, non la capisco”.
Lupi sostiene che Camera e Senato hanno leggi disomogenee ed è necessario che il Parlamento intervenga “Per rendere omogenee le due liste, anche in tempi rapidi”, prima di pensare alle elezioni.
Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana era già intervenuto sulla questione sottolineando la necessità di omogeneizzare le leggi delle due Camere prima delle elezioni: “Bisogna restituire agli italiani l’idea che il proprio voto è uguale a quello di ogni altro cittadino”.
In conclusione, tra chi pensa che sarebbe meglio omologare le leggi elettorali prima di andare al voto, e chi punta a sedurre una platea di nuovi possibili elettori, il problema che appare evidente resta il fatto che se si andasse oggi a votare nessuno andrebbe al 40% delle preferenze, e di fatto non ci sarebbe la possibilità di governare il Paese, e il rischio è uno stallo alla spagnola con i 3 poli che non hanno i numeri per la stabilità.
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